Sabato 27 agosto 2005

Il temporale di ieri sera non è stato un caso isolato. Stamattina il tempo non prometteva nulla di buono. D'altra parte non è che avessimo molte alternative, così ci siamo presi l'auto e siamo tornati verso Forcalquier, dove in teoria ci sarebbe stato un mercatino locale. Beh, erano tre banchi in croce. Allora abbiamo pensato di fare una deviazione a Limans, dove ci sarebbe dovuta essere una vetreria i cui lavori avevamo visto a Forcalquier. Peccato che aprisse solo di pomeriggio. Ci siamo così incamminati verso Sisteron, senza però tornare sulla strada principale, il che non è stata un'ottima idea perché le stradine collinari sono molto strette. Abbiamo però avuto un inaspettato incontro con una chiesa diroccata, di cui ovviamente non sappiamo nemmeno il nome.

Tornati alfine sulla statale, abbiamo provato ad andare a vedere . Peccato che siamo arrivati nell'ora di pranzo, quando era tutto chiuso; senza contare che aveva cominciato a piovere anche forte mentre salivamo per la montagna. All'abbazia aveva quasi smesso, ma mentre tornavamo al piazzale dove avevamo lasciato l'auto aveva di nuovo ripreso a piovere, e quindi il panorama sulla valle è rimasto qualcosa di molto teorico. Ce ne siamo così tornati indietro, e abbiamo proseguito verso Sisteron, città che si definisce "porta della Provenza" e in effetti si trova in un punto dove la valle si stringe, tanto che le montagne sembrano incombere. Il posto sarebbe magari anche carino, ma il tempo non ce l'ha certo fatto apprezzare, visto che continuavano a venire scrosci di pioggia. Abbiamo anche evitato di salire alla cittadella, accontentandoci di vederla dalla piazza principale del paese; la cattedrale (la "capa" di quella di Forcalquier) era chiusa per restauri, e quindi non abbiamo visto nemmeno quella; alla fine ci siamo fermati in una brasserie a mangiarci un'insalata Anna e un hamburger io, e ce ne siamo andati in fretta e furia.

Visto il tempo, andare alle gorge del Gran Canyon du Verdon non aveva un grande senso: non saremmo comunque scesi dalla macchina. Ci siamo così mestamente diretti verso Digne-les-Bains, per vedere cos'era la Fiera della Lavanda che era stata decantata dal quotidiano regionale. Beh, era una grande sagra paesana come quelle che vedevamo in provincia da noi - e magari ci sono ancora: ammetto di non passarci più. La cosa che mi ha più stupito è vedere che sui pali della luce nelle strade vicino alla piazza con i banchetti della fiera avevano attaccato degli altoparlanti per far sentire proprio a tutti quello che veniva proclamato da una non meglio identificata presentatrice. Prima di passare tra i banchi della fiera, però, ci siamo spostati dal centro, e abbiamo fatto due passi per vedere la chiesa di Notre Dame du Bourg, che sta appunto un po' fuori dalla città. L'edificio è un bellissimo romanico, che probabilmente si è conservato puro perché poco dopo la costruzione si è deciso di abbandonarla per fare un'altra cattedrale più in centro, in cima alla collinetta. I restauri del 1994, diretti da David Rabinowitch, sono stati molto attenti, aggiungendo tutta una serie di simbolismi su pavimento e pareti che io avevo sulle prime preso per originali. D'altra parte erano matematici e cabalistici, e io ci sono andato a nozze. Si partiva con un triangolo con le lettere ebraiche della parola "vino", e si continuava con un quadrato con le lettere greche iniziali di "Gesù Cristo figlio di Dio, Salvatore"; un pentagono con la parola latina AGNUS; un esagono con il francese "BERGER", che continua ad essere il pastore; poi sono finite le parole, ma non i poligoni regolari, che arrivano fino al dodecagono. Il tutto con spiegazioni - in francese, chiaramente - della simbologia, appese sulle pareti. Ah, la chiesa era aperta perché stava per esserci un matrimonio. Abbiamo visto la sposa arrivare, ma non l'abbiamo baciata. La cattedrale nuova è invece dedicata a saint Jerome, e paradossalmente non è più usata, tanto che all'interno c'era una raccolta di firme per avere la messa almeno una domenica al mese.

Terminata la parte di visita - saltando tante cose, come il museo Gassendi - e dopo avere girellato per i banchetti della fiera - cosa si può fare con la pioggia? Compere. A parte i pezzi di sapone di Marsiglia da portare ai nostri genitori, Anna non si sa bene come era riuscita a vedere lungo la strada un negozio di tessuti, ed è anche stata in grado di ritrovarlo mentre io ormai mi ero completamente perso. Ci si è fiondata subito dentro, salvo alla fine non comprare nulla perché non era troppo convinta che le dimensioni dei copriletti che le piacevano sarebbero state adatte al nostro letto. Io ero già uscito da mo' dal negozio, per evitare di essere interpellato su giudizi estetici e di interesse rispetto ai vari item presenti.

La pioggia si è trasformata in diluvio mentre arrivavamo verso Forcalquier; per fortuna ha smesso di piovere per ora di cena. Visto il clima, la nostra scelta si è fermata sul secondo (di due?) ristorante di Mane, la pizzeria "La manne celeste". Occhei, la manna cadrà anche dal cielo senza passare da Napoli, ma una pizza cotta in un forno a legna sì, ma in 1'45" (li ho cronometrati) mi pare un po' strana. Anche la salsa di pomodoro era parecchio strana, ma ho preferito non indagare. Tornando in albergo, le stelle splendevano di nuovo, almeno in parte del cielo. Effetto Fantozzi, inutile.


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