La notte è stata una tragedia, col vento che continuava a fare sbattere le finestre: a un certo punto ho deciso di alzarmi a bloccarle, con lo sguardo stupito di Anna che non si era accorta di nulla e mi ha anche detto che a chiuderle poi non avrebbe avuto aria. Mah. Insomma ho dormito molto male, e al risveglio ero molto musone. Nemmeno la notizia che il giro in barca oggi non ci sarebbe stato, e che saremmo andati tutti su a Calcaredda a fare una grigliata, mi ha reso più allegro. Dopo una lunga telefonata per consigli sul seguente nostro viaggio in Norvegia, telefonata che ho amabilmente saltato, siamo finalmente usciti.
La prima cosa che avremmo dovuto fare era andare alla caccia del maglione che Marina si era dimenticata da qualche parte due giorni fa. La caccia al tesoro non è stata molto lunga: appena svoltato l'angolo, infatti, il maglione era lì in bella vista su una sporgenza del muro. Abbiamo fatto qualche considerazione sulle volte in cui siamo passati senza accorgercene, e poi ci siamo incamminati buoni ultimi... salvo vedere Marzia, Simona e Raffaella tornare indietro, spaventate dalla salita e decise a scegliere l'alternativa "spiaggia pura". Il nostro trio, con le aggiunte di Paolo e Alessandro, si è inerpicato relativamente con calma, raggiungendo gli altri che erano già su. La differenza con ieri è ben visibile, ad ogni modo: oltre ai vari gruppi che avrebbero partecipato alla grigliata, abbiamo visto altra gente salire, probabilmente fregati anche loro dal mare grosso.
A questo punto, in attesa di mangiare, io me ne sono stato bello tranquillo a chiacchierare e bere un po' di vino, mentre Anna ha portato Marina a vedere il faro, ovviamente senza zaini appresso. Le due fanciulle hanno messo il loro tempo, ma alla fine sono arrivate prima che ci fosse l'ultima distribuzione di pane e salsiccia: non so se si siano prese anche il bis che io ho saltato a pié pari perché preferivo stendere il telo mare promosso a telo pineta e rilassarmi un po'.
Nel pomeriggio gli altri se ne sono andati via man mano: alle 15.30 anche il nostro quintetto dell'andata si è rimesso in marcia, questa volta in direzione di Case Romane. Il nome della località non si sa bene che stia a significare: il posto deve essere stato abitato fino a poco tempo fa, a giudicare da certe parti di edifici che sembravano tanto fatti da blocchi di cemento. C'erano anche i resti di quella che effettivamente poteva anche essere una dimora tardoimperiale, per quello che ne posso sapere, e soprattutto una microchiesetta bizantina che dovrebbe risalire all'undicesimo secolo e dedicata a san Basilio. Purtroppo tutte le pareti sono piene di scritte, e mi sa che avere messo un quadernetto per le firme non è che sia servito a molto.
Davanti ai resti del complesso c'era anche una pozza con un po' d'acqua corrente, che più che da noi è stata apprezzata dai cani di alcuni altri turisti che vi si sono fiondati che era un piacere. Noi ci siamo limitati a rinfrescarci i piedi per scendere poi giù dalla via principale, tutta lastricata con i fondi dell'Unione Europea ma con una pendenza niente male, tanto che arrivati in fondo ci siamo rifocillati chi con una birra chi con un gelato (e chi, come Paolo, con granita e birra per non farsi mancare nulla).
Confesso di avere poi saltato l'aperitivo ed essermi limitato alla cena, composta dai soliti antipasti, da una pasta al pomodoro "senza melanzane" (piccola difformità col menu ufficiale...) e seppie alla griglia. D'altra parte è già tanto quando riesco a mangiare così tardi la sera, visto che eravamo di nuovo finiti al turno delle 21 abbondanti. Dopo cena mi sono direttamente schiantato a letto dalla stanchezza... e anche dal freddo, visto che si era levato un ventaccio niente male e sono stato felice di avere indossato il mio maglioncino.
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