Martedì 9 dicembre

Fare le valigie non è mai un'avventura banale. Lo è meno ancora se bisogna impacchettare tutta la roba in vista della partenza definitiva: finché giravamo in auto ci permettevamo il lusso di lasciare scarponi e simili nel sedile dietro, ma adesso occorre riordinare tutto. Fortuna che Anna è davvero un'esperta!
Ma qui è ancora meno banale fare il checkout in albergo. Nonostante non si abbia da pagare nulla, bisogna sempre consegnare la chiave, verificare il tutto e vedere l'impiegato che straccia platealmente la strisciata di carta di credito che non si sa perché ci hanno chiesto all'inizio. Poi bisogna lasciare le valigie: c'è uno stanzino apposta chiuso a chiave, e tutti i bagagli devono essere etichettati: e questa è una Bella Cosa. Ma bisogna anche che ci sia qualcuno...
Ah, mentre eravamo in coda abbiamo visto altri due italiani. Esistono.

Visto che il tempo non dà molte speranze, facciamo due passi per downtown guardando i negozi, e comprando ancora qualche souvenir oltre che un paio di pantaloni da passeggiate per me. Ripassiamo anche da Pompino, perché voglio avere una foto con me accanto.
A mezzogiorno un timido raggio di sole spunta, andandosene via subito dopo: ci pigliamo qualcosa da mangiare e ci fermiamo all'Albert Park a consumarlo. Scopro tra l'altro che anche la bottiglia di coca cola che ho vinto ne dava una gratis: peccato che non possa sfruttarla.
Mentre mangiamo, un passero si avvicina, e gli diamo una briciola di pane. Dopo un paio di minuti ce ne sono tre o quattro, e in breve arriviamo a un pubblico di 25 attenti e azzuffantisi astanti, con l'aggiunta di due o tre piccioni che però sono così stolidi che si fanno sempre fregare il boccone. Qualche passero ha persino osato prendere il pezzetto di pane dalla mia mano!

Il nostro taxista che avevo richiamato stamani arriva in perfetto orario, e ci lascia in aeroporto. Qui cominciano le noie. Innanzitutto scopriamo che c'è una tassa di partenza di 25$ a testa: 20 per migliorare l'aeroporto e 5 per "security charge". Abbiamo dato fondo ai nostri contanti, e aggiunto cinque dollari di carta di credito. Fatto questo, ci mettiamo in coda. Mi sembra però che i nostri sportelli siano degli altri, e vado a chiedere a una tipa cosa dovevamo fare. Lei mi risponde che dobbiamo fare il security check dei bagagli, il che mi suona bene. Peccato che dopo che ci siamo tolti dalla coda l'ispettrice del check dice che non si fa così, e sono loro che chiamano. Lo capisco solo dopo un po': ovviamente non è un "check" ma un "chick" e io mi chiedevo cosa diavolo c'entrassero i pulcini.
Dopo un po', e mentre io mi stavo già innervosendo, un altro tizio ci fa uscire dalla coda per questo check, che è risultato piuttosto comico: la valigia non ne voleva più sapere di chiudersi, e siamo rimasti in tre deficienti a capire come fare, fino a che ad un tratto si è chiusa. Passiamo al banco accettazione, dove la tipa ci stava già facendo mandare i bagagli chissà dove e ha dovuto riemettere le etichette bagaglio: finalmente il peggio sembrava passato, e ci siamo incamminati al gate.

Illusione. Entriamo alle 15:25, per un volo che parte alle 16:20. Primo stop: verifica del peso dei vostri zaini. Non possono superare i 7 Kg. Il mio fa 8.4, ma Anna ce l'ha più leggero e quindi va bene.
Seconda stazione: il controllo emigrazione. Bisogna ricompilare il modulo - ma che gliene frega di dove vogliamo andare, poi? - e siamo mandati alla fila non "express". Non ci sarebbe una fila lunghissima: peccato che ci sia un impiegato solo, che ci mette tra l'altro una vita a verificare i passaporti e il pagamento dei famigerati 25$ (con lettore ottico).
Subito dopo c'è un controllo bagagli che però è rapidissimo, tanto che la cosa mi stupisce. E in effetti c'è un secondo controllo particolare: la cosa strana è ache anche un volo Qantas lo deve passare. Forse era anche quello per gli USA. In definitiva, siamo entrati alle 16:10 e non eravamo neppure gli ultimi: la partenza è comunque stata con mezz'ora di ritardo, che per un intercontinentale è standard.

A questo punto, se fossi una persona ordinata, dovrei bloccare il tutto e iniziare una nuova giornata "8 dicembre", visto che abbiamo quasi subito passato la linea di cambiamento di data: ma in fin dei conti il viaggio verso Los Angeles è stato senza eventi particolari, non ho visto nessuno dei quattro (!) film, e ho solo leggiucchiato e dormicchiato. Quindi riprendo da capo il 9 dicembre.

L'immigration angelina questa volta è stata più lunga, e noi l'abbiamo fatta per ultimi. Passati noi, non c'era davvero più nessuno. Ma naturalmente, dopo avere preso le valigie, c'era la coda per la dogana, poi la coda per reinviare i bagagli, con doppia fregatura di dover rovistare per prendere le pellicole evitando che si brucino, e scoprire che uno degli adesivi identificativi si era praticamente staccato. L'addetto l'ha pinzato insieme, ma a questo punto non so se verrà riconosciuto dai lettori ottici.
Tutto questo ci ha fatto perdere un'ora buona, ciu aggiungere la ovviamente lenta passeggiata verso il terminale giusto. Ma anche così siamo arrivati alle 8:45 e fino alle 11 non si sarebbe neppure apero il banco accettazione, il che significa avere più di due ore di far nulla. Come avevamo visto all'andata, l'aeroporto di Los Angeles non è nemmeno così interessante; io mi sono praticamente abbioccato. Ah, non ci sono nemmeno troppe decorazioni natalizie, in questo Auckland stravince.

Alle 10:55 ci siamo messi in prima fila al banco accettazione, e siamo riusciti ad avere il "posto pannolino", che spero sia leggermente più ampio di quello standard, anche se ho dei dubbi al proposito. A questo punto ci siamo fatti un'oretta all'esterno a goderci il solicello anche calduccio, oltre che per i soliti inconfessati vizi di Anna, e ci siamo infilati nella parte interna dell'aeroporto, dopo il controllo.
Beh, la parte del Tom Bradley's è ancora peggio di quanto avevamo visto al Terminal 2 quando siamo partiti per Auckland, tanto che alla fine abbiamo preferito uscire e guardare il duty free e i posti per mangiare nella parte per così dire "pubblica". Avere il duty free prima della dogana non è così difficile: per acquistare occorre far vedere il biglietto internazionale, e i prodotti acquistati vengono consegnati solo alla partenza. Il guaio dal mio punto di vista è che ci sono profumi sigarette e liquori di cui io me ne faccio poco, e niente gadget elettronici.

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