Domenica 21 agosto 2005

Il programma della giornata avrebbe previsto la visita alla valle delle Meraviglie. Solo che probabilmente la notte era piovuto, e la mattina era comunque bruttina e non lasciava presagire nulla di buono. A questo punto, è stato d'obbligo cercare un Piano B per la giornata: se già di suo il monte Bégo è rinomato per i temporali, figuriamoci con una giornata così! Dopo avere atteso per un bel po' a vedere come sarebbe girato il tempo, alla fine ci siamo decisi ad andare sì a Tenda, ma limitandoci a vedere il museo delle Meraviglie.

La strada era piuttosto trafficata, ma nulla di eccezionale. Arrivati al paese abbiamo trovato parcheggio in maniera ragionevolmente facile, anche perché siamo andati alla stazione invece che ostinarci a cercarlo in piazza. Ci è andata anche bene, visto che il museo si trova a nemmeno cento metri dalla stazione. Stranamente il bigliettaio parlava italiano senza problemi: in compenso il museo, come del resto potevamo aspettarci, ha solo didascalie in francese, giusto per fare imparare un po' le lingue. Abbiamo scoperto tutto quello che non avremmo mai immaginato nemmeno nei nostri sogni più incredibili a riguardo del monte Bégo, che era considerato dagli abitanti del Neolitico il dio dei temporali; abbiamo anche visto una serie di calchi di alcuni dei disegni della valle delle Meraviglie, con graffiti a partire da qualche migliaio di anni avanti Cristo fino agli anni '60 o giù di lì... Di per sé ci avevano anche dato un opuscoletto in italiano come guida: peccato che c'era sì un bellissimo glossario, ma che questo era stato completamente tradotto, scordandosi però di lasciare anche i termini francesi corrispondenti. Quindi potevamo sapere tutto sulle pitture rupestri, ma non eravamo in grado di associarle a quanto vedevamo. All'interno del museo c'era anche una mostra temporanea sui "bergers": da buon villeggiante a Usseglio, non mi ci è voluto molto a capire come questi fossero i pastori. Stranamente in questo caso c'era anche una traduzione italiana dei cartelli... si dovevano essere svegliati male.

Dopo esserci mangiati un panino quasi con un po' di sole, abbiamo fatto un giretto per il paese. Ci doveva essere una festa locale: c'era molta gente in giro vestita con gli abiti tipici del passato - con una folta rappresentanza dalle valli cuneesi, che non si stava certo tirando indietro quando si trattava di bere - e chiese e cappelle erano aperte. La cattedrale intitolata a Nostra Signora dell'Assunzione aveva indubbiamente un soffitto tutto decorato di azzurro come si conviene alla titolare; c'era anche un organista italiano che si stava preparando per il concerto che avrebbe terminato la visita turistica guidata a Tenda. L'organo, per i curiosi, è un Serassi del 1805, un manuale più una piccola pedaliera e registri in stile ottocentesco come ad esempio i campanelli. Già che c'ero, mi sono anche comprato un CD di musica d'organo, suonata sugli strumenti della zona. Davanti alla cattedrale c'era la cappella dell'Annunciazione di una delle confraternite locali (i Penitenti Bianchi, da non confondersi con i Penitenti Neri che avevano un'altra cappella), in puro barocco piemontese.

Si erano fatte le 15:30, e ci restava ancora un po' di tempo. Forti dei peana intessuti dalla guida Touring, abbiamo pensato che sarebbe potuto essere interessante andare a Luceram per vedere i polittici nella chiesa di Santa Margherita. Detto fatto, ci siamo messi in viaggio, mentre i nuvoloni si addensavano di nuovo. Il guaio è che sulla cartina la distanza non era poi troppa, ma non abbiamo pensato che era tutta su strade di montagna che andavano su e poi giù e poi di nuovo su, con almeno due scollinamenti, in stile "le discese ardite e le risalite". Il tutto poi condito dalla pioggia che aveva iniziato a cadere, e dalle nuvole basse che a un certo punto mi hanno persino fatto accendere i fendinebbia, più per farmi vedere che altro. Ad ogni modo siamo finalmente arrivati a Luceram, parcheggiato la macchina, saliti a piedi verso la chiesa... che era chiusa. Guardiamo intorno, vediamo una casa vicina con un cartello che diceva "visite alla chiesa un euro e mezzo", ma anche lì non c'era nessuno. Siamo allora scesi all'ufficio del turismo che avevamo oltrepassato per salire alla chiesa, e all'esterno del quale campeggiava effettivamente un cartello con su scritto a mano "l'èglise est fermée", perché la sera ci sarebbe stato un concerto. Abbiamo anche provato a pietire pietà, ma la tipa dell'ufficio è rimasta anche un po' stupita che non volessimo fermarci la sera per il concerto (gratuito, ma non era quello il punto: quella strada alle 23 preferivo non farla).

Con le pive nel sacco ce ne siamo così ritornati verso Sospel, dove ci saremmo anche fermati a prendere un tè se la pioggia non fosse virata in temporale - sicuramente la vendetta del dio Bègo per non essere andati sul suo monte. Invece che rifare la strada dell'andata, ho pensato di provare la stradina che riporta in Italia in direzione di Olivetta San Michele. A differenza delle altre strade, che per quanto tortuose erano sempre a doppia corsia, questa è molto stretta e probabilmente non molto trafficata in genere. Anche il posto di frontiera si limitava a una casetta che sembrava da nulla, una sbarra giusto per figura, e due righe di stop segnate sull'asfalto. Il paese, o almeno la parte del paese dove c'è il municipio (la stazione è sulla statale, e come capita spesso si è costruito molto là), non è esattamente una metropoli; però hanno cercato di renderlo vivace dipingendo vari murales sulle pareti delle case, indicando i vari percorsi pedonali panoramici - ah, tra l'altro in Italia non pioveva... - e scrivendo i nomi delle vie anche in occitano, pur con una certa qual approssimazione.

Ripresa la strada verso Breil e passato il valico di Fanghetto, ho notato come gli italiani, come anche sulla strada di Olivetta, avessero riasfaltato tutto, cosa che i francesi si sono guardati bene dal fare. Piccolezze tra vicini? Ripensandoci su, credo poi di avere capito perché col trattato (che immagino sia stato firmato il 16 settembre 1947, come da nome della via principale di Tenda) si siano presi quel pezzo di valle Roya. No, il trattato è stato fatto il 10 febbraio... il 16 settembre è entrato in vigore. Non tanto per la valle in sé, anche perché a questo punto avrebbero fatto una cosa più pulita arrivando a Ventimiglia: e nemmeno per la supposta francesità della zona, come visto in questi giorni. La vera ragione doveva essere le centrali idroelettriche che costellano la valle. In fin dei conti, al Moncenisio è capitato esattamente lo stesso con il lago, no?Epperò il trattato di pace all'articolo 9 dice che la Francia deve dare delle garanzie... mah.

Rientrati in albergo e cenato, abbiamo pensato di fare un giretto turistico notturno per Breil. Non che fosse così tardi, visto che siamo partiti alle 21:30 intuendo più che vedendo la stradina che portava alla National - e mettere qualche luce? Però il paese era desolantemente vuoto, come può esserlo in una domenica sera. Altro che turismo.


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