Fare le valigie non è mai un'avventura
banale. Lo è meno ancora se bisogna
impacchettare tutta la roba in vista della
partenza definitiva: finché giravamo in auto
ci permettevamo il lusso di lasciare scarponi
e simili nel sedile dietro, ma adesso occorre
riordinare tutto. Fortuna che Anna è davvero
un'esperta!
Ma qui è ancora meno banale fare il checkout
in albergo. Nonostante non si abbia da pagare
nulla, bisogna sempre consegnare la chiave,
verificare il tutto e vedere l'impiegato che
straccia platealmente la strisciata di carta di
credito che non si sa perché ci hanno chiesto
all'inizio. Poi bisogna lasciare le valigie: c'è
uno stanzino apposta chiuso a chiave, e tutti
i bagagli devono essere etichettati: e questa
è una Bella Cosa. Ma bisogna anche che ci
sia qualcuno...
Ah, mentre eravamo in coda abbiamo visto
altri due italiani. Esistono.
Visto che il tempo non dà molte speranze,
facciamo due passi per downtown guardando
i negozi, e comprando ancora qualche
souvenir oltre che un paio di pantaloni da
passeggiate per me. Ripassiamo anche da
Pompino, perché voglio avere una foto con me
accanto.
A mezzogiorno un timido raggio di sole spunta,
andandosene via subito dopo: ci pigliamo
qualcosa da mangiare e ci fermiamo all'Albert
Park a consumarlo. Scopro tra l'altro che
anche la bottiglia di coca cola che ho vinto
ne dava una gratis: peccato che non possa
sfruttarla.
Mentre mangiamo, un passero si avvicina, e
gli diamo una briciola di pane. Dopo un paio di
minuti ce ne sono tre o quattro, e in breve
arriviamo a un pubblico di 25 attenti e
azzuffantisi astanti, con l'aggiunta di due o
tre piccioni che però sono così stolidi che si
fanno sempre fregare il boccone. Qualche
passero ha persino osato prendere il pezzetto
di pane dalla mia mano!
Il nostro taxista che avevo richiamato stamani
arriva in perfetto orario, e ci lascia in aeroporto. Qui
cominciano le noie. Innanzitutto scopriamo
che c'è una tassa di partenza di 25$ a testa:
20 per migliorare l'aeroporto e 5 per "security
charge". Abbiamo dato fondo ai nostri
contanti, e aggiunto cinque dollari di carta
di credito. Fatto questo, ci mettiamo in coda.
Mi sembra però che i nostri sportelli siano
degli altri, e vado a chiedere a una tipa cosa
dovevamo fare. Lei mi risponde che dobbiamo
fare il security check dei bagagli, il che mi suona
bene. Peccato che dopo che ci siamo tolti
dalla coda l'ispettrice del check dice che non
si fa così, e sono loro che chiamano. Lo
capisco solo dopo un po': ovviamente non è
un "check" ma un "chick" e io mi chiedevo cosa
diavolo c'entrassero i pulcini.
Dopo un po', e mentre io mi stavo già
innervosendo, un altro tizio ci fa uscire dalla
coda per questo check, che è risultato piuttosto
comico: la valigia non ne voleva più sapere di
chiudersi, e siamo rimasti in tre deficienti a
capire come fare, fino a che ad un tratto si è
chiusa. Passiamo al banco accettazione, dove
la tipa ci stava già facendo mandare i bagagli
chissà dove e ha dovuto riemettere le etichette
bagaglio: finalmente il peggio sembrava
passato, e ci siamo incamminati al gate.
Illusione. Entriamo alle 15:25, per un volo
che parte alle 16:20. Primo stop: verifica del
peso dei vostri zaini. Non possono superare
i 7 Kg. Il mio fa 8.4, ma Anna ce l'ha più
leggero e quindi va bene.
Seconda stazione: il controllo emigrazione.
Bisogna ricompilare il modulo - ma che gliene
frega di dove vogliamo andare, poi? - e
siamo mandati alla fila non "express". Non
ci sarebbe una fila lunghissima: peccato che
ci sia un impiegato solo, che ci mette tra l'altro
una vita a verificare i passaporti e il
pagamento dei famigerati 25$ (con lettore ottico).
Subito dopo c'è un controllo bagagli che però
è rapidissimo, tanto che la cosa mi stupisce.
E in effetti c'è un secondo controllo particolare:
la cosa strana è ache anche un volo Qantas
lo deve passare. Forse era anche quello per
gli USA. In definitiva, siamo entrati alle 16:10
e non eravamo neppure gli ultimi: la partenza
è comunque stata con mezz'ora di ritardo, che
per un intercontinentale è standard.
A questo punto, se fossi una persona ordinata, dovrei bloccare il tutto e iniziare una nuova giornata "8 dicembre", visto che abbiamo quasi subito passato la linea di cambiamento di data: ma in fin dei conti il viaggio verso Los Angeles è stato senza eventi particolari, non ho visto nessuno dei quattro (!) film, e ho solo leggiucchiato e dormicchiato. Quindi riprendo da capo il 9 dicembre.
L'immigration angelina questa volta è
stata più lunga, e noi l'abbiamo fatta per
ultimi. Passati noi, non c'era davvero
più nessuno. Ma naturalmente, dopo avere
preso le valigie, c'era la coda per la dogana,
poi la coda per reinviare i bagagli, con doppia
fregatura di dover rovistare per prendere le
pellicole evitando che si brucino, e scoprire
che uno degli adesivi identificativi si era
praticamente staccato. L'addetto l'ha pinzato
insieme, ma a questo punto non so se verrà
riconosciuto dai lettori ottici.
Tutto questo ci ha fatto perdere un'ora buona,
ciu aggiungere la ovviamente lenta passeggiata
verso il terminale giusto. Ma anche così siamo
arrivati alle 8:45 e fino alle 11 non si sarebbe
neppure apero il banco accettazione, il che
significa avere più di due ore di far nulla. Come
avevamo visto all'andata, l'aeroporto di
Los Angeles non è nemmeno così interessante;
io mi sono praticamente abbioccato. Ah,
non ci sono nemmeno troppe decorazioni
natalizie, in questo Auckland stravince.
Alle 10:55 ci siamo messi in prima fila al
banco accettazione, e siamo riusciti ad avere
il "posto pannolino", che spero sia leggermente
più ampio di quello standard, anche se ho dei
dubbi al proposito. A questo punto ci siamo
fatti un'oretta all'esterno a goderci il solicello
anche calduccio, oltre che per i soliti
inconfessati vizi di Anna, e ci siamo infilati
nella parte interna dell'aeroporto, dopo il
controllo.
Beh, la parte del Tom Bradley's è ancora
peggio di quanto avevamo visto al Terminal
2 quando siamo partiti per Auckland, tanto
che alla fine abbiamo preferito uscire e guardare
il duty free e i posti per mangiare nella parte
per così dire "pubblica". Avere il duty free
prima della dogana non è così difficile: per
acquistare occorre far vedere il biglietto
internazionale, e i prodotti acquistati vengono
consegnati solo alla partenza. Il guaio dal
mio punto di vista è che ci sono profumi
sigarette e liquori di cui io me ne faccio poco,
e niente gadget elettronici.