Stamani la sveglia è a un'ora indecente, anche
perché c'era un messaggio che abbiamo poi
scoperto essere "confermiamo che alle 7.10 si
parte per la gita". L'albeggiare non prometteva nulla di
buono, ma poi fortunatamente il cielo si è
aperto, con ampi squarci di azzurro, anche se
le montagne erano comunque in mezzo alle
nuvole e la temperatura più frizzante.
Il nostro simpatico bus è arrivato con una
decina di minuti di ritardo e ha raccolto
molta più gente di ieri, riempendosi quasi
del tutto. La prima tappa, mentre l'autista
di oggi faceva il logorroico confidenziale e
quindi continuava a parlare mangiandosi le
parole, è stata Te Anau, paesello
sul lago omonimo che però non ci ha detto
molto. Anche qui paccate di negozi turistici.
Tra l'altro, c'è una grossissima percentuale
di turisti orientali, giapponesi ma anche ad
occhio coreani. Già nel nostro bus ce ne sono
parecchi, ma ci sono proprio i bus loro
riservati, addirittura con gli ideogrammi
dipinti sulla fiancata perché non si perdano!
Dopo Te Anau, bisogna dire che il panorama è completamente cambiato. Siamo infatti passati a un paesaggio indubbiamente montano. Ogni tanto ci si fermava a vedere qualche posto particolare: il guaio è che c'erano sei o sette tour diversi, e naturalmente tutti arrivavano allo stesso momento - la nave che poi prenderemo a Milford Sound ha un orario fisso! - e tutti si fermavano negli stessi posti, da vera catena di montaggio del turismo. Tra le cose che abbiamo visto ci sono state la Eglinton Valley; i Mirror Lakes, laghetti che rispecchiano perfettamente il panorama tanto che quei buontemponi di neozelandesi hanno messo un cartello appunto scritto allo specchio; l'Homer Tunnel, una galleria che fa sembrare il traforo del Tenda ampio e illuminato; il Chasm Walk, dove il Cleddau River si è scavato il percorso nella roccia tenera con un effetto di scultura postmoderna e dove siamo stati accolti da due kea, pappagalli alpini che hanno capito che i turisti sono interessati a loro e si pappagalleggian... ehm, si pavoneggiano.
L'arrivo a Milford Sound e la minicrociera
seguenti sono stati fantastici.
Innanzitutto, "Sound" non sta per suono, ma
- almeno immagino - per "fiordo": abbiamo
queste insenature d'acque con le montagne a
picco su di essa, un po' come in Norvegia.
Milford Sound non è l'unico, ma è il più
famoso perché ci si arriva in bus oppure
terminando la Milford Track, un simpatico
sentiero di 45 chilometri da percorrere in
tre giorni. Rispetto alla Norvegia c'è
comunque qualche piccola differenza: ad
esempio la vegetazione lussureggiante fino
al livello dell'acqua.
In realtà a volte diventa
troppo lussureggiante, le radici non
reggono il peso e casca tutto in mare. A questo punto
ci vogliono decenni prima di tornare ad avere
di nuovo delle piante. Poi ci sono le cascate, tra cui una con
più di 100 metri di dislivello. Nulla di
strano, visto che la piovosità media della
zona supera i 5 metri l'anno. Noi siamo stati
fortunati, però, col sole che splendeva in
mezzo all'onnipresente vento. L'acqua è di un
colore verde-marrone e non è limpida: non perché inquinata, ma per
una ragione stranissima. C'è sempre infatti uno
strato superiore di acqua dolce, che può a volte
raggiungere i sei metri. Quest'acqua arriva ovviamente dall'alto e
porta con sé una quantità di particelle
organiche che assorbono la luce.
Anche se Queenstown disterebbe solo una
sessantina di chilometri seguendo il corso
della valle, non c'è una strada diretta che salga facendo il passo tra le
due valli: quindi
anche per tornare abbiamo dovuto rifare tutto
il giro dell'oca iniziale. Mi affretto però
ad aggiungere che Milford Sound ha anche un
miniaeroporto, per chi ha soldi voglia e
fortuna di volarci a partire da
Queenstown.
La sera abbiamo cenato al Coronation Bathhouse, un
locale posto
all'inizio del parco che un tempo era uno
stabilimento balneare che stava andando in
rovina ed è stato restaurato una quindicina
d'anni fa. Il posto è davvero carino:
piccino, tanto che le dispense erano nei
punti più impensati, e con una favolosa
vista sul lago al tramonto. La cucina
tendeva forse ad essere un po' troppo
scenica - abbiamo avuto dei cilindri di
carne e pesce che svettavano in mezzo al
piatto - e naturalmente anche il prezzo non
era esattamente tirato dietro, ma il posto
meritava davvero.
Usciti dopo le 22, la cittadina era
piuttosto deserta, tranne che davanti ai bar
dove stavano trasmettendo la finale della
Coppa del Mondo (di rugby, per chi non
l'avesse capito) Ho come il sospetto che la
settimana scorsa la sconfitta in semifinale,
e poi da parte degli australiani, sia stata
presa maluccio... peggio che da noi col
calcio.