Le dimenticanze del vaticanista di Repubblica

Aggiornamento (h 19) Paolo Rodari ha modificato l’articolo, indicando che il testo è stato ripreso da Wikipedia. Tutto è bene ciò che finisce bene!

la fabbrica di san Pietro - versione Repubblica
Martedì scorso Repubblica ha pubblicato un articolo, a firma del vaticanista del quotidiano Paolo Rodari, nel quale si racconta di come la gestione della Fabbrica di San Pietro sia stata commissariata dopo che sono stati scoperti appalti irregolari. Non so se tutto il mondo è paese: a quanto pare però il Vaticano risente dei nefasti influssi del Bel Paese. Fin qui, siamo sulla semplice cronaca.

Ma che cos’è effettivamente la Fabbrica di San Pietro, al di là del nome? Beh, probabilmente non sono in molti a saperlo, e quindi Rodari si è premunito di dare una spiegazione piuttosto ampia del suo scopo e di come si è evoluta in questi ultimi anni. Opera davvero meritoria… se non fosse per il fatto che è stata direttamente copiata dalla voce di Wikipedia al riguardo. Non che la cosa sia vietata, di per sé: Wikipedia nasce proprio per aumentare la conoscenza di tutti, sperando che quanto scritto sia corretto. Peccato che ci sia un piccolo particolare: che il contenuto di Wikipedia – proprio come Repubblica – è protetto da copyright. Gli articoli del giornale hanno tutti in fondo un bel “© Riproduzione riservata” che nasce come sberleffo legale alla legge sul diritto d’autore che (nel 1941!) riteneva che di norma un articolo di giornale potesse essere liberamente citato… salvo che ci fosse la formuletta magica in questione. Gli articoli di Wikipedia hanno un copyright molto più leggero: il materiale si può riusare, purché si citi la fonte originaria e il testo derivato abbia la stessa licenza.

D’accordo, possiamo essere buoni e immaginare che il testo in questione non sia altro che una citazione letterale, e quindi non richieda che tutto l’articolo di Repubblica sia sotto una licenza libera. So anche che la religione seguita dall’italica stampa ritiene anàtema mettere all’interno degli articoli un collegamento al di fuori del proprio gruppo editoriale, non sia mai che qualcuno se ne vada via dal sito e non ci ritorni più. Ma le tre paroline magiche “Come spiega Wikipedia,” non dovrebbero poi costare molto; anche se Rodari non aveva il tempo di fare modifiche più importanti di virgolettare “Pastor Bonus”, aggiungere un soggetto esplicito “La fabbrica” e rovinare l’italiano aggiungendo un “Venne” (detto tra noi, la frase “Venne nominato da Giovanni Paolo II” mi suonava così brutta che pensavo fosse la solita pessima prosa wikipediana, mentre invece il testo originale era più scorrevole), perché non le ha aggiunte?

P.S.: per chi si chiedesse “chi ha copiato da chi”, come si può vedere dall’immagine a destra io ho usato la versione del dicembre scorso della voce di Wikipedia. Diciamo che a meno di avere a disposizione una DeLorean modificata da Emmett Brown la linea temporale dovrebbe essere sufficientemente chiara. Poi, se proprio si vuole, si può anche consultare una versione più breve dell’articolo, quella presumo originale…

Ultimo aggiornamento: 2020-07-03 19:05

5 pensieri su “Le dimenticanze del vaticanista di Repubblica

  1. paolo

    “Non so se tutto il mondo è paese: a quanto pare però il Vaticano risente dei nefasti influssi del Bel Paese. ”

    scusami mau, ma io direi l’esatto contrario… :

    1. .mau. Autore articolo

      Beh,storicamente gli appaltatori vaticani pagavano loro per avere le indulgenze, no? Quindi era il rovescio.

  2. Luca Bergamasco

    Ri-pubblica non perde il vizietto, vedo. Mi era capitato nel 2009, con il coccodrillo per la morte di Riccardo Cassin. Gli avevo fatto presente che bastava mettere un “fonte: Wikipedia” nel testo, e la redazione mi aveva risposto piccata (coda di paglia?) che io non capivo niente del giornalismo moderno, che alle volte si faceva riferimento a Wikipedia per fare in fretta, e che comunque l’articolo era già stato modificato. Vabbè. Visto il mio contributo a quell’articolo e la parte che era stata “citata”, a me rimane la soddisfazione di avere scritto il coccodrillo per Riccardo Cassin su Ri-pubblica.

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