Domenica 7 dicembre

Il tempo non è affatto migliorato: anzi, continua a piovicchiare. Decisamente l'estremo nord della Nuova Zelanda non ci ha voluto deliziare con il massimo della sua ospitabilità. È così andata a finire che siamo persino riusciti a partire davvero presto per i nostri standard: alle 9:45 siamo già in viaggio.
La prima sosta la facciamo quasi subito, però: ci fermiamo infatti a Kawakawa per vedere di persona l'ultima opera che il famoso architetto austriaco Hundertwasser ha creato prima di morire, e che era doverosamente segnalata dalla Lonely Planet. Hundertwasser si era ritirato a vita privata da queste parti - e chiamalo stupido - ma alla fine fu convinto a fare questo progetto. Nomen omen, dicevano i latini, e il signor "Cent'acqua" non fa certo eccezione. Infatti l'opera che ha creato per la comunità locale sono... i cessi pubblici. Detto tra noi, queste toilet saranno anche famose, sono sicuramente molto colorate e tridimensionali; anche le soluzioni per così dire "pratiche" sono interessanti, ma non è che siano chissà quale cosa. Non sono poi nemmeno così ben segnalate, a dire il vero: prima di riuscire a trovarle, siamo passati in auto su e giù un paio di volte per la strada principale, che ha tra l'altro la caratteristica di avere in mezzo i binari del treno. Ramo secco chiuso una quindicina di anni fa, va bene, ma io non mi fiderei troppo.
Già che ci eravamo fermati e che in quel momento non pioveva, abbiamo fatto un giro per qualcosa che a prima vista assomigliava a un mercato delle pulci, ma a un esame più attento sembrava piuttosto una garage sale fatta in comune. Quello che ci ha colpito di più è stato vedere la popolazione, che è in buona parte maori. Sapete, un conto è leggere che sono la parte più povera della popolazione neozelandese, un altro conto è vederli così grassi - da junk food - e generalmente malmessi. Non siamo riusciti a capire come sia possibile questa disparità, visto che il paese non è certamente povero.

Ripreso il viaggio, è anche ricominciato a piovere, a tratti anche davvero forte. Abbiamo provato a fare una deviazione per Waipu, che in fin dei conti era anche più o meno nominato nelle guide: ma c'era così poco di visibile e la pioggia continuava a cadere instancabile, tanto che non ci siamo nemmeno fermati e abbiamo di nuovo ripreso la Highway 1.
Ma noi non ci lasciamo fermare da nulla, così decidiamo di fare un'altra deviazione e prendere la statale 16, definita "scenografica". Può darsi. Con quella pioggia non siamo riusciti nemmeno a vedere il panorama, che possiamo dire? Fortunatamente il tempo è lentamente migliorato, e quando ci siamo fermati a mangiare ad Helensville all'Upper Crust Cafe non pioveva più, e pareva quasi possibile che rispuntasse il sole.
Anche se la visibilità era migliore, la segnaletica continua ad essere quella tipica neozelandese, quindi con i segnali stradali al solito inutili. Dopo Waitakere e un po' di giri vari, ci siamo trovati sulla numero 18 che anche se di per sé ritorna un po' indietro almeno ci avrebbe riportato sulla retta via; peccato che mi sono trovato nella direzione opposta, cioè verso nord.

Mentre cercavamo la strada giusta, abbiamo visto tanti alberi di Natale in vendita. Giusto per spiegare bene la cosa, ricordo che qua Natale viene in estate. Nulla di strano, è la geografia. Però tutti si comportano come se in realtà fosse in pieno inverno: quindi le cartoline di auguri mostrano cime innevate, le luminarie - sì, ci sono anche quelle - sono con immagini da alta montagna, e gli alberi di Natale non sono le palme ma gli abeti, anche se tanto avere un sempreverde non è così necessario.

Insomma ce l'abbiamo fatta ad arrivare a Auckland; a questo punto è sorta una discussione tra me e Anna se ci conveniva passare prima nell'albergo a lasciare le nostre valigie, oppure andare alla Maui che ovviamente sta vicino all'aeroporto e poi ritornare carichi. Ho vinto io, così siamo usciti dall'autostrada e ci siamo infilati, stranamente senza troppe difficoltà, per le vie del centro fino ad arrivare al nostro albergo, dove abbiamo affastellato le valigie. Ripresa la macchina, torniamo in autostrada ma ci fanno uscire quasi subito su una straduccia che non aveva proprio l'aria di essere quella dell'aeroporto, tanto che mi fermo a cercare di far quadrare le cose con la cartina.
Scopriamo che in effetti lo svincolo per l'aeroporto che mi era parso di avere visto all'andata c'era, ma faceva un giro incredibile e quindi questa era effettivamente la strada più breve per arrivarci. Forti di questa certezza, ci accingiamo a fare benzina, visto che devo lasciare l'auto con il pieno. Ora non so se sono improvvisamente diventato un imbecille, ma mi sono trovato con una pompa che continuava ad essere convinta che il mio serbatoio fosse pieno, e quindi erogava davvero con il contagocce. Ho provato a chiedere ad Anna di fare lei, ma il risultato sembrava essere lo stesso. Dopo qualche minuto mi sono rotto, sono andato a pagare i quattordici dollari che ero faticosamente riuscito a introdurre, chiedo al benzinaio se ne sapeva qualcosa e lui "no, va tutto bene". La pompa del benzinaio vicino all'aeroporto per fortuna funzionava meglio. Tra l'altro, sembra incredibile ma sulla strada per l'aeroporto esiste una pista ciclabile! Io ho sempre sognato di andare a prendere un aereo in bicicletta...

Arriviamo alla Maui, e rischio di fare un incidente: si vede che ormai la tensione nervosa del guidare alla rovescia si era sciolta al pensiero di lasciare l'auto, e ho girato a destra senza guardare. Fortuna che Anna mi ha urlato di stare attento. Ah, siamo arrivati a fare 2740 chilometri in dodici giorni. Niente male, vero?
Dopo una lunga attesa per consegnare le chiavi, ci facciamo chiamare un taxi dall'aeroporto. Il tassista si direbbe un indiano: non parla molto, ci porta all'albergo e ci fa pagare 25 dollari, la metà di quanto la guida indicava come prezzo tipico per il percorso. A questo punto mi faccio due conti e gli faccio "ma quanto prenderebbe per riportarci dopodomani all'aeroporto?" Lui dice che se lo contattiamo direttamente ci fa lo stesso prezzo, così mi faccio dare il suo biglietto da visita.

Il nostro albergo, come abbiamo detto, sta a downtown ed è anche parecchio alto, tanto che la nostra stanza sta al dodicesimo piano. "Stanza" è un termine parecchio riduttivo, però, considerando che a parte il bagno c'è un ingresso con cucinino, una sala e la camera vera e propria, e le dimensioni sono ragguardevoli. Poi ci sono delle cose assolutamente assurde, come avere due televisioni, una per stanza, ma un boiler locale che contiene 90 litri d'acqua, cioè il sufficiente per 15 minuti di doccia. Almeno così spiega il foglietto che si trova in bagno, che fa anche notare come ci voglia più di mezz'ora per scaldare della nuova acqua. Mah.
Visto che ormai il tempo si era rimesso a posto, siamo andati a farci una passeggiata verso il Victoria Market, che sta vicino al Victoria Park, dimostrando così che i neozelandesi hanno una concezione molto ordinata della loro vita: garantisco che il primo è un mercato e il secondo un parco, non ti pigliano in giro. Il mercato è simpatico, ma nulla di più, e anzi un po' ripetitivo con i negozi pieni delle solite mercanzie da turisti.
Lì in zona c'è anche un supermercato della NewWorld, dove ci siamo presi un po' di roba per cena. Confermo che non è assolutamente possibile comprarsi una lattina di birra. O confezioni da 6 se va bene oppure 12, o tre bottiglie. Forse nei Liquorstore c'è la possibilità di limitarsi un po' nel bere, ma qui nei supermercati bisogna pensare IN GRANDE!. Eppure l'alcolismo è una piaga nazionale, e anche qua come già a Paihia abbiamo visto per strada i cartelli di coprifuoco alcolico: dal giovedì sera alla domenica notte non solo non è possibile bere per strada, ma non si può nemmeno avere una bottiglia in vista!

inizio | ieri | domani | notiziole | home page