Mercoledì 26 novembre

La mattina è iniziata relativamente tranquilla, con la colazione fatta a una bakery lì nel centro di Christchurch e una sosta al negozio della CCC (quelli degli All Black) dove Anna ha comprato un paio di magliette. Tornati in albergo, abbiamo aspettato il taxi shuttle che ci ha portato fino alla sede dell'autonoleggio Maui, che ovviamente è vicino all'aeroporto e non in centro.
Arrivati là, consegniamo il nostro voucher e dopo qualche minuto veniamo chiamati, mentre io riesco a perdere la custodia del mio palmare. Non chiedetemi come ho fatto: è vero che ero in mezzo a tutte le nostre borse e borsine, ma mi sono limitato a fare dieci metri dalle sedie dove ero rimasto ad aspettare alla postazione dell'agente. Si sarà spostato il Triangolo delle Bermude.
Ad ogni modo, perlomeno stavolta la patente ce l'ho, e posso consegnarla al tizio, che la guarda e fa "oh, avete cambiato modello in Italia? Questa è come quelle svizzere". Finalmente almeno sul formato delle patenti siamo entrati in Europa!
Scopriamo che il tipo è stato in Italia, anche a Torino (ci è passato per andare a sciare, come se qua in Nuova Zelanda non avessero montagne a sufficienza!) Ci dice anche che i due terzi di italiani e spagnoli che arrivano lì in Nuova Zelanda è in luna di miele. Dopo queste chiacchiere, ci fa il solito pistolotto di tutti gli autonoleggi, paghiamo la differenza di prezzo per avere la kasko totale e facciamo già il biglietto del traghetto - si paga via internet, comunque - e infine ci consiglia di guardare il DVD che hanno fatto alla Maui per allenare al pensiero della guida a sinistra. Ci mettiamo lì con calma, perdendo un po' di tempo a capire come fare partire il disco dall'inizio (alla fine l'ho convinto a usare il sano vecchio metodo informatico: toglilo dal lettore e rimettilo) e alla fine torniamo da lui, che mi fa "Hai già preso le chiavi?" Alla mia risposta negativa scopre che non trova più il contratto con le chiavi della macchina. Ribadisco: più che un autonoleggio, insomma, il Triangolo delle Bermude! Almeno l'auto alla fine spunta fuori. È una Toyota Corolla 1.8 grigia. Mi metto alla guida e mi lancio per le strade neozelandesi.

Cosa significa guidare a sinistra? In primo luogo, che la macchina è fatta "alla rovescia". Quindi il volante è sul lato destro dell'automobile, e visto che la leva del cambio resta ovviamente al centro occorre cambiare con la sinistra. Questo significa che bisogna spingere la leva verso l'esterno, non l'interno, per ingranare la seconda. Io me ne dimentico spesso e passo dalla prima alla quarta. Poi anche i selettori di frecce e tergicristallo sono simmetrici rispetto alle nostre auto: non si contano le volte in cui ho azionato il tergicristallo per svoltare.
La cosa peggiore non è poi tanto il guidare sul lato sbagliato della strada, più o meno ci si riesce a fare l'abitudine, quanto piuttosto valutare gli ingombri. Sembra impossibile, ma dopo decenni di guida col volante a sinistra uno ha l'idea di dovere tenere a mente 50 centimetri a sinistra e 120 a destra, e quindi rischia a ogni momento di uscire da un parcheggio tamponando l'auto ferma davanti a lui.
I cartelli stradali sono abbastanza simili a quelli americani, con due eccezioni: quelli di curva con incrocio sono molto più elaborati e hanno spesso una rappresentazione incredibile della topografia locale, e ci sono spesso indicazioni (nere su sfondo giallo, tranne le più vecchie che sono bianche su sfondo nero) della velocità consigliata in curva.

Presa l'auto, ci siamo messi in moto con esagerata lentezza. Dopo una rapida pausa per un panino, abbiamo fatto una diversione verso Hanmer Springs, cosiddetta "ridente località" con sorgenti termali sulfuree. Sul "ridente" avrei dei forti dubbi, visto che il tempo non era dei migliori e anzi ogni tanto scendeva qualche gocciolina di pioggia. Bisogna però dire che le terme c'erano, anche se non è stato così immediato trovarle: indicazioni zero, e per fortuna che in fin dei conti uno può immaginare quale dovrebbe essere il posto.
Ci sono due sorgenti diverse, a 35 e 42 gradi e più o meno sulfuree. Noi abbiamo deciso di prenderci una mezz'oretta affittando una vasca privata, giusto per toglierci un po' di stanchezza. Nonostante le mie remore, sono stato costretto a riconoscere che l'acqua era deliziosamente calduccia, e che si stava bene. Perfino la temperatura esterna sembrava più piacevole, dopo essere usciti.

Dopo esserci presi una tazza di tè, siamo ripartiti alla volta di Kaikoura, scegliendo la strada interna che era indicata come più scenografica, anche se il cielo coperto non permetteva di apprezzare completamente il magnifico panorama. Giunti al nostro motel, il Mediterranean, scopriamo che purtroppo è sulla highway e per di più presso una curva: i camion sono stati una rumorosa costante anche di notte, e han fatto dormire male Anna. Io non ho avuto problemi, come al solito.
La stanza aveva anche una cucina, ma abbiamo comunque preferito andare a cena fuori. Dopo essere passati al supermercato a fare provviste per la colazione, ci siamo recati al Finz, un ristorante di pesce sulla South Bay a qualche chilometro dal nostro motel.
Ora, è vero che nella lingua maori "kai" significa cibo e "koura" aragosta; ma non abbiamo verificato la bontà della denominazione locale e quindi non l'abbiamo presa. In compenso, il monkfish e il blue cod che ci hanno servito erano davvero ottimi, e il panorama sulla costa dell'oceano pure. L'Irish Coffee però no, mi fa notare Anna.
Una cosa strana è che noi avevamo prenotato, e ci avevano assicurato un tavolo per le 20:45, dicendo che prima era tutto pieno ma forse una mezz'ora prima ci sarebbe stato un posto. Essendo già in auto e non avendo molto da fare, siamo appunto arrivati prima e in effetti il posto c'era: era l'unico, ma il locale avrà una decina di tavoli. Ma tutta Kaikoura, forse per la pioggia o forse perché siamo ancora un po' fuori stagione, pareva abbastanza morta.

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