È davvero meglio tacere?

Dopo l’uscita di ieri del leader della Lega (così non arriva nelle ricerche :-) ) sugli appelli per cognome in modo da non infastidire “i bambini fluidi” sono arrivate le usuali critiche a quelli che l’hanno commentato, “perché così si fa solo il suo gioco”.

Premetto che non ho alcun dubbio che quell’uscita fosse stata accuratamente preparata, e che sia stata fatta per essere condivisa dai propri sodali, non credo proprio che se io ne parlo nella mia bolla cambierà una iota nel consenso verso di lui. Quello che eviterei di fare è limitarsi a sbeffeggiare un’ignoranza che in realtà non esiste affatto: quello sì che genera il risultato opposto.

3 pensieri su “È davvero meglio tacere?

  1. Ivo Silvestro

    Io non la metterei in termini di consenso, ma di (scusa il parolone) egemonia culturale. Non è che se tutti parlano di Salvini poi tutti gli danno ragione o lo votano, però si può avere l’impressione che sia lui il punto di riferimento. E questa, in questo momento, è una percezione errata.
    Per dire: nella mia bolla le critiche internazionali a Giorgia Meloni non sono arrivate, Salvini e l’appello per cognome sì.

    Un altro problema è che l’attenzione è una risorsa limitata. Il singolo è ovviamente libero di seguire quel che vuole, ma c’è anche una “attenzione collettiva” e infilarci gli appelli per cognome come tema di discussione generale sottrae spazio a cose più serie (che magari ha detto lo stesso Salvini).

    Ultima cosa: i blog ormai non contano nulla e comunque c’è spazio per una discussione articolata che sui social media difficilmente trova spazio, per cui discuterne qui non cambia effettivamente nulla.

    In conclusione, direi che più che tacere bisogna ragionare prima di aprir bocca ma (me compreso) non sempre ci si riesce.

    1. .mau. Autore articolo

      Non pensavo ai blog, che chiaramente contano zero, quanto a Twitter…

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