Venerdì 5 dicembre

La giornata è iniziata prestissimo: alle quattro infatti Anna mi sveglia per farmi vedere il cielo stellato. La luna era tramontata, il cielo era sereno: la visuale era fantastica, anche se ovviamente non sapevamo riconoscere una costellazione una. Non che abbiamo grandi risultati anche qui nell'emisfero nord, occhei. La via Lattea era però splendente, e quella la riconosciamo.

Dopo essercene ritornati a dormire - confesso che la mia visione non era al 100%, ogni tanto l'occhietto mi si chiudeva - abbiamo dato il via alla mattinata con la solita colazione, stavolta con uova strapazzate al salmone. Il mio stomaco non sopporta generalmente quella roba prima di pranzo, ma devo avere avuto i ritmi un po' sballati.
Prima di partire, decidiamo di fare un salto da un orafo che dovrebbe trovarsi a breve distanza, Oro Workshop. Peccato che non abbiamo pensato a tenerci a mente il numero civico, visto che tanto sembrava fosse una vietta. In effetti era breve, ma senza nessuna insegna. Arrivati in fondo alla strada, vediamo un tipo che ci guarda un po' male, presumo perché eravamo nel suo territorio. Gli chiedo se conosce il negozio, e lui fa "mai sentito". Vabbé, risaliamo, e proviamo a entrare per una stradina laterale. Era quella giusta: bastava sapere che il civico era l'8, e sarebbe stato tutto più semplice. Ormai che eravamo lì, abbiamo anche comprato qualche perla nera che verrà incastonata in un paio di orecchini per Anna.
Ritornati a prendere la macchina, abbiamo salutato Jim and Rosa, e naturalmente il loro cane, che come immaginavo è ormai vecchiotto, ma a detta di Rosa sogna ancora di cacciare i conigli. "Sogna" nel senso che si dimena nel sonno come se fosse davvero a caccia. Io non so, ma posso assicurare che alla frase "chasing rabbits" l'ho vista (è una lei) per la prima volta vivacissima, e non in stile Droopy!

Il tratto da percorrere oggi si rivelerà il più lungo di tutto il nostro viaggio: a sera avremo percorso ben 420 chilometri. L'inizio è stato relativamente tranquillo: abbiamo attraversato il ponte sul Firth of Thames, che con la bassa marea è piuttosto bruttino con un'acqua marrone melmosa. Il ponte tra l'altro è a senso unico alternato con semaforo, data la sua lunghezza non indifferente. In compenso, quando abbiamo deciso di seguire il consiglio di Rosa e fare la strada panoramica, abbiamo visto un bellissimo insieme di colori sull'acqua di questo estuario o insenatura che dir si voglia. L'acqua da verde-marrone diventa verde acqua, celeste, azzurra e verde smeraldo: non so come sia possibile tutta questa varietà in quello che poi sarà un chilometro. In compenso, i fiumi continuano ad essere marroni.
La strada sarà anche panoramica, ma come al solito è poco segnalata, se non quando non serve a niente perché non ci sono bivi a vista d'occhio. Ci siamo così riusciti a perdere dopo Clevedon: c'erano tante stradine, ciascuna con i suoi bravi cartelli che indicavano tanti bei paesini. Peccato che nessuno di essi appariva nelle nostre cartine a grana grossolana, probabilmente perché coperte dalla grandezza di Auckland che è da quelle parti. Insomma, cerco di mettere in funzione il mio senso dell'orientamento, sfruttando i rari momenti in cui c'è il sole per ricavare dov'è il nord. Provo anche a utilizzare il metodo Dirk Gently, specificato dal buonanima di Douglas Adams: si segue qualcuno che sembra sappia dove stia andando. Ci infiliamo in posti ancora più improbabili. Alla fine riusciamo miracolosamente a trovare un cartello "Motorway", lo seguiamo, e scopro che il mio senso dell'orientamento era perfettamente sballato: ero convinto di dovere andare nella direzione opposta.

Attraversata Auckland sull'autostrada, decidiamo di fermarci per pranzo a Warkworth, altra cittadina indicataci da Rosa. Non che ci fosse chissà cosa: devo dire che il dolcino "afgano" (con cioccolato e mandorle, e la pasta soffiata leggera) era davvero buono. Ripresa la strada, sono entrato in crisi di mancanza di benzina dopo Waipu: ero convinto di trovare un benzinaio sulla strada, ma non ve n'era traccia. Così ho preso una deviazione perché c'era un cartello che indicava un benzinaio. Faccio tre chilometri e lo trovo, ovviamente con prezzo maggiore del 5% rispetto a quello che avevo visto ultimamente - si sa, il mercato... Faccio il pieno, ritorno sulla strada principale perché non mi fidavo di proseguire; dopo meno di un chilometro ecco il distributore che mi aspettava.
A questo punto ci siamo fermati a Whangarei per un tè, e abbiamo dato una scorsa al giornale locale, scoprendo che il fattore UV era arrivato, nonostante il tempo fosse coperto, a 11+, che significa "smettetela di stare fuori di giorno, se ci tenete alla vostra pelle" nel senso di melanomi. Non siamo mai stati sotto il 9, ma l'isola del nord sembra peggiore di quella del sud da questo punto di vista.

Una digressione a proposito dei giornali. In Nuova Zelanda, leggere i giornali sembra essere il secondo sport nazionale dopo il rugby. Ogni cittadina ha il suo quotidiano, e ne va fiera: cose che in Italia suonano assolutamente assurde. Ma se diamo un'occhiata più attenta, cosa scopriamo? I giornali hanno in prima pagina notizie tipo "Un nostro concittadino piange la morte di suo figlio, buttatosi sotto la metropolitana londinese per salvare un passante che era caduto" oppure "X.Y. racconta la sua avventura: ferita in casa propria" (con foto). Garantisco di averli visti. Tutta la prima sezione comprende notizie locali e al più nazionali, terminando con l'ultima pagina dedicata alle previsioni del tempo e appunto alla quantità di ultravioletti nelle varie province.
Lasciamo perdere la terza sezione, dedicata agli annunci economici e di vendita case, altra passione dei neozelandesi, e concentriamoci su quella centrale, che ha generalmente per titolo "World". Ah, direte voi, ecco finalmente il posto giusto! No. Tolte le pubblicità in fondo, restano in genere quattro pagine: una per l'Australia, una per i reali inglesi, e le altre due che cercano di mettere più o meno tutto il resto. Garantisco che l'unico sistema per sapere cosa stava succedendo nel mondo era vedere i titoli della CNN: siamo persino riusciti a scoprire che la Gasparri era stata definitivamente votata dal Parlamento.

Tra lunghezza del percorso e le nostre numerose pause, siamo giunti a Paihia - accento sulla seconda i - quando stava per chiudere il centro informazioni. Così ci siamo fiondati direttamente là, solo per scoprire che per avere informazioni sulle crociere bastava andare negli uffici delle compagnie che li gestiscono, uffici che ovviamente hanno orari molto più elastici. Ci facciamo così dare un po' di depliant da guardare con calma per decidere che fare.
Il nostro albergo, il Beachcomber Hotel, è di nuovo uno di quelli fatti con lo stampino. Bisogna dire che ha un letto king size, però. I signori dell'albergo si premurano poi di farci sapere che bisogna lasciare le finestre chiuse di notte, perché siamo in un clima subtropicale e dalla spiaggia potrebbero entrare ragni e insetti. Obbediremo.
Tra i vari posti per mangiare, decidiamo di fermarci a un improbabile Swiss Cafè and Grill, limitandoci a un banale piatto di fish&chips. In effetti, il posto aveva un certo numero di turisti che parlavano in tedesco: chissà, forse è una colonia crucca.

inizio | ieri | domani | notiziole | home page