La notte è stata tranquilla: verso le cinque si è persino alzato un po' di vento che ci ha fatto tirare su il lenzuolo, cosa che non ci saremmo mai aspettati. Quando alle 8:30 Anna è uscita per comprare un po' di focaccia e due dolcetti alla ricotta, ci ha poi segnalato come la vivacità della sera prima era completamente scomparsa, e per le strade non ci fosse nessuno. Abbiamo mangiato qualcosa e poi siamo usciti per farci un caffè - la cucina esiste, ma il gas non c'è - e trovarci con gli altri.
Preso un caffé (Anna) e un cappuccino (io) per il modico totale di due euro e 30 che nemmeno in Brianza, abbiamo aspettato le nostre barche. Una era dedicata ai sub, con l'eccezione di Paolo che non aveva ancora avuto notizie della sua valigia con tutta l'attrezzatura, e ha declinato l'uso di una muta della sesta misura ("ma elastica!") che gli era stata offerta in prestito facendo notare che lui porta l'ottava; nell'altra sono saliti gli altri. Abbiamo percorso un tratto della costa fino a un punto dove ci siamo separati. Noi in teoria avremmo potuto nuotare per una cinquantina di metri fino a una spiaggetta, ma nessuno l'ha fatto perché l'acqua era sì limpidissima ma anche piena di meduse. Qualcuno ha nuotato con mashera e snorkel nei pressi, qualcun altro si è limitato a mettere i piedi a mollo, io me ne sono guardato bene dal toccare l'acqua. Tra l'altro, ho commesso un piccolo errore mettendomi a leggere il giornale non appena ci siamo fermati. Il mare era infatti calmo, ma la barca era piccola e quindi ondeggiava parecchio, e non mi sono sentito di nuovo bene; non ai livelli di una signora che si è completamente sbiancata e ha vomitato tutta la colazione, ma ci sono andato abbastanza vicino. Così, quando tornata l'altra barca coi sub si è deciso di ripassare in porto per sbarcare la signora, ho colto la palla al balzo e sono sceso anch'io, lasciando Anna e Marina a divertirsi. Lo stomaco non è migliorato troppo nemmeno dopo essermi preso un po' di focaccia; almeno mi sono fatto una micropennica che non fa mai male.
Quando alle 17 le fanciulle sono tornate, mi hanno raccontato di avere fatto il periplo dell'isola, che dall'altra parte il mare era molto più tranquillo (non che la cosa mi abbia intristito più di tanto), che c'erano molte meno meduse e che avevano fatto un salvataggio. Una signora era andata a nuotare, solo che lì la corrente era forte e non riusciva più a ritornare verso la barca, così le due fanciulle, dotate di pinne e quindi più veloci, sono andate al soccorso. Tra le altre avventure della barca c'è stata anche la scoperta di due pescatori di frodo, con tanto di fucile subacqueo, nella zona di riserva totale dall'altra parte dell'isola.
Siamo poi andati a fare un giro per il paese, facendo qualche acquisto: una camicia da notte per Marina che non se le era portate, e dell'effervescente per me, perché (però, quante e di fila!) il mio stomaco continua a non essere proprio felice. La caccia a una cartina con i sentieri dell'isola si è invece rivelata infruttuosa, e ci siamo trovati solo una fotocopia dove bisogna immaginarseli. Prima di cena abbiamo anche preso un aperitivo in uno dei bar in alto nel paese: l'unico problema è che abbiamo malconsiderato i tempi locali, e così abbiamo aspettato piu di venti minuti per riuscire a ottenere la bellezza di quattro bicchieri di bianco - nemmeno un'ordinazione troppo difficile, insomma - e otto cracker con un po' di paté sopra. Una fregatura, insomma. A cena poi abbiamo avuto acciughe sempre con pomodori, pasta alle sarde e una bistecca di tonno, il che ci ha riconciliato col mondo prima di fare due passi in paese.
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