Diciamo che la nottata per Anna non è esattamente stata qualcosa di memorabile. Beh, no: lo è anche stata, ma in senso negativo. Infatti deve avere preso freddo ieri, con tutta la pioggia che ci siamo beccati; inoltre, quando si è alzata stanotte per andare in bagno, una vespa l'ha punta all'interno della coscia, e si è subito ritrovata con un bubbone piuttosto grande. La vespa, o magari era un'ape, non ne sono certissimo, arrivava con ogni probabilità da un nido che sta proprio sul muro esterno della nostra stanza; da queste parti, quando si parla di posti bucolici, lo sono nel bene e nel male. Visto che tra una storia e l'altra non era riuscita a dormire, Anna ha preferito restare per la mattinata in stanza a riposarsi un po'; da questo punto di vista, la scelta di fermarci un giorno in più a Badenweiler si è rivelata davvero utile. Io e Marina, dimostrando uno scarso spirito di crocerossini, siamo invece partiti in direzione di Triberg, dove la fanciulla voleva vedere le cascate decantate come le più alte della Germania.
Ci siamo così messi in viaggio, e dopo un'oretta buona siamo arrivati sulla valle che porta al paesino. Il posto era più o meno come lo ricordavo - ebbene sì, ci ero stato nel 1998 con la mia fidanzata di allora Eleonora; certo che sembra sia impossibile che io lo possa visitare con Anna! - se non per il fatto che i due marchi che allora erano necessari per visitare il luogo sono diventati due euro, in perfetto stile italiano. Inoltre, i parcheggi in alto erano molto piu pieni di una volta, tanto che abbiamo alla fine lasciato l'auto in quello a metà strada. Per chi è stato sul Niagara, mi affretto a specificare che qua è tutta un'altra cosa: non c'è un grande fiume che da il salto tutto in una volta, ma un torrente che fa una serie di salti, per un dislivello finale che è forse di duecento metri e fa un effetto ben diverso, anche se non disprezzabile. L'altra cosa che è assolutamente identica a un tempo è la quantità incredibile di turisti italiani. In questi due giorni in Germania non ne avevamo visti, e la cosa mi aveva anche stupito un poco; ma col senno di poi mi è venuto in mente qual è il punto fondamentale. Gli italiani tendono ad andare nei "luoghi famosi": Triberg è "la capitale dei cucù" e quindi noi italici ci si dirige qua ordinatamente, per quanto la parola possa essere applicata alla nostra gente. Friburgo, per non parlare di Badenweiler, chi le ha mai sentite nominare da noi? E dunque, che ci dovremo andare a fare?
In effetti, quando dopo la passeggiata su e giù per i sentieri presso le cascate siamo passati in paese, mi è ritornato in mente uh altro ricordo di dieci anni fa: Triberg è un paesino che ormai ha l'unica sua ragione d'essere per i turisti. A ogni passo trovi o qualcuno che ti vende orologi a cucù di tutte le fogge e dimensioni, oppure ti fa da Schnellimbiß rimpinzandoti con hot dog, hamburger, patatine e bretzel che si combinano contro il tuo stomaco. Marina e io ci siamo sottoposti a questa seconda parte dell'intortamento turistico, e dopo un più che necessario caffè abbiamo ripreso l'auto verso il più grande orologio a cucù del mondo. Ehm: Triberg, o meglio i paesi confinanti, ne hanno due, e non saprei nemmeno dire quale sia il maggiore e se da qualche altra parte nel mondo ce ne sia uno ancora più grande. Entrambi, pagando il giusto, sono visitabili: tenete conto che hanno le dimensioni di una casetta a due piani, anche se lo spazio abitabile è piuttosto ridotto dato che l'interno deve contenere tutti gli ingranaggi. Era tardi, e non ci siamo fermati da nessuno dei due orologi: per quanto riguarda il primo, ci siamo semplicemente passati accanto restando in auto, mentre sul secondo, che poi era quello che ricordavo io, siamo scesi per scoprire che a differenza di un tempo si pagava anche per vedere l'esterno. In un moto di stizza mio abbiamo deciso di lasciare perdere, accontentandoci di guardarlo da lontano, e riuscendo persino a non vedere l'uscita del cucù delle 14:30 - l'orologio era indietro, e non ho pensato di aspettare per vedere se suonava anche la mezz'ora.
Siamo così rientrati alla base, con Anna che era a ragione anche parecchio arrabbiata con noi che ce n'eravamo andati a divertire per tutto il giorno lasciandola sola soletta. A nostra parziale discolpa, avevamo finito i posti interessanti vicini a Badenweiler, e non avevo fatto i conti sul tempo di viaggio necessario per andare e tornare da Triberg. In realtà non era però troppo tardi per l'altra cosa che avevamo intenzione di fare nel nostro soggiorno in questo ridente paesino. Come accennavo ieri, il carnet di buoni sconto che ci era stato fornito all'arrivo in albergo comprendeva infatti un accesso gratuito alle terme, e volevamo provare l'ebbrezza. Ci siamo così avviati verso il Cassiopeia, senza nemmeno lasciarci preoccupare dal fatto che davanti all'ingresso delle terme stazionava un'ambulanza, e dall'edificio è uscito un tipo in barella. In fin dei conti, perlomeno era vivo, anche se non aveva un'aria così espressiva.
Le vasche termali sono tre, una interna e due esterne; la temperatura dell'acqua dovrebbe essere intorno ai 32 gradi, il che ha contribuito parecchio a zittire le mie remore nei confronti dell'elemento. In effetti, ho sguazzato un po' senza lamentarmi per nulla, il che è tutto dire. Anna però non era molto convinta di stare in acqua, perché tra la puntura della notte e il raffreddore sentiva un po' di freddo, e ha proposto piuttosto di andare nella zona delle "terme romano-irlandesi", come venivano indicate nel depliant. Romane lo si capisce, visto che hanno al loro interno tepidarium, calidarium e frigidarium; irlandese non lo so proprio, a meno che non si intenda la parte relativa al massaggio facoltativo con il guanto di crine. Usiamo la nostra chiavetta elettronica che ci hanno dato all'ingresso per entrare - quella parte del Cassiopeia è da pagare a parte, il nostro pass non era valido - ed entriamo nella prima sauna, quella che tecnicamente dovrebbe essere un tepidarium ma che per me aveva già una temperatura non consona alla vita umana. Dopo qualche minuto entra un tipo nudo, il che non era così strano visto che quei locali erano indicati come "textilfrei". Vede noi che sudavamo in costume, ed esce subito. Dopo un minuto, entra l'inserviente che ci spiega - naturalmente in tedesco stretto, il che mi ha fatto perdere un po' di tempo per riuscire a trovare un significato a quell'insieme di suoni - che la parola "frei" in textilfrei non significa libertà ma obbligo di restare senza vestiti. A questo punto non potevamo fare altro che abbozzare e spogliarci, non senza avere pensato a quale sarebbe potuta essere la punizione adatta per lo spione crucco. Devo però dire che a parte un attimo di imbarazzo per doversi spogliare accanto a persone che si conoscono - degli altri non me ne poteva fregare di meno, e non credo nemmeno alle mie compagne - ci siamo subito trovati a nostro agio, soprattutto quando ci siamo rilassati nella vasca di acqua termale tiepida che faceva tutte le bollicine sulla nostra pelle nemmeno fossimo gasati. Meno piacevole, ma lo sarebbe stato anche da vestiti, l'immersione nella pozza del frigidarium dove l'acqua era a dodici gradi, immersione che io e Marina abbiamo compiuto con grave sprezzo del pericolo, mentre Anna per ovvie ragioni ha preferito starsene bene al caldo.
Terminato il divertimento termale, era ormai tardi e ci siamo fermati a cenare in un locale che tecnicamente era una cantina, quindi solo piatti freddi e vino: garantisco che comunque avevamo abbastanza caldo di nostro :-)
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