La giornata di oggi era dedicata al trasferimento verso l'isola del Nord. Eppure sembrava che non ce ne volessimo proprio andare. Sarà che ci eravamo arrabbiati un po' con il tempo: nonostante Nelson affermasse pomposamente di essere la città neozelandese con il maggior numero di giornate di sole, noi ci siamo beccati due giorni tra coperto e pioggia. Peggio ancora, stamattina il cielo era perfetto. Ad ogni modo, sembrava che non riuscissimo a trovare tutto quello che ci serviva, dalla chiave magnetica della stanza - il guaio di averne due... - alla chiave dell'automobile - in questo caso, il guaio di avere troppe tasche. Alla fine siamo riusciti a prendere la strada, perdendo però la variante scenica che avrei voluto fare. La colpa è da dividere a metà tra il sottoscritto che non si è messo a studiare bene il percorso, e la cartina che stavamo usando che non è il massimo della precisione. Insomma, niente "Charlotte Drive Scenic Route", che sarebbe anche stata una scorciatoia tra l'altro.
Non che ci servisse una scorciatoia, visto che siamo arrivati con congruo
anticipo per il traghetto, e che comunque quello precedente era partito da
almeno tre ore. Picton non è esattamente una città per cui la visita è
d'obbligo: dopo avere passato direi una decina di minuti a vedere la via
centrale, ci siamo rifugiati in una bakery a mangiare qualcosa, prima di
metterci ordinatamente in coda per prendere il traghetto.
Il traghetto tra l'altro è piuttosto grande, visto che ha 997 posti, oltre
a un bar ristorante - e fin qui nulla di strano - ma anche una sezione con
un po' di videogiochi e persino delle salette con postazioni per usare i
propri portatili. Non sono riuscito a capire se ci fosse anche un
collegamento internet senza fili.
Il viaggio in traghetto non ha avuto nulla di notevole: mare piatto, per
mia fortuna. Arrivati a Wellington, visto che non erano ancora le quattro,
abbiamo pensato di fare subito un salto al Te Papa (che strana idea,
chiamare un museo "il museo". Un po' come il Sahara, che significa per
l'appunto "deserto"). Infatti è vero che il museo chiude alle 17, ma visto
che è gratuito anche la nostra guida consigliava di fare un salto veloce
subito e una visita un po' più ampia il giorno dopo. Ci siamo in effetti
limitati a vedere la struttura esterna del museo, parecchio strana, e il
salone al secondo piano con la casa di riunione Maori.
Approfitto per una nota molto importante a proposito delle guide. Se volete
andare in Nuova Zelanda, non prendete la guida della Clup.
Ufficialmente è aggiornata al 2000 (sapete, la Coppa America...), ma in
pratica è già tanto se hanno verificato che gli indirizzi siano sempre gli
stessi, e il testo è rimasto quello del 1994. Ad esempio, la sezione
sull'ordinamento politico termina dicendo "Vedremo se le elezioni del 1994
cambieranno la proporzione delle forze politiche". Sarete d'accordo con me:
non è che fosse così difficile andare a prendere il Calendario
Atlante DeAgostini per vedere cosa è successo negli ultimi dieci anni, no?
È un peccato, perché in genere le guide Clup sono piuttosto interessanti
non tanto per le informazioni puntuali quanto per il contorno.
La Lonely Planet in compenso è ubiqua. È vero che gioca praticamente in
casa essendo australiana, però ce l'hanno davvero tutti. Questo significa
che se si vuole scoprire qualcosa di particolare può essere interessante
cercarsi una guida diversa. Noi avevamo anche la Footprint regalataci da
Loris, e bisogna dire che ci siamo trovati piuttosto bene le rare volte che
l'abbiamo usata.
Il nostro albergo a Wellington era il Bay Plaza Hotel. L'albergo aveva
il vantaggio di avere un parcheggio riservato il che è davvero comodo: in
compenso la nostra stanza, oltre a non essere un granché, aveva una
favolosa vista... sul supermarket. Ci sono rimasto un po' male, visto che
era indicato come di categoria superiore nei nostri voucher. Poi sono
andato a controllare più accuratamente come funzionano le categorie del
sistema Flag, e ho scoperto che si riferiscono semplicemente alla fascia di
prezzo, e non alla qualità dei servizi. Insomma, qui si paga tanto perché
siamo in città, non perché ci danno tante belle cose. Aggiungiamo poi che
siamo all'antivigilia della famosa prima mondiale dell'ultima parte della
trilogia del Signore degli Anelli, con pubblico da ogni dove e strade che
verranno chiuse al traffico per la sfilata. Dire che a noi non ce ne può
fregare di meno del film.
Viste le premesse, siamo usciti per dare una rapida occhiata alla città e
cercare un posto per cena. Non ci siamo però portati dietro le guide, così
abbiamo vagato più o meno a caso mentre cercavo di fare mente locale su
qual era la zona con la maggior parte dei ristoranti, e sbagliandola del
tutto. Alla fine, vinto dalla fame, ho acconsentito di andare a mangiare a
un ristorante indiano. Il primo che abbiamo visitato era pieno e avremmo
dovuto aspettare un'ora, così ce ne siamo andati e siamo entrati al Saffron
che aveva dei tavoli liberi. Peccato che abbiamo aspettato lo stesso
un'ora: l'ospitalità indiana può essere proverbiale ma sicuramente non
contempla il termine "rapidità".
Sempre per la serie "curiosità d'altro emisfero", tornando a casa ho guardato la luna e ho notato come sia rovescia. Io non sono mai stato un convinto fautore del proverbio "Luna crescente, gobba a ponente; luna calante, gobba a levante, luna calante". Non che non ci creda, ma bisogna anche sapere dove sta l'est. Preferisco quindi la versione "La luna è bugiarda. Quando fa una C, allora decresce; quando fa una D, cresce". Qui sotto l'equatore invece non è più bugiarda: era crescente e faceva una C.