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parole:paradosso
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parole:paradosso [2012/10/17 19:17] (current) – created xmau
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 +=====paradosso=====
  
 +Un paradosso lo sapete tutti cos'è, vero? Qualcosa che para un dosso ma invece, badabén badabén, è un dosso. Occhei, questo tormentone dovrebbe rivelare fin troppo bene la mia età. Seriamente parlando, la parola è una di quelle che arrivano quasi direttamente dal greco: erano loro che si divertivano con queste cose, e avevano il termine παράδοξον (parádokson), composto da παρά-, contro, oltre, e δόξα, opinione. Quindi per un greco antico un paradosso era qualcosa di "contrario all'opinione comune". I latini, gente pratica dove Cicerone prendeva l'opinione comune come base di una filosofia, si sono limitati a traslitterare in //paradŏxon, -i//, e usare quasi sempre al plurale paradŏxa. Notate che la parola era accentata alla greca, come se noi dicessimo "paràdosso".
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 +Fin qua nulla di particolare. I paradossi inizialmente rimasero confinati tra i filosofi, probabilmente qualcuno di voi si ricorda dei [[http://it.wikipedia.org/wiki/Paradossi_di_Zenone|paradossi di Zenone]], ma con una curiosa incursione in campo teologico: il paradosso più antico di cui si ha notizia è quello del cretese Epimenide, che è detto aver affermato "tutti i cretesi sono mentitori", e la frase è stata ripresa nientemeno che da Paolo di Tarso, che nella sua lettera a Tito (Tt 1,12-13a) scrive «Uno dei loro, proprio un loro profeta, già aveva detto: "I Cretesi son sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri". Questa testimonianza è vera.» senza accorgersi dell'implicito paradosso... e chissà, permettendo a Tertulliano di affermare "Credo quia absurdum"! Ma non divaghiamo.
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 +L'italiano ci mise un bel po' di tempo prima di usare la parola: la troviamo nel 1541 nelle Lettere di [[http://www.treccani.it/enciclopedia/paolo-giovio_%28Dizionario-Biografico%29/|Paolo Giovio]], con la grafia "paradossa" e quasi contemporaneamente in [[http://it.wikipedia.org/wiki/Benedetto_Varchi|Benedetto Varchi]]. Il Giovio aveva già usato l'aggettivo "paradossale" con l'attuale significato di "qualcosa che è o pare assurdo, bizzarro, irragionevole"; insomma la parola se ne stava comunque in un campo specialistico, quello dei filosofi, ma c'era. 
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 +I matematici naturalmente aborrivano anche solo dal pensare qualcosa del genere: in matematica non ci sono paradossi, non ci possono essere paradossi, e se c'è qualcosa che assomiglia a un paradosso significa che non ci si è spiegati bene. Al massimo ci poteva essere qualcosa di controintuitivo, come le geometrie non euclidee. Sì, certo. Arrivati alla fine del XIX secolo, i matematici cominciarono a strappare alla filosofia la branca della logica, dicendo "adesso ve la mettiamo in sesto noi"; e naturalmente vennero infettati dai paradossi. Il primo "paradosso matematico", nel senso che è stato direttamente definito così, è quello di [[http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_di_Burali-Forti|Burali-Forti]]; il matematico dimostrò che non era possibile costruire l'insieme di tutti i numeri ordinali, perché si arrivava a una contraddizione. Georg Cantor fece lo stesso subito con l'insieme di tutti i numeri cardinali, ma fu Russell, col suo barbiere che tagliava la barba a tutti quelli che non se la tagliavano da soli, a consacrare definitivamente il termine anche nell'ambito matematico. Chi troppo vuole, paradossa!
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 +Oggettivamente c'è anche chi preferisce chiamare "antinomie" quei paradossi, perché in un certo senso sono cose che non possono esistere, e riservare "paradosso" a risultati veri ma controintuitivi, come il [[http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_di_Banach-Tarski|paradosso di Banach-Tarski]]. Decidete pure voi cosa preferite.
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parole/paradosso.txt · Last modified: 2012/10/17 19:17 by xmau