Ci siamo dimenticati di puntare la sveglia. Per fortuna che qui in Nuova Zelanda tendiamo a svegliarci abbastanza presto per conto nostro, e quindi non ci sono stati grossi problemi. Inoltre, anche se ci siamo persi per strada, il percorso è stato molto più veloce di quanto ci avevano detto ieri al centro informazioni: così siamo arrivati al punto di partenza con più di mezz'ora di anticipo sull'orario di partenza. Non che si potesse fare chissà quali cose, visto che la cittadina più vicina era a venti minuti d'auto: ce ne stiamo ad aspettare tranquilli, già felici del fatto che oggi non piove.
Come scritto ieri, avevamo prenotato un "aquataxi" (TM) per portarci
a un punto del parco da dove saremmo potuti tornare indietro verso il punto
di partenza. Ci siamo così trovati con gli altri compagni di viaggio, e
puntualmente siamo saliti sulla barca... trainata da un trattore. Beh, il
punto di raccolta non è esattamente sulla costa, e almeno nella prima corsa
del mattino occorre bene arrivare fino a là.
L'utilità del trattore si è anche vista quando siamo finalmente arrivati
alla spiaggia, che era enorme dato che eravamo in bassa marea. Qui non
siamo sul mediterraneo, le maree sono di oltre tre metri, e questo
significa da un lato che ci sono decine di metri di spiaggia che si vede
solo per qualche ora al giorno, e dall'altro che un trattore si rivela
assolutamente il mezzo adatto per muoversi nella sabbia bagnata. Ad ogni
modo la barca è entrata in acqua, e dopo un breve giro turistico della zona
ci siamo avviati verso le nostre destinazioni.
Abbiamo però subodorato che qualcosa non andava esattamente nel verso
giusto quando alla prima fermata la gente è stata fatta scendere. Che c'è
di male? Gli è che non c'era nessun molo, e quindi bisognava scendere in
acqua nell'oceano. Anche per noi due che scendevamo a Torrent Bay c'è stata
la stessa cerimonia. Quindi abbiamo dovuto metterci in spalle scarponi e
calzettoni, tirarci su i pantaloni, e infilarci in acqua. Perlomeno la
temperatura non era così tragica come temevo; però l'acqua arrivava sopra
il mio ginocchio, il che è significato che per Anna era sopra la coscia. E
mentre io avevo i pantaloni di nylon che si asciugano in fretta, lei aveva
quelli di cotone. Potevano anche scriverlo da qualche parte, no?
Riusciti comunque ad approdare, a questo punto dovevamo scegliere se fare il percorso "bassa marea" oppure quello "alta marea". Quest'ultimo era indicato con durata più di un'ora, contro i venti minuti dell'altro. Ma la bassa marea era stata alle 7:30, ed erano già le 10:30. Abbiamo coraggiosamente deciso di passare per la spiaggia, il che ha portato un'altra serie di problemi. Infatti la spiaggia non era così liscia da farci camminare scalzi, ma questo significava fare dei giri viziosi per evitare le pozze d'acqua. Ma a un certo punto dovevamo passare il Torrent River (un nome, un ossimoro!), e siamo stati costretti a ritoglierci le scarpe. Fin qua nulla di male: però non è stato facile rimettercele, dato che dovevamo asciugarci in qualche modo i piedi, e soprattutto la marea stava crescendo davvero. Ci mettevamo in un pezzo che sembrava asciutto, con un po' di contorsionismi ci mettevamo il calzettone, e l'acqua era già a lambire la scarpa!
Alla fine siamo comunque riusciti ad arrivare al rifugio di Anchorage, e
abbiamo preso il sentiero. Come sempre qui in Nuova Zelanda era molto ampio
e ben tenuto, e soprattutto pieno di gente che lo percorreva in direzione
opposta, con più o meno zaini in spalle. In realtà, pagando il giusto, si
possono anche usare gli acquataxi come servizio pacchi: uno si fa il giro a
piedi, e manda il proprio zaino a una delle tappe. Così sacco a pelo, acqua
potabile e cibo non ti affaticano!
Noi non avevamo di questi problemi, ovviamente: i nostri zainetti non erano
troppo pesanti, e avevano giusto un po' di roba di mangiare. Dopo avere
tentato inutilmente di scendere a una delle baie indicate - ormai eravamo
in alta marea, e non era assolutamente raggiungibile! - abbiamo trovato
un'altra baia, la Appletree Valley, e ci siamo fermati a mangiare. C'era un
po' di gente che aveva avuto la nostra stessa idea, e dei gabbiani di due
specie diverse, che avevano le loro idee su cosa fare del cibo
offerto loro dai turisti. Bisogna dire che erano molto cattivi.
Il resto del percorso è andato via tranquillo: a un certo punto abbiamo
incontrato un tizio che ci ferma e ci fa "scusate, ma devo parlare con
qualcuno. Lo vedete quell'uccello lì sull'albero? È venti minuti che mi sta
seguendo: io mi fermo e lui si ferma, io proseguo e lui prosegue... mi
chiedo cosa voglia".
Noi non eravamo invece seguiti da nessuno, ma ci siamo in compenso beccati
un po' di pioggia a Tinline Bay, una mezz'oretta di distanza dal punto di
arrivo. Peccato, perché a pranzo il tempo sembrava proprio essere tornato
al bello! Ad ogni modo non è stata una gran cosa, non ho nemmeno messo la
giacchetta per coprirmi.
Siamo rientrati alla base per le 15, e garantisco che le nostre gambe non erano perfettamente in forma. Il resto della giornata, dopo essere rientrati in albergo, ce lo siamo tranquillamente passati in stanza a riposare!