“nelle fatture trovi una IVA che può essere imposta ma NON quella che verrà applicata alla parte finale, alias l’acquirente” io questo pezzo non l’ho proprio capito.
Se ho le fatture di vendita (tutte e dettagliate) ho il valore monetario dei beni venduti ai consumatori (se questi sono le aziende) e sono vicinissmo a quelli venduti ai privati (che sono l’oggetto della definizione di PIL e che nella fatturazione elettronica entrano parzialmente, però poi arriva lo scontrino elettronico anche per negozietti se vogliamo fare i fini).
Lo stato ha oggi, come dicevo, in pratico formato elettronico e con un ritardo max di un mese le info su tutto quello che viene acquistato (o importato) e tutto quello che viene venduto, linea per linea e con i dettaglio delle aliquote applicate e delle relative motivazioni (esente, escluso, UE, extra-UE, omaggi, ecc.).
Questo consente elaborazioni che prima erano impossibili, ad esempio il totale delle mutande vendute (dal produttore fino alla bancarella del mercatino) diviso per taglie e colore (con i vincoli del garante che, quando si tratta di dati inutili, non manca mai). Se poi uno vuole il “PIL” vero anziché la statistica integrale sulle mutande direi che i dati li ha anche se manca ancora lo scontrino elettronico per la bancarella (=valore di mercato dei beni e servizi destinati al consumo), io già mi accontento, altro che stima con i relativi paradossi!
I trasferimenti intragruppo, o qualsiasi altra cosa che vuoi escludere dal “PIL” vero non sono un problema. Lo sono se prendo, come era già possibile prima, solo le dichiarazioni IVA o solo i bilanci. Per questo non potevo calcolarmi il “PIL” vero sapendo il gettito IVA, dazi dognali, o l’IRES o altri dati vari che già c’erano. Ma con le fatture elettroniche (+ scontrini elettronici) si può. Comunque non ti preoccupare, a me basta che qualcuno lasci uscire i dati e poi mi diverto comunque :-)