Il problema riguarda le persone giuridiche, gli scontrini fiscali e le facezie relative alle persone fisiche non sono mai state un problema nel computo del PIL. Lascia perdere le mutande al mercato.

Il problema di fondo, di cui mi rendo conto non sono riuscito a rendere chiaro, è che è *impossibile* tracciare la vita fiscale di un prodotto pur avendo a disposizione la *totalità* delle fatture emesse.

Primo fondamentale problema: non esiste un metodo univoco per identificare un prodotto. Corollario: fatture apparentemente diverse possono fare capo alla vendita dello stesso tipo prodotto. Conseguenza: diventa molto difficile controllare la catena del valore e determinare il valore stesso con precisione. E mi riferisco a beni *fisici*.

Secondo fondamentale problema: beni assemblati. Compro da A,B e C tre pezzi che monto per fare un prodotto D, con aliquote IVA uguali o diverse. Ma come faccio a capire dalle fatture che D usa A,B e C? Impossibile! Puoi sapere che la ditta consuma A,B, e C, ma non quanto valore venga generato dalla sua combinazione. Lo potresti sapere se la ditta facesse un solo prodotto, ma se ne fa diversi?

Per i servizi, che ricordo rappresentano la maggioranza delle transazioni, le cose sono ancora più complesse: qui puoi far figurare una serie di servizi come una singola transazione oppure come un insieme di decine di fatture distinte, con coperture diverse, in modo totalmente arbitrario, da entrambe le parti. Ed il valore generato non è la somma delle parti!

Quelli che la pensano come te credono molto ingenuamente che l’evasione fiscale scomparirebbe con la tracciabilità totale. Guarda, mi rotolo dalle risate: l’ago nel pagliaio non lo trovi.