Nell'ottobre dell"anno scorso scrissi un articolo su Beta che
annunciava la fine della Naming Authority (NA), il gruppo di persone
che dal 1994 ad oggi ha definito le regole per i nomi a dominio nello
"spazio .it". Sono sicuro che molte persone, vedendo che non
era successo nulla in questi mesi, mi avranno sbertucciato e tacciato
di essere uno stupido catastrofista.
Qual è la verità? Nella miglior tradizione di Beta, ecco una
cronaca meditata e commentata di cosa è successo in questo periodo,
approfittando del nuovo punto di crisi che sta capitando proprio in
queste settimane.
Per chi non avesse voglia di rivangare il mio vecchio articolo, ricordo cosa era successo l'anno scorso. Il professor Denoth, direttore della Registration Authority - la RA, vale a dire il registro cui occorre rivolgersi per ottenere l'uso di un nome a dominio terminante in .it - disse che aveva intenzione di eliminare ogni riferimento alla NA nel contratto con i vari maintainer, gli intermediari con gli utenti.
La notizia sollevò immediatamente un coro di critiche, ma in realtà non fu presa molto sul serio. Il contratto con i maintainer sarebbe infatti scaduto solo a fine 2002; Claudio Allocchio, presidente della NA, rassicurò tutti sulla prossima creazione di un nuovo organismo, che avrebbe finalmente avuto una legittimazione governativa, e avrebbe così superato i problemi presenti in quel momento. Occorreva solo aspettare che il nuovo governo riuscisse a mettersi al lavoro a tempo pieno: i giochi erano quasi fatti.
Nel frattempo, il Comitato Esecutivo (CE) della Naming Authority andava però perdendo i pezzi. Ben tre tra gli otto membri eletti dall'assemblea si erano infatti dimessi tra settembre e ottobre, protestando contro l'immobilismo del CE e chiedendo a gran voce che ci fosse una forte accelerazione nel lavoro della NA.
I primi mesi del 2002 passarono tranquillamente: forse anche troppo, visto che non v'era traccia di riunioni del CE. A quanto si è poi scoperto, continuava ad esserci una serie di veti nascosti, che rendevano impossibile scegliere una qualsivoglia data per le riunioni che fosse accettata da tutti: dato che si è sempre cercato di privilegiare la collegialità, questo portava a un blocco di fatto.
Poiché l'ultima assemblea di ITA-PE, il gruppo che costituisce la
Naming Authority, si era svolta a marzo 2001, ci si aspettava per il
mese di marzo una nuova assemblea. All'avvicinarsi di marzo, però, non si
trovava traccia della convocazione. Il presidente NA disse che occorreva
pazientare qualche giorno, perché si stava muovendo qualcosa.
Più o meno a nostra conoscenza, erano infatti iniziate le riunioni della
commissione mista di cui si era parlato a novembre. Il Tavolo dei Dominii,
come veniva chiamato, stava preparando la bozza per il nuovo contenitore
- detto amichevolmente "il Coso" - che avrebbe conglobato RA e NA. Nel
frattempo, nientemeno che il Ministro dell'Innovazione aveva chiesto
alla NA di sbloccare il dominio gov.it per l'uso appunto del
governo.
La richiesta, di per sé, era perfettamente sensata. In effetti, i nomi corrispondenti ai sette gTLD storici erano stati riservati per evitare abusi. Ma era chiaro che gov.it aveva come titolare naturale il governo! Alcuni della NA avrebbero però voluto che questa modifica facesse parte di un pacchetto più ampio di regole, e soprattutto ne contestava l'urgenza. Tant'è, il CE si riunì appositamente e l'unica deliberazione fu appunto quella per gov.it.
Intanto le settimane passavano, e non vi era traccia né della bozza di articolato, né tanto meno dell'assemblea. Nella lista i malumori continuarono a creescere, tanto che si cominciò a parlare di un'autoconvocazione. A questo punto, anche perché in effetti era chiaro che il Tavolo dei Dominii non stava facendo progressi, si arrivò finalmente alla convocazione dell'assemblea a Roma per il 20 maggio.
L'assemblea aveva un ordine del giorno molto nutrito: però era abbastanza chiaro che nelle poche ore a disposizione non si sarebbe potuto modificare lo statuto della NA, e l'abitudine alle discussioni senza costrutto fece il resto.
Le votazioni, in compenso, furono molto interessanti. Claudio Allocchio
e Giovanni Battista Frontera si erano infatti ricandidati rispettivamente
come presidente e vice: ma c'era anche un ticket alternativo, con Vittorio
Bertola come candidato presidente, e io come vice. Il nostro programma
era molto semplice: volevamo una maggior trasparenza, in modo che la NA
potesse rimanere sempre al corrente di quanto stesse accadendo, sia nel
CE che al Tavolo dei Dominii.
Non è che in realtà avessimo molte speranze: alla fine però ottenemmo
un risultato più che lusinghiero, con Bertola che ottenne circa il 40%
dei voti e io che fui addirittura eletto.
I mesi estivi passarono senza troppe novità. Il CE aveva un mandato ridotto, e si doveva solamente dedicare alla ordinaria amministrazione; ci furono una serie di discussioni in lista su alcune decisioni di riassegnazione di dominii che sembravano - qualche volta anche a ragione! - francamente incongrue; la RA taceva, e il Tavolo dei Dominii languiva, almeno secondo quanto mi comunicava Allocchio tutte le volte che chiedevo lumi.
Arrivammo così al 4 novembre, quando si tenne la riunione annuale dei Contributori. Essa non sembrava nulla di particolare, tanto che molti maintainer non vi parteciparono, perdendosi non solo una lussuosa rivista in carta patinata fatta dalla RA, ma soprattutto una serie incredibile di fuochi d'artificio.
Tralasciamo l'esposizione del bilancio, creativa come sempre, e l'annuncio secondo cui la registrazione non sarebbe più stata per anno solare, ma per 365 giorni: "tanto i ricavi nell'anno sono gli stessi". In realtà, solo circa metà di questi ricavi potrebbero essere messi a bilancio, ma non vogliamo mica sottilizzare, no?
Denoth iniziò il pomeriggio descrivendo il nuovo contratto
maintainer. Esso aveva solo alcune piccole differenze con il precedente:
un aumento delle tariffe fino al 100% (!) non permetteva di risolvere
il contratto, e non esisteva più la clausola che diceva che chi chiedeva
l'uso di un nome a dominio dovesse sottostare alle regole della NA. Adesso
si parlava in genere delle "regole RA". Ah: il contratto doveva essere
improrogabilmente firmato entro il15 gennaio: altrimenti i nomi registrati
sarebbero stati loro tolti.
La notizia cadde come un fulmine a ciel sereno per molti, tra cui lo
stesso Allocchio che era arrivato alla riunione con una serie di slide
che erano appena state approntate dal Tavolo dei Dominii... beh, non
esattamente. Il Tavolo non si era riunito, e queste erano il risultato
di una telefonata tra Gian Luca Petrillo, il rappresentante del Ministero
delle Comunicazioni, e Allocchio stesso.
Altri attori non sembrarono però così sconcertati. Bruno Piarulli, a
capo del maggior registrante di dominii .it (register.it), plaudì alla
nuova organizzazione, che semplificava i suoi bilanci e presumo toglieva
un'entità con cui avere a che fare. Anche Marco Negri di I.Net, padre
fondatore dell'internet italiana che si era defilato da un paio d'anni,
si fece vivo per affermare che a suo parere era ora di dichiarare morta
la NA.
La discussione in lista si accese immediatamente: Allocchio scrisse
che l'uscita di Denoth era a titolo personale, non era stata affatto ben
vista al Tavolo dei Dominii, e che il GARR stava per decidere di non
firmare il nuovo contratto. Denoth si limitò a rispondere all'ultimo
punto, affermando che in realtà il GARR non aveva un contrattto vero e
proprio, quindi quella minaccia non aveva alcun fondamento!
In generale, la discussione cominciava a degenerare in una rissa "tutti
contro tutti", senza però nessun passo in avanti. Questo avvenne l'8
dicembre, festa dell'Immacolata Concezione e anniversario della morte di
John Lennon. Allocchio postò infatti
un
messaggio dove
veniva finalmente concepita la bozza di statuto per la Fondazione Antonio
Meucci, il famoso "Coso", ed era felice di comunicare che venerdì 20
dicembre ci sarebbe stata una Vera Riunione del Tavolo dei Dominii.
No, io non ne sapevo nulla. Ovviamente non ero invitato, ma questo almeno
era perfettamente logico: i due "posti NA" andavano ad Allocchio e al
direttore del CE Andrea Mazzucchi, mentre anche la RA aveva per par
condicio due invitati: Denoth e Stefano Trumpy.
La bozza venne immediatamente criticata dalla NA a partire dal
suo stesso nome: in effetti, intitolare qualcosa relativo a Internet
al'inventore del teefono non sembrava una mossa così azzeccata. Più
tecnicamente, lo stesso concetto di Fondazione lasciava perplessi sia
parecchi giuristi che alcuni provider, che si preoccupavano dei possibili
deleteri effetti di un simile organismo.
Ma il peggio era ancora da vedere. Questa fondazione avrebbe un Consiglio di Amministrazione formato da cinque membri: tre designati dal Ministero delle Comunicazioni, e due dal cosiddetto Comitato Tecnico, che sarebbe l'organo deputato a preparare le regole di naming. Il Consiglio potrebbe comunque mettere il veto alle decisioni del Comitato Tecnico senza giustificarsi.
Anche il Comitato Tecnico avrebbe poi una composizione peculiare. Due
membri verrebbero eletti dalle organizzazioni di maintainer, due
da operatori di telecomunicazione, due da non meglio identificate
"associazioni utenti". Allocchio ha affermato "ma è chiaro che almeno
all'inizio (corsivo mio) queste associazioni sarebbero la NA":
permettetemi di dubitarne.
Tutte queste associazioni con diritto di voto sarebbero comunque
definite dal Consiglio di Amministrazione, che così può avere un
controllo implicito. Seguono due rappresentanti del Registro, uno del
GARR, e vari rappresentanti ministeriali... tra cui uno dal Viminale,
presumibilmente per portarsi avanti col lavoro e scoprire i pericolosi
terroristi che vorrebbero registrare vivabinladen.it. (Sì,
c'è stata una richiesta di questo tipo il 12 settembre 2001).
La bozza di statuto scontentava insomma quasi tutti. Ma i giorni passavano, e nessuno presentava una proposta organica.
Qui rientriamo in gioco Bertola e io. Partendo dal principio "se
facciamo qualcosa, saremo probabilmente fregati; se non facciamo
nulla, saremo fregati di sicuro", abbiamo deciso di preparare una petizione in difesa della Naming
Authority, che potesse raccogliere più firme possibili ed essere così
presentata al Tavolo dei Dominii. Contestualmente, abbiamo pubblicato
una versione
alternativa dello statuto, partendo dal principio che i giochi erano
comunque praticamente fatti, e cercando però di salvare l'esistenza
della NA e il ruolo "dal basso" di preparazione delle regole.
In questa versione, il Consiglio di Amministrazione rimane a maggioranza
designata governativamente, ma i suoi poteri di veto e proposta sono
molto ridotti, se non annullati. Il Comitato Tecnico rispecchia invece la
composizione del'attuale CE, e soprattutto viene introdotta un'Assemblea
degli Utenti e Operatori Internet, che non è altro che la vecchia Naming
Authority: i suoi membri attuali passerebbero anzi in blocco al nuovo
organismo.
In pochi giorni, la petizione ha raccolto più di 300 firme, soprattutto
da gente che con Internet ci lavora. Non sono mancate naturalmente le
critiche, sia da chi ritiene la nostra proposta velleitaria e quindi
assolutamente inutile, a chi ci ha accusato di "svendere la Naming
Authority alla burocrazia ministeriale", infervorato dal commento di
Allocchio che ha scritto "beh, non è detto che la composizione del
Consiglio di Amministrazione non possa essere di due nominati e tre
eletti".
Mah: dire queste cose in lista è facile, e sono pronto ad appoggiare
una mozione di questo tipo. Anche dirle al Tavolo dei Dominii non è
difficile. Ma ho troppa esperienza di battaglie sindacali per sperare
in un risultato così lusinghiero.
Insomma, sembra proprio che ormai la Naming Authority morirà, sia che
facciamo qualcosa che se restiamo immobili. La mia sgradevole sensazione
è che somigliamo ai capponi di Renzo, e che tanto i giochi probabilmente
sono già stati fatti.
Qualunque opzione vincerà, la NA è morta. Personalmente, sto facendo
quello che posso per mantenere quello che io ritengo essere lo scopo della
Naming Authority, e cioè essere quelli che amano Internet e preparano le
sue regole pensando a questo. Auguratemi buona fortuna, ne ho bisogno!