Come per l'inizio del viaggio, la tratta iniziale del volo da Los Angeles a Francoforte dovrebbe a priori essere catalogata nella giornata di ieri, ma io sono un noto ansioso e ho rimesso l'orologio sul fuso orario europeo non appena siamo partiti. In fin dei conti, il volo aveva i suoi minimi venti minuti di ritardo, dunque erano passate le 15 locali e insomma la mezzanotte italiana, quindi sono quasi giustificato!
Il posto che abbiamo avuto con questo cambio è un poco più
ampio, in effetti. Però nel sedili dall'altra parte del corridoio
c'è una signora con due bimbi piccoli, il
minore dei quali ha ritenuto spesso di
piangere come un disperato, mentre la madre
da Vera Crucca lo guardava triste ma non si
sognava neppure di prenderlo in braccio,
"perké pampino tetesco defe imparare ad
essere Fero Tetesco, ja!"
Il risultato complessivo è che non sono poi
riuscito a dormire così tanto, anche se devo riconoscere
che il mio cervello cancellava dopo un po'
il pianto del bambino. Come siamo bravi ad adattarci all'ambiente...
A parte questi banali dettagli, il volo è
stato tranquillo e in orario, così ci siamo
trovati a Francoforte con le solite due ore di attesa da
trascorrere in qualche modo: abbiamo preso rispettivamente un tè e un caffè, ma non è
che li si possa far durare a lungo. Né si può dormire, purtroppo.
Finalmente arriva l'aereo da Milano, dove
ci dicono che stava nevicando: ottimo modo per rivedere casa, no? Noi saliamo, l'aereo si mette
in moto... e sentiamo un rumore non esattamente
piacevole. No, non è il tipo della fila dietro
che sta russando come una segheria al competo (invidia...), ma
qualcosa di peggio. Infatti l'aereo si ferma,
e il pilota ci comunica che c'è un non meglio identificato problema al motore1, che quindi
adesso verrà controllato. Intanto "in this
exceptional case" (parole testuali) ci concede
benignamente di accendere i cellulari per
avvisare qualcuno. Qui si vede la differenza tra Italia e Germania. In effetti i tedeschi non
controllano i documenti mentre ci si imbarca,
visto che partono dal principio che l'hanno già fatto al
checkin: però non tollerano un telefonino
acceso che sia uno sull'aereo.
Dopo qualche minuto, il comandante ci dice
che ci vuole un'oretta per riparare il motore:
visto che è lo stesso tempo che ci vuole per
cambiare velivolo, preferisce restare qua dove si è già fatto tutti i controlli. Le hostess anticipano la distribuzione del panino, e inizia l'attesa. La notizia non è che ci renda molto felici, se si eccettua il russatore che non si preoccupa di nulla; non è bello avere un'ora di ritardo, e lo è meno ancora pensare al motore che potrebbe spaccarsi mentre stiamo sorvolando le Alpi. Ci sarà da fidarsi dell'efficienza teutonica?
Invece è poi andato tutto bene, e il volo è andato avanti tranquillo, arrivando alla Malpensa senza danni. Persino le nostre valigie si sono mostrate senza indugio al nastro, e il Malpensa Express era lì che ci aspettava! Non nevicava, ma il grigio Milano è stato il modo più logico per mettere fine al nostro viaggio. Si ricomincia la solita vita, giusto con una vera in più al dito.