Venerdì 23 gennaio

Il venerdì è stato tutto mio: peccato che al mattino diluviasse e quindi sono rimasto fermo fin quasi alle 11 per aspettare che la pioggia calasse un po' di intensità. Alla fine sono riuscito a uscire e vedere Panagia Achiropiliton e Agia Sofia, con nel mezzo una visita ai bagni turchi (nel vero senso della parola, nel senso che erano stati costruiti durante la dominazione ottomana). Un po' umidi, a dire il vero.

Il passaggio seguente, fortunatamente senza pioggia, è stato verso il museo bizantino, visto che mi ero fatto il biglietto cumulativo. A parte i cartelloni che facevano sapere al mondo che aveva vinto il premio Museo dell'anno 2005 e le sale sponsorizzate - una da Carrefour, altre due dall'Unione Europea - devo dire che è molto interessante. Innanzitutto è dal punto di vista greco, e quindi non perdono occasione di spiegare che fino al VII secolo non c'era stata alcuna rottura con il passato; cosa che per un italiano è assolutamente incredibile, come è stato incredibile almeno per me scoprire che in questo periodo la lingua ufficiale dell'impero era... il latino. Solo in seguito, quando i territori sotto Costantinopoli si erano ridotti a Grecia e Asia Minore, si passò al greco e si rafforzò la grecità della popolazione. Ah, inutile dire che non c'era una massa di pubblico spintonante: in tutto, a parte i custodi, ho incrociato due altre persone.

Per completare la giornata, sono salito a vedere il castello dell'Eptapirgio. Preso il bus, mentre scrutavo le mappe per capire dove mi trovassi un vecchio davanti a me mi fa "Sprechen Sie Deutsch?" Alla mia risposta affermativa, mi dice che ci vuole ancora un po' di strada: prima di scendere aggiugnge "Nächste Strasse, denn rechts". Alla fermata successiva faccio per scendere io, e un altro, sempre in tedesco, mi ferma e mi spiega che appunto era alla prossima strada, quando cioè il bus avrebbe svoltato. Non ho osato chiedere al vecchietto come mai parlasse tedesco, per non sentirmi dire "l'ho imparato in guerra"; l'altro però era più giovane e quindi non si capisce bene questo improvviso amore greco per la lingua di Schiller... certo che la mia faccia deve proprio sembrare quella di un crucco.

Arrivato al castello - che ancora vent'anni fa era usato come prigione, e oggi è patrimonio dell'umanità. Come cambia il mondo! - sono entrato, visto che erano le 14:30 e avrebbe chiuso alle 15. Non solo non ho visto nessuno, ma devo anche avere combinato qualche errore nel salire e scendere dalle mura, visto che mi sono trovato in un vicolo cieco e ne sono uscito passando per un paio di porte, fortunatamente socchiuse, dove dall'altro lato della seconda c'era scritto "Staff only". Ma il peggio è stato notare che appena uscito, ed era passato un quarto d'ora, è spuntato un tipo che ha chiuso il portone del castello. Avrei rischiato di rimanere chiuso dentro!

Per festeggiare lo scampato pericolo mi sono fiondato in una taverna lì vicino sulla strada, l'Ouzaraliki (Eptapirgiou 165) dove un'insalata greca, un piattone di calamari grigliati con le patate e una bottiglia d'acqua mi sono costati 11 euro. Il tutto naturalmente con il vostro affezionato estensore che compulsava il manuale di conversazione e il giovane proprietario che recuperava a fatica le poche parole d'inglese, oltre a un gruppo di anzianotti dietro di me che sembrava molto divertito nel vedere uno straniero. Mah.

Si era rimesso a piovere, così mi sono ripreso il bus e sono tornato lemme lemme in albergo ad aspettare Anna. Per cena siamo tornati da Negroponte, visto che io sono notoriamente un pigro che non ha voglia di provare cose nuove e in fin dei conti il posto non era poi male. Abbiamo anche scambiato due chiacchiere col proprietario, che ci ha spiegato che l'edificio era della fine del XIX secolo, ed era sotto il vincolo delle Belle Arti locali; il che significava che non poteva nemmeno aprire una porta interna verso l'altro pezzo del locale sulla via parallela. Peccato che fino a una cinquantina d'anni fa íl passaggio c'era, ed era stato chiuso prima che le Belle Arti arrivassero... Diciamo che anche in Grecia le cose funzionano come da noi.


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