Stanotte eravamo così stanchi, tra camminata e tutto, che non abbiamo avuto problemi a dormire, nonostante fossimo andati a letto alle 22.30... Nella ricerca di spiaggette tranquille, oggi abbiamo provato ad andare verso Podstine. Dopo qualche difficoltà a capire come si arrivava al mare, abbiamo trovato la scalinata giusta e ci siamo messi in una spiaggetta sassosa dove quando siamo arrivati noi non c'era nessuno, ma che in seguito si è riempita un po', compreso un gruppetto di caciaroni questa volta lombardi. Come si vede, non sono razzista, solo intollerante... I tipi avevano una radio, dalla quale abbiamo ascoltato un giornale radio. Mi stupisce che una stazione FM italiana si possa sentire così bene anche di qua, mentre ad esempio Rai1 si vede malissimo: ma effettivamente, a ben pensarci, la distanza in linea d'aria con le coste abruzzesi e pugliesi non è chissà quale esagerazione. Abbiamo pranzato in casa, notando il residuo calcareo che l'acqua gasata bevuta ieri - anche se avevamo comprato un'altra marca, denominata da Anna "Idrolitina light" - aveva lasciato sui bicchieri. La cosa più strana è che la Jamnica, la marca d'acqua bevuta il primo giorno, ha anche una confezione non gasata, che risulta direi oligominerale. Comincio a credere anch'io che l'acqua gasata la facciano con le bustine!
Una delle ipotesi per il pomeriggio era prendere il bus, andare a Milna, quattro chilometri a est di Hvar, e prendere ancora un po' di sole, prima di cenare in uno dei ristoranti consigliati dalla guida Clup e prendere l'ultimo bus per rientrare. Ma forse abbiamo esagerato con il sole, e quindi ci siamo crogiolati un po' in stanza. Alla fine era sufficientemente tardi, così abbiamo pensato di vestirci in modo decoroso e provare a vedere la cattedrale di santo Stefano. Bisogna dire che è una delusione, soprattutto pensando alla facciata che ci faceva presagire chissà che cosa. Dentro invece abbiamo trovato pareti spoglie e anche un'architettura che non ci sembrava poi chissà cosa, con l'eccezione di un bassorilievo sulla parte di ingresso di cui naturalmente non siamo riusciti a riconoscere i personaggi raffigurati. Sotto c'erano dodici figurine, presumiamo gli Apostoli; ma i tre sopra, uno con un libro, un altro con un toro e l'ultimo con un agnello?
Ci siamo trovati molto meglio andando a visitare il Teatro nazionale. Premessa: a Hvar, come nelle altre città veneziane, la prima cosa che fu costruita credo sia l'Arsenale, un po' come Hania a Creta. Prima il dovere, insomma, poi si poteva pensare ai palazzi nobiliari e simili. Bene, all'inizio del diciassettesimo secolo Venezia inviò come governatore un tale Pietro Semitecolo, che doveva essere una specie di Andreotti ante litteram ed era riuscito a pacificare tutte le fazioni locali. A questo punto gli venne un'idea: perché non facciamo un bel teatro, che tanto qui stiamo finendo di riparare l'Arsenale e ci rimane un po' di spazio in fondo? Detto fatto, nel 1612 ("Anno secundo pacis", non so se mi spiego) venne inaugurato questo teatro, il primo a non essere riservato alla nobiltà e ai cortigiani, ma alla libera fruizione di tutti i cittadini lesinesi... che avessero soldi per comprarsi il biglietto, immagino. La coesistenza del teatro con l'arsenale è sempre stata tranquilla, anche quando quest'ultimo è stato derubricato a deposito di artiglieria; il teatro ha avuto alterne vicende, a inizio 1800 è stato rimesso in sesto da una Società costituitasi appositamente che ha anche costruito due ordini di palchi, e sta lentamente risorgendo dal degrado che aveva portato la seconda guerra mondiale. A vederlo sembra davvero una bomboniera, viste le sue minuscole dimensioni - ma il palco è molto profondo. Occorre dire che i lavori di restauro sono fatti senza molti soldi: ad esempio, le sedie in platea sono di terza mano, perché provenivano dal teatro di Zagabria passando per quello di Dubrovnik. Sono però tenute molto bene. La cosa divertente è che l'ingresso (10 kune) è attraverso la locale galleria d'arte moderna, che ci azzecca poco, tanto che il reperto più interessante è la polena a forma di drago che si è fatta la battaglia di Lepanto con i veneziani.
Prima della cena - al Junior, nelle viette dietro la Riva: abbiamo speso poco, ma non ci siamo lanciati con il pesce - abbiamo girellato per il centro storico, notando i vari edifici di derivazione chiaramente veneziana, tenuti poi molto meglio che a Creta, anche se proprio dalla piazza se ne vede uno senza tetto. Però ci potrebbe essere il trucco. Stanno costruendo una nuova casa, e si vedeva benissimo tutta la struttura in cemento armato. Ma si notava pure la controparete in pietra, per lasciare alla fine l'effetto antico. Dopo la cena e un meritato gelato, abbiamo terminato la serata culturale con una visita al museo archeologico, presso la ex-chiesa di san Marco. In questo caso, la parola "ex" ha un significato più ampio. La chiesa, domenicana, era stata distrutta in una delle scorrerie turche; quando la ricostruirono, decisero di restringersi nello spazio corrispondente al coro, lasciando però in piedi le mura corrispondenti alla navata, che fanno così un simpatico recinto visibile dall'alto, con un paio d'alberi d'alto fusto all'interno. Il prezzo del biglietto è sempre di 10 kune, e il suo orario di apertura non è ben definito, ma sembra essere il mattino dalle 10 alle 12 e la sera dalle 19 (19.30? 20?) alle 22 (22.30? 23?), comunque da dopocena. Il museo contiene una serie di reperti archeologici trovati nell'isola a partire da 6000 anni fa fino all'era romana. Degno di nota il grill in ceramica, ma soprattutto la "Personal Ara": un tempietto portatile per sacrifici, di cui sono noti solamente quattro o cinque esemplari. Le didascalie sono dattiloscritte, in stile Museo Egizio di Torino, e forse coeve; degno di nota è stato l'attento sbianchettamento della parola "Jugoslavija" che è stata sostituita da "Hrvatska" o gli equivalenti nelle varie lingue.
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