La mattina è iniziata relativamente
tranquilla, con la colazione fatta a una bakery
lì nel centro di Christchurch e una sosta al negozio della CCC
(quelli degli All Black) dove Anna ha comprato
un paio di magliette. Tornati in albergo,
abbiamo aspettato il taxi shuttle che ci ha
portato fino alla sede dell'autonoleggio Maui,
che ovviamente è vicino all'aeroporto e non in centro.
Arrivati là, consegniamo il nostro voucher e
dopo qualche minuto veniamo chiamati, mentre
io riesco a perdere la custodia del mio palmare.
Non chiedetemi come ho fatto: è vero che
ero in mezzo a tutte le nostre borse e borsine, ma mi sono limitato a fare
dieci metri dalle sedie dove ero rimasto ad aspettare
alla postazione dell'agente. Si sarà spostato il Triangolo delle Bermude.
Ad ogni modo, perlomeno stavolta la patente ce l'ho, e posso
consegnarla al tizio, che la guarda e fa "oh,
avete cambiato modello in Italia? Questa è
come quelle svizzere". Finalmente almeno sul
formato delle patenti siamo entrati in Europa!
Scopriamo che il tipo è stato in Italia, anche
a Torino (ci è passato per andare a sciare, come se qua in Nuova Zelanda non
avessero montagne a sufficienza!) Ci dice anche che i
due terzi di italiani e spagnoli che arrivano lì in
Nuova Zelanda è in luna di miele. Dopo queste chiacchiere, ci fa il solito
pistolotto di tutti gli autonoleggi, paghiamo la
differenza di prezzo per avere la kasko totale
e facciamo già il biglietto del traghetto - si paga via internet, comunque -
e infine ci consiglia
di guardare il DVD che hanno fatto alla
Maui per allenare al pensiero della guida a
sinistra. Ci mettiamo lì con calma, perdendo un
po' di tempo a capire come fare partire il disco
dall'inizio (alla fine l'ho convinto a usare il
sano vecchio metodo informatico: toglilo dal lettore
e rimettilo) e alla fine torniamo da lui, che mi
fa "Hai già preso le chiavi?" Alla mia risposta
negativa scopre che non trova più il contratto
con le chiavi della macchina. Ribadisco: più che un
autonoleggio, insomma, il Triangolo delle
Bermude!
Almeno l'auto alla fine spunta fuori. È una
Toyota Corolla 1.8 grigia. Mi metto alla guida
e mi lancio per le strade neozelandesi.
Cosa significa guidare a sinistra? In primo
luogo, che la macchina è fatta "alla rovescia".
Quindi il volante è sul lato destro dell'automobile, e visto che la leva
del cambio resta ovviamente al centro occorre
cambiare con la sinistra. Questo significa che bisogna spingere la leva
verso l'esterno, non l'interno, per ingranare la seconda. Io me ne
dimentico spesso e passo dalla prima alla quarta.
Poi anche i selettori di frecce
e tergicristallo sono simmetrici rispetto alle
nostre auto: non si contano le volte in cui ho
azionato il tergicristallo per svoltare.
La cosa peggiore non è poi tanto il guidare sul
lato sbagliato della strada, più o meno ci si
riesce a fare l'abitudine, quanto piuttosto
valutare gli ingombri. Sembra impossibile, ma
dopo decenni di guida col volante a sinistra uno
ha l'idea di dovere tenere a mente 50 centimetri a sinistra e 120
a destra, e quindi rischia a ogni momento di
uscire da un parcheggio tamponando l'auto
ferma davanti a lui.
I cartelli stradali sono abbastanza simili a
quelli americani, con due eccezioni: quelli di
curva con incrocio sono molto più elaborati e
hanno spesso una rappresentazione incredibile
della topografia locale, e ci sono spesso
indicazioni (nere su sfondo giallo, tranne le
più vecchie che sono bianche su sfondo nero)
della velocità consigliata in curva.
Presa l'auto, ci siamo messi in moto
con esagerata lentezza. Dopo una rapida
pausa per un panino, abbiamo fatto una
diversione verso Hanmer Springs, cosiddetta
"ridente località" con sorgenti termali sulfuree.
Sul "ridente" avrei dei forti dubbi, visto che il
tempo non era dei migliori e anzi ogni tanto
scendeva qualche gocciolina di pioggia.
Bisogna però dire che le terme c'erano, anche
se non è stato così immediato trovarle:
indicazioni zero, e per fortuna che in fin dei
conti uno può immaginare quale dovrebbe
essere il posto.
Ci sono due sorgenti diverse, a 35 e 42 gradi
e più o meno sulfuree. Noi abbiamo deciso di
prenderci una mezz'oretta affittando una vasca privata,
giusto per toglierci un po' di stanchezza.
Nonostante le mie remore, sono stato costretto
a riconoscere che l'acqua era deliziosamente
calduccia, e che si stava bene. Perfino la
temperatura esterna sembrava più piacevole,
dopo essere usciti.
Dopo esserci presi una tazza di tè, siamo
ripartiti alla volta di Kaikoura, scegliendo la
strada interna che era indicata come più
scenografica, anche se il cielo coperto non
permetteva di apprezzare completamente il
magnifico panorama. Giunti al nostro motel, il
Mediterranean, scopriamo che purtroppo è
sulla highway e per di più presso una curva: i
camion sono stati una rumorosa costante
anche di notte, e han fatto dormire male Anna.
Io non ho avuto problemi, come al solito.
La stanza aveva anche una cucina, ma abbiamo
comunque preferito andare a cena fuori. Dopo
essere passati al supermercato a fare provviste
per la colazione, ci siamo recati al Finz, un
ristorante di pesce sulla South Bay a qualche
chilometro dal nostro motel.
Ora, è vero che nella lingua maori "kai" significa cibo e
"koura" aragosta; ma non abbiamo verificato la bontà della denominazione
locale e quindi non l'abbiamo presa. In
compenso, il monkfish e il blue cod che ci hanno
servito erano davvero ottimi, e il panorama
sulla costa dell'oceano pure. L'Irish Coffee
però no, mi fa notare Anna.
Una cosa strana è che noi avevamo prenotato, e ci
avevano assicurato un tavolo per le 20:45, dicendo che prima era tutto
pieno ma forse una mezz'ora prima ci sarebbe stato
un posto. Essendo già in auto e non avendo
molto da fare, siamo appunto arrivati prima e
in effetti il posto c'era: era l'unico, ma il locale
avrà una decina di tavoli. Ma tutta Kaikoura,
forse per la pioggia o forse perché siamo
ancora un po' fuori stagione, pareva abbastanza
morta.