sabato 19 agosto

La giornata di per sé era anche cominciata con un bel sole, che alle 8 del mattino illuminava la nostra stanza - dopo che avevamo tirato su le tapparelle, si intende. Però, una volta fatta colazione, reimpacchettati i bagagli e messici in marcia, il tempo era già cambiato, tanto che c'è persino stato un attimo con due gocce d'acqua. Fortunatamente quella è stata solamente una nuvola passeggera, e per strada è tornato il sole.

L'idea di base consisteva nel trovare una stanza per la notte dalle parti di Baden-Baden: non in città, perché probabilmente i prezzi sarebbero stati parecchio piu alti, ma nei dintorni. Dopo una pausa all'area di servizio di Baden-Baden, dove non c'era nessun uficio del turismo ma solo un motel e una Chiesa, pardon un'Autobahnkirche, siamo usciti dall'autostrada e passati a Sinzheim, che la nostra piantina indicava come luogo interessante o almeno sottolineato in verde. Un rapido passaggio attraverso il paese ci ha fatto capire che non era proprio il caso, e siamo così proseguiti per Bühn. Il paesello aveva in effetti un'aria abbastanza vivace, ed è stato anche difficile trovare un parcheggio, probabilmente perché il sabato non si pagava quello relativamente vicino al centro. Dopo un paio di tentativi infruttuosi, abbiamo deciso di spostarci un po' più in là, lasciando Marina pronta a prendere il primo posto che si liberava, mentre Anna ed io ci siamo diretti verso l'ufficio del turismo. L'ufficio in effetti esiste, bello nascosto in una palazzina di qualche società di assicurazioni; ma resta chiuso di sabato, il che farebbe come immaginare che evidentemente i turisti arrivano lì dal lunedì al venerdì. Avevo già iniziato rassegnato a copiarmi nomi e prezzi di alcuni alberghetti dal tabellone appeso lì vicino, quando Anna, come al solito ben più sveglia di me, se ne torna bella bella con un foglietto con la lista e un'altro con la piantina della cittadina. Bastava girare l'angolo e c'era un simpatico espositore!

A questo punto, visto anche che l parcheggio era stato finalmente trovato, abbiamo pensato di incamminarci verso una delle frazioni dove erano indicati tre posti possibili. Per strada abbiamo scoperto qual è il motivo per cui Bühn è famosa all over the world o quasi: siamo infatti passati davanti alla sede della UHU. Ho poi scoperto che ancora oggi i tubetti gialli con la scritta nera godono di una certa visibilità, ma per un ultraquarantenne come me l'azienda è legata indissolubilmente alla pubblicità sui Topolino di fine anni '60 e ai caroselli con il jingle "Uhu è l'attaccatutto pulito, Uhu non fa fili e non sporca"; musichetta che era appiccicaticcia come e piu della colla! Proseguiamo per la strada, scoprendo che distanze erano molto maggiori di quelle che immaginavamo, e che il sole stava scaldando parecchio; così, quando dopo un paio di chilometri siamo arrivati al primo dei posti nella nostra short list, abbiamo verificato che ci fossero due camere disponibili - le ultime, ci hanno detto - e abbiamo deciso che era il nostro posto. Tra l'altro, nel salone stavano per fare un pranzo di matrimonio: gli invitati erano arrivati quasi tutti, assieme con gli ammenicoli vari che si trovano in queste occasioni: degno di nota, almeno rispetto a quello che vediamo da noi, l'"albero delle monete". Non ho chiesto l'esatto significato, ma immagino che fosse collegato a un simbolo di ricchezza augurata.

Per quanto come ho scritto il centro di Bühn apparisse simpatico, non era lì che volevamo andare: a dirla tutta, non ci siamo mai passati nemmeno in seguito. Recuperata la macchina e scaricati i bagagli, ci siamo infatti diretti oltreconfine, per raggiungere Strasburgo. Rispetto a dieci anni fa, passare la frontiera è oggi ancora più semplice: non solo non ci sono controlli, anzi non ci sono nemmeno doganieri, ma non c'è nemmeno bisogno di cambiare valuta, il che è un enorme vantaggio. A dire il vero, però, non è che tutto sia davvero così semplice. Invece che adottare il solito sistema di trovare un parcheggio coperto in centro, ho convinto le mie compagne a seguire i cartelli "P+T" e prendere il tram per arrivare in centro. Peccato che a un certo punto i cartelli fossero spariti, anche se almeno le rotaie del tram ci facevano capire che la seconda parte della sigla poteva essere applicata; e ancora più peccato scoprire che non solo a Strasburgo non hanno il concetto di "luogo dove si può comprare i biglietti del tram", ma hanno un'idea di "biglietteria automatica" piuttosto peculiare. La scelta è tra pagare con le monete e avere quella &%$#% di Carte Bleu, che è incompatibile con tutti gli altri sistemi di pagamentoelettronico europei. Eggià, siamo in Francia. Io che come al solito mi faccio saltare subito la mosca al naso avevo già proposto di prendere l'auto e parcheggiare sotto la Cattedrale; Anna e Marina hanno preferito attraversare la strada, andare al ristorante lì davanti e farsi cambiare dieci euro in moneta, operazione riuscita nonostante i mugugni di default dell'oste.

Riusciti finalmente a salire sul tram, siamo scesi in centro e come sempre ho fatto notare che se magari si fosse mangiato qualcosa sarebbe molto migliorata la qualità della mia vita, e quindi di riflesso anche la loro. Ci siamo così fermati a pranzare in una brasserie, notando tra l'altro che mangiare costa molto più che in Germania; non saprei dire se è per l'effetto "sede UE", perché la città è "orientata al turista", o semplicemente perché la Francia è più cara della Germania. E ci andava ancora bene che fossimo arrivati a pranzo! La carta infatti presentava i "prezzi giorno" e i "prezzi notte". Sì, lo so che anche da noi i menù per il pranzo sono più convenienti di quelli serali, ma la cosa mi ha lasciato comunque perplesso. Rifocillati, abbiamo girato un po' per la città, con lunga sosta alla cattedrale che sicuramente è una delle attrazioni. Vediamo poi una coda all'imbarco dei battelli per la navigazione sui canali e ci mettiamo subito in fila anche noi, salvo scoprire che quelli avevano già tutti il biglietto. Dietrofront e caccia alla biglietteria, dove scopriamo che ci sarebbe voluto un bel po' di tempo prima di trovare una barca con posti liberi. Le fanciulle erano rimaste rattristate dalla mancata gita ad Heidelberg, mentre io non ero poi così interessato: siamo così rimasti d'accordo che loro avrebbero fatto la gita mentre io mi sarei fermato a messa in cattedrale. Guardando un po' gli orari, il battello delle 17.45 sembrava il migliore, anche se aveva lo svantaggio di essere coperto a differenza del precedente. Bene: non appena fatti i biglietti diamo uno sguardo al cielo e vediamo che ci sono dei nuvoloni di un nero che promette solamente disastri. Per una mezz'oretta il tempo regge ancora, anche se a fatica, ma a un certo punto inizia a diluviare. Noi avremmo anche avuto maglioni, giubbotti e ombrello: peccato che fossero rimasti in auto, visto che quando siamo arrivati il cielo era perfettamente sereno; e peccato che io avessi insistito per parcheggiare in capo al mondo. Ci fiondiamo in una birreria con tavoli all'aperto sì ma sotto i tendoni, recuperando gli ultimi posti asciutti e sperando che il temporale si rivelasse un classico temporale estivo, insistente ma breve. Non è stato così. Uno dei titolari della birreria continuava a sollevare i tendoni per rovesciare l'acqua che si raccoglieva; ma a un certo punto quest'acqua ha iniziato a fare rivoletti e rivoloni sul selciato, e ci siamo ridotti a infilarci tutti all'interno del locale, che non era evidentemente nato per contenere tutta quella gente. Siamo così usciti in un momento in cui sembrava aver smesso di piovere: ovviamente è stato uno scherzetto, e abbiamo alla fine deciso di farci ladrare da un negozio in piazza della cattedrale e comprare un ombrello pieghevole di pessima qualità. Avevamo anche pensato di cercare un supermercato e prenderlo là, ma non ne avevamo trovato nessuno. Era l'ora della gita sui canali - benedetta la scelta del battello coperto! - quindi ci siamo divisi. Io avevo ancora un po' di tempo a disposizione, ho trovato dei portici dove perlomeno non pioveva... e il supermercato. Come sempre, perfetto tempismo.

Quando ci siamo ritrovati, aveva finalmente smesso di piovere: Anna e Marina erano state deliziate del loro giro e delle informazioni date loro dall'audioguida, che in omaggio alla UE era disponibile nelle sedici lingue ufficiali dell'Unione... alla faccia della globalizzazione! Rientrati ia Bühn, abbiamo visto che c'era ancora la festa del matrimonio; non abbiamo perso tempo, e dopo esserci fatti una rapida doccia siamo ripartiti per cenare a un posto che avevamo visto la mattina, mentre camminavamo alla caccia dell'albergo. Il posto era molto sciccoso, come avevamo capito dai cartelli fuori con tutti i premi vinti dal ristorante, dal fatto che pubblicizzassero corsi di cucina e non ultimo dall'avere una macelleria nello stesso edificio, il che in genere significa qualcosa. Anche il prezzo della cena è stato pertanto ritoccato all'insù, anche se comunque in tre abbiamo poi pagato 75 euro che per i nostri standard italici è quasi regalato. Ovviamente tutto il servizio è stato di alto livello, con la padrona che prende le ordinazioni e manda poi il cameriere giovane, e il cuoco che arriva alla fine per ricevere i complimenti. L'unica cosa stonata è che, dopo averci sentito parlare, ci ha chiesto se eravamo spagnoli. Il punto che non riusciamo a metabolizzare è che, a differenza anche solo di dieci anni fa, gli spagnoli sono diventati più ricchi e stanno prendendo gusto a girare per l'Europa: non è per nulla strano vedere in giro macchine con targa ispanica, e frotte di turisti. Immagino anche che a differenza degli italiani gli spagnoli tendano a frequentare anche qualche luogo in più rispetto alle solite mete italiote, e quindi non è strano che quando noi ci troviamo in questi posti veniamo presi per spagnoli.

Rientrati in albergo, abbiamo avuto una brutta sorpresa: c'era ancora la gente del matrimonio! Almeno immaginiamo che fosse lo stesso di stamattina, e in effetti i botti che avevamo sentito durante la cena devono essere stati i fuochi artificiali sparati in omaggio agli sposi. Certo che a quanto pare da queste parti le cose sembrano farle davvero in grande...


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