giovedì 9 agosto 2007

La mattinata sembrava bruttina come ieri, e quindi non è che ci aspettassimo chissà cosa. Il vento era poi virato su maestrale, e la saggezza popolare afferma che resterà così per tre giorni. Arrivati al punto d'incontro all'ultimo momento, abbiamo scoperto che la supposta grigliata su per il monte non ci sarebbe stata, visto che stavano facendo la conta per i sub, che continuavano ad aumentare. Inoltre il mare sarebbe potuto essere bruttino, al che Anna ha immaginato che io non sarei salito e ha deciso che non mi avrebbe lasciato solo, mentre Marina si è allegramente unita alla comitiva. Il tutto mentre io cercavo inutilmente di comprare un quotidiano: inutilmente dato che l'aliscafo aveva avuto un guasto e quindi era in ritardo.

Siamo comunque riusciti a comprare il giornale mentre prendevamo il caffè, prima di incamminarci verso il faro. La strada è per l'appunto una strada e non un sentiero, e ci possono andare tranquillamente le jeep: d'altra parte in tutto il percorso di andata e ritorno non abbiamo incontrato nessuno nemmeno a pagarlo, il che mostra come la parte montana di Marettimo non goda dei favori del pubblico. A proposito di auto, non è che non ci siano nell'isola: semplicemente non vengono usate, anche perché il paese è piccolo e fuori di esso non c'è nessun posto dove andare. Questo è indubbiamente un vantaggio, anche se significa che le rare volte in cui passa qualcuno in motocarro a uno viene anche da lamentarsi!

Ci sono varie deviazioni dalla strada principale, tutte segnalate bene: l'unico appunto che mi sento di fare è che i tempi presunti di percorrenza sono messi a caso, e ad esempio può capitare che a breve distanza da un cartello "Punta Libeccio: 2h30m" ce ne sia un altro "Punta Libeccio: 20m". Il tempo reale, almeno per le nostre gambe, è stato di un'ora e mezza: la strada sale molto ripida per il primo tratto, poi se ne sta per un bel po' a mezza costa, per scendere di nuovo abbastanza velocemente. Il faro si direbbe disabitato da lungo tempo, e l'idea che abbiamo sentito in giro di farlo diventare un resort esclusivo mi pare piuttosto difficile da realizzare anche se dicono che ci sono venti stanze. In compenso, utilizza l'energia solare: il primo punto nell'isola dove abbiamo visto i pannelli. Continuo a non capire come mai la Regione Siciliana non dia dei contributi per l'installazione di questi pannelli, che quaggiù potrebbero tranquillamente fornire elettricità e non solo riscaldare l'acqua.

Nel ritorno ci siamo fermati a mangiare quello che ci eravamo portati dietro a Carcaredda, una pineta attrezzata non si sa bene per cosa; c'è una casa (sbarrata) del corpo forestale, una specie di parco con una (1) panchina. Misteri turistici. Scesi giù, siamo passati dalla Praia di Nacchi, una cala naturale con una spiaggia di sassi ma senza alghe, dove io - per la prima volta in quattro giorni che sono qua - ho toccato l'acqua con i piedi. Nulla di più, visto che c'erano parecchie meduse anche qua, tanto che nemmeno Anna si è fidata di fare il bagno. Era di per sé anche un peccato, visto che l'acqua era calda persino per me, e il cielo si era anche riasserenato.

Rientrati in casa, dopo una mezz'oretta è tornata anche Marina, comunicando una possibile immersione notturna del gruppo con relativa grigliata (in barca? al porto?) seguente. Non che la cosa mi attirasse molto, a dire il vero: ma tanto c'è stato un repentino cambiamento di programma, legato al fatto che il mare sembrava stesse "diventando brutto". Così ci sarebbe stata cena alle 21 (argh) e aperitivo più o meno obbligatorio alle 20:15 con assaggini di tonno.

Mentre stavamo meditando sul da farsi nel prosieguo della giornata - per i soliti maligni: no, non stavo facendo la pennica, anche se ero bello sdraiato a letto - arriva la signora Maria con un tipo che, dopo essersene stato mezzo minuto a squadrare Anna - si è presentato come "tecnico del frigo". Come ricorderete, il frigorifero non ha mai funzionato, per la nostra rabbia. A quanto pare, una volta la settimana qualcuno arriva dalla Sicilia col furgoncino per le riparazioni standard, e così è stato il nostro turno: il consulto comunque è durato poco, e il risultato, tradotto dal siciliano, è stato "i frigoriferi di quella marca - Candy, per la cronaca - non funzionano mai, e se l'avete comprato siete stati dei pirla". Allegria.

Siamo poi usciti perché Marina aveva deciso che doveva scattare delle foto anche lei, visto che altrimenti si sentiva lasciata in disparte. Mentre passavamo sulla strada che ci portava giù al porto, come sempre non mi sono accorto di Gasparri che era seduto su una panchina e, almeno a detta di Anna, stava sfogliando... il libro scritto da lui, andando subito in fondo per vedere come finiva. Anna mi ha impedito di ritornare indietro a fotografarlo, tarpando le mie speranze. Mi sono dovuto acontentare di uno zoom, preso poi anche dopo che l'ex ministro si era probabilmente accorto di sapere di cosa parlava il libro e l'aveva posato.

L'aperitivo era davvero ricco e anche buono, anche se oggettivamente il salame di tonno non è che mi abbia detto più di tanto. Questo però è significato almeno per me una grande difficoltà al momento di cenare sul serio. La cena, forse perché eravamo parecchi meno del solito o magari per l'appetito scemato, è stata relativamente movimentata. L'altro Paolo ("il Santo", come da foto fattagli) si è avvicinato a Simona, dicendo "vuoi che ti tocchi le parti intime? Così salti come un grillo" A onor del vero, Simona non sembrava molto convinta delle avances, tanto che si è chiusa a riccio. Giusto per dare un minimo di contesto al tutto, nel pomeriggio Paolo le aveva detto che "sembrava amorfa", e gliel'aveva ripetuto anche prima della frase incriminata... Intanto Raffaella si avvicinava a Ignazio, il cuoco con relativa maglietta "cuoco" e telefonino d'ordinanza, per un rapido ma accurato servizio fotografico. Giusto per la cronaca, abbiamo avuto come antipasto olive, bruschette e formaggio, poi pasta al tonno e un trancio di spada alla piastra, oltre al melone.

Mentre cenavamo c'era Maurizio con una radiotrasmittente che gracchiava qualcosa che non eravamo riusciti a capire, fino alla fine quando ci hanno raccontato dell'aliscafo che aveva sbattuto contro un pilone a Trapani. È vero che quello arrivava da Favignana e non da qua, ma la società è comunque la stessa, e probabilmente quella nave aveva anche fatto scalo a Marettimo. Inutile dire che la notizia si è propagata per il paese alla velocità della luce, e tutti erano lì a discutere del fatto della settimana se non del mese. Addirittura, il bar Maramao sulla piazza del porto è stato preso d'assalto per i tre minuti del servizio francamente imbarazzante di SkyTg, neanche se tutti i presenti fossero sopravvissuti al naufragio e felici al pensiero di poter raccontare la storia ai propri nipotini!


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