Stanotte siamo finalmente riusciti a dormire senza nessun matrimonio fra i piedi: ci siamo così svegliati relativamente di buonumore, nonostante la necessità di impacchettare tutto per il rientro in Italia. Dopo avere fatto colazione - stavolta però il tipo ci ha chiesto chi voleva l'ovetto, al che ho subito alzato la mano - e prima di pagare mi è capitato di buttare l'occhio su un vecchio listino con i prezzi ancora in marchi. Ho provato a prendere un piatto a caso, o per meglio dire uno di cui mi ricordavo il prezzo: nel menù vecchio il suo prezzo era DM 18.80, mentre oggi costa 10.80 euro. Considerando che sono passati cinque anni, il passaggio da 9.60 a 10.80 euro, cioè un aumento intorno al 13%, si direbbe corretto, a differenza del famoso sistema italiano "un euro uguale mille lire". Ecco perché una volta noi trovavamo così cari i ristoranti all'estero e adesso non ce ne accorgiamo!
Impacchettato tutto in macchina, siamo partiti senza ulteriore indugio. La strada ormai la sapevamo bene: però, visto che questa volta non c'erano code, intorno all'ora di pranzo ho proposto di uscire dall'autostrada e vedere se sui paesini sul lago vicino a cui stavamo passando - che poi è il famoso lago dei Quattro Cantoni - avremmo potuto trovare un simpatico posto per pranzare. Detto fatto, usciamo e ci muoviamo a velocità moderata sulla strada cantonale. A un incrocio vediamo qualche macchina in coda e dei vigili; arriviamo e il gendarme ci fa fermare. Tiriamo giù il finestrino, e il tipo ci fa un sonoro "Buongiorno!" a cui rispondiamo educatamente. Un attimo di pausa, e il gendarme ci fa, in tedesco: "c'è qualcuno che parla tedesco?" Rispondo un po' preoccupato di sì, basta che non si metta a parlare troppo in fretta: a quel punto vediamo il suo sguardo sollevarsi, per la serie "non sono costretto a spremermi a trovare le quattro parole di italiano che conosco". Per farla breve, sembra che oggi fosse il primo giorno di scuola nel cantone, e quindi i vigili stano facendo opera di sensibilizzazione, regalandoci anche un disco orario. Non che abbiamo capito perché dire tutto questo a gente che presumibilmente non passerà più da queste parti, ma abbiamo pensato fosse meglio lasciare perdere.
Non mi è venuto nemmeno in mente di chiedere al gendarme se ci poteva consigliare un posto per pranzare; fortunatamente dopo qualche centinaio di metri abbiamo trovato un ristorante in riva al lago dove abbiamo mangiato senza infamia e senza lode. Ripresa la strada, tutto è andato tranquillo sino a qualche centinaio di metri dal passo del Gottardo, dove c'era un semaforo rosso sull'autostrada e una coda di una decina d'auto per corsia. Vabbè, pensiamo, magari vogliono semplicemente sfilacciare un po' il traffico: in fin dei conti non avevamo trovato nessun cartello al riguardo. Solo che sono passati cinque, dieci, quindici minuti e il semaforo non diventava verde. Abbiamo visto qualcuno passare nella corsia di lato e uscire dall'autostrada, ma non ci pareva il caso: invece lo sarebbe stato, visto che dopo una ventina di minuti dal nostro arrivo si sono materializzati alcuni omini che hanno spostato una sbarra e hanno costretto almeno noi in automobile a fare la vecchia strada del passo. Nella sfiga - sarebbe bastato arrivare un paio di minuti prima e non ci sarebbero stati problemi - siamo anche stati fortunati: il tempo si era infatti messo al bello e la strada è molto panoramica, sia nel pezzo di salita e discesa che in quello di falsopiano su al Gottardo. Non oso pensare cosa possa essere con pioggia e neve, ma tanto quello non era un nostro problema.
Da qua in poi nulla da segnalare, se non che in Italia non c'era praticamente nessuno sull'A4. Si vedeva che era ancora clima ferragostano... Baci abbracci e via discorrendo.