Domenica 26 marzo

Nonostante la configurazione dei sedili in un volo charter non sia esattamente stata studiata pensando alla struttura fisica del sottoscritto - beh, no; forse con la larghezza ci hanno anche azzeccato - dovevo essere davero stanco, perché ricordo a malapena il rullio della partenza e poi più nulla per tre ore buone, salvo un indolenzimento unico. Rispetto all'unico charter che avevo preso, quello per Creta di tre anni fa, bisogna dire che i partecipanti sono molto più scafati: niente chiacchiere stupite, e qui immagino che l'ora abbia aiutato, ma soprattutto niente applausi all'atterraggio che a dire il vero non è stato esattamente a regola d'arte.

Le condizioni meteorologiche consistevano in vento e 21 gradi di temperatura, nonostante non fosse ancora arrivata l'alba. Alba che non ho visto nonostante fosse l'unica mia possibilità pratica di vederne una ai tropici; infatti le valigie ce le hanno ridate quasi subito, ma poi abbiamo dovuto aspettare di essere radunati tutti da Antonella, l'assistente locale del nostro tour operator. Intendiamoci, l'assistenza è stata abbastanza sui generis; ci ha infilati su un pulmino su cui è anche salita lei, e dopo un quarto d'ora circa sull'equivalente di un'autostrada - non scherzo, è una strada a quattro corsie divisa in due carreggiate belle separate tra loro - quando siamo arrivati al nostro villaggio ci ha detto di scendere e di aspettare là il nostro assistente vero e proprio, Atinè; infatti lei stava nell'altro villaggio lì vicino.

Arrivati, ci siamo portati in stanza le nostre valigie; avremmo potuto tranquillamente aspettare che l'addetto le portasse su - oh, con tutte le stelle che erano segnate nel depliant uno potrebbe anche dire che quello è il minimo - ma avevamo troppa fretta di stenderci un po' a letto e farci una pennica. Ma prima di salire in stanza abbiamo dovuto sottoporci a quello che immagino sia il rito di base in questi villaggi: l'imposizione del braccialetto. Visto che siamo in trattamento "all inclusive", a quanto pare dobbiamo dimostrare in qualche modo di essere in questa settimana parte della grande famiglia del Crioula e non di chissà quale altro villaggio: così ci viene messo al polso un braccialetto di plastica, nel nostro caso blu, con il nome... dell'altro tour operator che ha portato la maggior parte degli ospiti, vale a dire Brixia Viaggi. Mi chiedo solo, visto che anche I Viaggi di Atlantide sta a Brescia a giudicare dal suo numero di telefono, il motivo di questa parcellizzazione.

Alle 10.15 siamo tutti stati chiamati per il briefing, anzi il "breafing" come scritto nel foglio appeso in bacheca. Da questo punto di vista i tedeschi sono più fortunati: nel loro foglio c'è scritto "Begrüßungstreff", che non è una parolaccia ma più prosaicamente un "incontro di saluto". Qui il capovillaggio, gli animatori e lo staff ci hanno spiegato brevemente e in maniera piu o meno completa quello che sarebbe capitato durante le giornate qui al villaggio, cercando di suscitare un po' di entusiasmo in persone che in effetti avevano più che altro bisogno di riposo. Terminata l'incombenza, ce ne siamo andati in spiaggia, dove abbiamo notato con piacere che oltre alle sdraio c'era anche una tettoia dove due mozzarelle come Anna e io potevamo iniziare ad acclimatarci al sole tropicale, che il vento sempre più forte ci fa dimenticare ma è bello presente e pronto a ustionarci nonostante la crema con fattore di protezione 15.

Il pranzo, come del resto tutti i pasti al villaggio, è a buffet; i cuochi sono probabilmente locali, come lo staff che viene rapidissimamente a portare via i piatti sporchi, ma la cucina è chiaramente di impronta italiana, con pasta a iosa e soprattutto cotta al dente. Ma tanto siamo praticamente tutti italiani: oltre ai depliant dei tour operator tedeschi di cui dicevo sopra, ce n'è qualcuno in portoghese ma mi sa tanto che non sia stagione per loro.

Dopo una meritata pennichella, abbiamo passato la parte finale del pomeriggio andando lungo la spiaggia verso Santa Maria. Il percorso ce lo siamo fatti tutto con un tipo molto più nero dei capoverdiani tipici. Carlos, si chiama così, ha tanto parlato e tanto rotto che siamo andati a comprare da lui e dai suoi amici un vassoio in legno, sicuramente strapagandolo. Ci siamo però rifiutati di prendere i quadri fatti con la sabbia - nelle isole ci sono sabbie di tantissimi colori, sembra - né da loro né da un altro nero che abbiamo trovato al ritorno e che ci ha affermato che tutti lo chiamano Picasso. In genere, Santa Maria non ha nulla di interessante, e in compenso si viene fermati ogni due passi da qualcuno che ti vuole vendere qualcosa. Destino dei turisti sicuramente molto più ricchi di chi vive là.

Dopo cena, gli animatori del villaggio hanno cercato in maniera più o meno convincente di farci assistere allo spettacolo serale, ma noi siamo persone dai saldi principii e siamo svicolati rapidamente verso la camera. Ah, sembra che tutte le camere siano doppie e non ce ne siano di matrimoniali, o almeno non sono riuscito a farmela cambiare.


ieri... | inizio... | domani... | notiziole... | home page...