Lunedì 1. dicembre

Come ho scritto ieri, l'albergo era indubbiamente bellissimo, ma purtroppo era anche piuttosto rumoroso. Tralasciamo il fatto che ho contribuito al rumore complessivo, avendo acceso - al minimo! - il termosifone elettrico: quando partiva, anche se non avevo fatto mettere in moto i ventilatori, faceva un bel rumore. Aggiungiamo invece che Anna è probabilmente allergica a qualche pianta locale: è qualche giorno che tossisce e stanotte non è riuscita a addormentarsi se non molto tardi. Insomma, la sveglia è stata lenta e tarda.
Scesi alla reception alle 9:40, abbiamo scoperto che ormai l'orario della colazione era terminato: non è stata una grande fregatura, visto che tanto l'avremmo dovuta pagare a parte come sempre qua. A questo punto abbiamo fatto il checkout e ci siamo diretti al centro della metropoli, dove ci siamo fatti un sano succo-e-toast. Tra l'altro, oltre al burro danno anche una confezioncina di "vegemite": Anna dice che dopo averla provata in Australia pensa di avere fatto abbastanza, io non oso nemmeno annusarla.

Sarà che oggi è lunedì e la gente non è in giro per il finesettimana, sarà che siamo lontani da Wellington, ma le auto in giro sono di nuovo pochissime. In compenso, ci sono molti animali morti sulla strada, che evidentemente hanno attraversato nel momento sbagliato. Dovrebbero essere degli opossum, se non andiamo errati.
Avendo un po' più di tempo per osservare i cartelli stradali, ho notato come quelli che indicano le velocità consigliate in curva terminano sempre con un "5". Sarà per farle distinguere dai limiti obbligatori? Ci sono cose strane qui in Nuova Zelanda: ad esempio, lo sapevate che è vietato parcheggiare sul lato della strada opposto a quello di circolazione, insomma il loro equivalente del nostro parcheggiare a sinistra? Se un vigile vi vede la macchina in sosta così, prende e vi dà la multa.

L'idea originale per la giornata era di fare qualche passeggiata all'interno del parco del Tongariro. Questo parco nazionale è nato per un'idea (una visione?) di Horonuku Te HeuHeu Tukino, capo della tribù maori che viveva in quella zona alla fine del secolo diciannovesimo. Costui aveva visto come i coloni europei dividevano la terra in lotti, cosa che non riusciva nemmeno a comprendere troppo: per i maori infatti il terreno era una proprietà di tutti. Quei luoghi poi erano anche sacri, e quindi voleva conservarli intatti per quanto possibile. È vero che il possesso della terra era tecnicamente maori, ma per il trattato allora in vigore il governo inglese poteva espropriarlo senza dare troppe ragioni, e semplicemente dando un po' di soldi. Il capo pensò bene allora di regalarlo direttamente alla regina e a tutto il popolo neozelandese, salvaguardandone così l'unità. Il nucleo iniziale divenne appunto un parco nazionale, il primo della Nuova Zelanda; oggi è anche Patrimonio dell'Umanità sia per la sua importanza naturale che per quella culturale.
Eravamo però davvero stanchi, così abbiamo cambiato al volo programma. Ci siamo fermati un attimo al centro informazioni di Whakapapa, dove ci sono tra l'altro informazioni sulle specie in pericolo e sui predatori d'importazione, come opossum ed ermellini introdotti per le pellicce e poi diventati endemici; siamo quindi tornati indietro, limitandoci a fare due giretti veloci alle Tawhai Falls, cascatelle simpatiche ma nulla più, e ai Moulds, collinette di terra dalle origini più svariate tutte più o meno fumosamente spiegate nei cartelli onnipresenti.

Proseguendo il nostro viaggio in direzione di Turangi, abbiamo sostato per mangiarci i nostri panini a Opataka, che secondo le indicazioni sul posto e la nostra guida dovrebbe essere un posto storico con due antichi insediamenti maori. Noi non li abbiamo trovati. D'altra parte, per vedere i pa maori ti consigliano di usare lenti polarizzate e magari passare verso l'infrarosso, dato che tutto quello che rimane è una parte di terreno impercettibilmente diversa dalle altre parti di terreno tutt'intorno: e la differenza non sta nel minor numero di cacche di pecora. In compenso, il lago Rotoaira era molto carino, con dei cigni neri che ogni tanto facevano prove di partenza in volo dall'acqua.
Suggeriamo a chi fa quella strada di fermarsi anche qualche chilometro dopo allo "Scenic Lookout" locale, per ammirare il lago Taupo con il fiume Tongariro e tutta la valle intorno, compresa di una collinetta non meglio identificata a forma di pan di zucchero.

A proposito della città di Taupo, mi pregio segnalare il "SuperLoo": una toilette (a pagamento, cosa già strana qui in Nuova Zelanda) che si fregia al suo interno di una targa che rende noto al visitatore che ha vinto il primo premio per l'igiene, nell'anno 2000. No, non so perché non l'abbia più rivinto, né se si sia ancora tenuto il concorso. Anna comunque ha apprezzato le facilities.
Per le attrattive per così dire più turistiche della cittadina, noi non abbiamo fatto né paracadutismo acrobatico nè bungee jumping, che qui è anche presente nella versione "finisci il salto con un bel tuffo in acqua". Siamo invece andati a vedere le Huka Falls, che sono uno spettacolo carino ma a dire il vero sembrano più che altro delle rapide, e i "crateri della luna".
Questi ultimi sono un insieme di fumarole e pozze di fango bollente. Essi hanno una storia strana. L'attività geotermica di questa zona sembra essere iniziata circa 10000 anni fa. Ma quando negli anni '50 venne costruita una centrale geotermica, come ovvio il livello generale dell'acqua si abbassò, e la zona della Waikarei Valley perse quasi tutte le sue pozze, tanto che da Geyser Valley dovette essere chiamata Thermal Valley; ah, i nomi. In compenso i Craters of the Moon iniziarono a fiorire, e si stanno ancora ampliando.

Finalmente abbiamo proseguito verso Rotorua, dove ci siamo fatti quindici minuti di coda al centro informazioni per comprarci la cartina con tutti i sentieri della zona, solo per scoprire che non si comprava là, ma all'ufficio nell'altra porta. Mi sono un po' arrabbiato.
Rotorua è proprio al centro di questa zona geotermica: in molti punti della cittadina si sente distintamente l'odore di zolfo, tanto che alcuni motel si peritano di assicurare che da loro questo non capita. Ma tutta la vita locale è legata intimamente al calore della terra: c'è infatti Geyser Television, una emittente locale che fa pubblicità ai vari posti che si trovano in zona, e il riscaldamento è spesso fornito usando direttamente il calore terrestre, o almeno capita così al Ledwich Lodge, il nostro albergo.
Sfruttando l'esistenza di una cucina, abbiamo cenato in stanza; ma vista la parata, abbiamo evitato cibi da cuocere con l'acqua e ci siamo limitati a una serie di surgelati tra cui le "penne Alfredo", che il mio stomaco non ha particolarmente apprezzato nonostante il nome fosse una garanzia (e ci fosse scritto che erano state cotte al dente...)

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