sabato 1. aprile

Visto che la consegna delle chiavi è per le 13:30, e la partenza del pulmino è prevista un'ora dopo, nulla ci ha impedito di farci l'ultima mattina in spiaggia. Il furto dell'altro giorno deve avere fatto venire un po' di paura, a quanto pare: abbiamo consegnato la chiave della stanza in reception, ma l'addetto mi ha ridato indietro quella della cassaforte, probabilmente per non avere alcuna responsabilità. Il vento spirava probabilmente da una parte diversa: le onde infatti non erano perpendicolari come al solito ma arrivavano con un angolo strano, a un certo punto si sono sentiti gli altoparlanti del villaggio deliziarci con le note di un qualche hit, e la vista verso Santa Maria era bloccata da una specie di nebbiolina, che però assomigliava più che altro a sabbia sollevata dal vento.

Prima di pranzo abbiamo scoperto anche che avremmo potuto tranquillamente avere il file della foto che ci avevano fatto ieri, pagando altri sette euro; per la precisione, avremmo potuto scegliere allo stesso prezzo di avere la stampa o il file, sempre ammesso che avessimo una chiavetta USB per scaricarcelo. Ci avessi pensato, probabilmente avrei scelto il file: tanto la chiavetta ce l'avevo con me, non perché pensassi a chissà cosa, ma semplicemente perché è attaccata al portachiavi. Inoltre, parlando con l'assistente del Brixia Viaggi, abbiamo scoperto che il villaggio in questi giorni è più o meno occupato a metà, e si riempie ad agosto e a Capodanno, come del resto uno poteva immaginare dal costo dei pacchetti. In effetti, con il doppio delle persone ci deve essere parecchia folla, e ci si chiede chi glielo fa fare. Tra l'altro, sembra che Capo Verde non si chiami così perché le isole scoperte inizialmente fossero verdi, ma perché ci si è arrivati partendo da un'isoletta vicino alla costa senegalese detta Ponta Verde. A Wikipedia l'onere di supportare o confutare l'informazione.

Finalmente dopo pranzo arriva un'assistente dei Viaggi di Atlantide, mai vista, con i nostri biglietti aerei col posto già prenotato. Dopo il solito viaggio in pulmino arriviamo con congruo anticipo in aeroporto, dove nonostante l'unica cosa da fare sarebbe dovuta essere prendere i bagagli, pesarli, e farli passare nei nastri si è formata una coda incredibile. Chiedo all'assistente il motivo di tutto questo: "Ma siamo a Capo Verde!", risponde con massima naturalezza. Tanto non c'è nulla da fare. Passiamo il controllo dei bagagli; guardiamo il microscopico duty free dove Anna non è riuscita nemmeno a trovare le Marlboro Lights e in compenso ho visto per la prima volta in non so quanti anni delle Camel senza filtro; guardiamo l'altro negozio dove abbiamo speso ben ventiquattro euro per due bottiglie di vinho, uno bianco e uno rosé, prodotto all'isola di Fogo; alla fine entriamo nella sala partenze dalla quale un cartello ci comunica che se vogliamo possiamo sempre tornare al duty free e ai ristoranti; e aspettiamo, mentre guardiamo gli orologi digitali che indicano l'ora in varie città del mondo, dimentichi che da una settimana in Europa c'è l'ora legale e con il tempo niuorchese stranamente indietro di tre minuti rispetto agli altri.

Il monitor dice "partenza prevista in orario per le 16:50". L'aereo è da un pezzo lì sulla pista, a una settantina di metri di distanza, tanto non è che qua ci siano problemi di slot. C'è anche un pulmino di quelli per trasbordare i passeggeri, che fa un po' di evoluzioni giusto per far vedere che qua non manca nulla. Il tempo passa. Sono le 16:50, e si vede arrivare... l'equipaggio, che passa il metal detector e va verso l'aereo, a piedi. Altra lunga attesa, e dopo una mezz'oretta finalmente inizia l'imbarco, chiaramente via pulmino e un po' meno chiaramente con la scoperta che stavano ancora pulendo il velivolo. Ci preoccupa un po' una sola cosa: la quantità impressionante di polizia militare, tutti in mimetica. Passi per i due tipi al metal detector, ma ce ne sono anche altri due all'uscita, e ben tre sulla porta dell'aereo. Non che abbia capito che cosa ci facessero, visto che non c'è stata nessuna azione da parte loro.

Il volo è partito con un'ora di ritardo: se ci sommiamo il fatto che l'arrivo è un'ora dopo quello che ci aspettavamo, sempre a causa dell'ora legale, il risultato finale è che arriveremo a Malpensa ben oltre le due di notte. Essere andati in auto si sta rivelando una mossa davvero azzeccata. Inutile dire che figuriamoci se Atinè ci ha messo in un posto sull'uscita di sicurezza: sono anzi quasi convinto che l'ha fatto apposta a infilarci dietro, proprio davanti alle toilette e quindi senza nemmeno la possibilitàdi abbassare lo schienale. L'unico vantaggio è che il charter non è poi così strapieno, e il posto vicino ai nostri è libero, il che mi permette di allungare un po' le gambe.


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