Lunedì 19 gennaio

La mia vacanza al seguito di Anna è iniziata lunedì mattina alle 11, quando abbiamo preso la 92 e poi la 73 per andare a Linate, scampando per un pelo a un controllore che si trovava già sul filobus. Ridendo e scherzando, mi è anche sovvenuto che era più di un anno e mezzo che non volavo: non che la cosa mi mancasse così tanto, ma mi ha fatto un po' specie notare che dopo il controllo al metal detector adesso sei costretto a passare in mezzo al pseudo duty free, giusto per capire cosa conta davvero negli aeroporti.

Ad Atene abbiamo preso un caffè in aeroporto, in uno stallo marchiato Autogrill che esponeva bello chiaro un cartello Illy. Il caffè non è che fosse il massimo: molto piu interessante la bustina di zucchero, sempre Illy e con uno slogan in italiano: "La belleza ha un gusto". Belleza con una sola z, sì. Tutto l'aeroporto di Atene è un po' strano, considerando che ogni tanto per passare da una parte all'altra devi mostrare le carte d'imbarco. L'edicola sfoggia la sua sezione di libri in italiano: una decina di copie di Gialli Mondadori. Nei bagni ci sono i fogli di carta per asciugarsi le mani - cosa che apprezzo molto - con indicata chiaramente la tecnologia impiegata: "No touch"; insomma, devi strappare fisicamente il foglio :)

Giunti a Salonicco, ho scoperto che la teNNologia dei cellulari è migliore di quanto pensassi: almeno per quanto riguarda il mio telefonino del 2008, che dopo essersi connesso (a Wind GR e non Tim Hellas, bah) ha anche cambiato automaticamente l'ora. La sala arrivi dell'aeroporto è in compenso tristanzuola: siamo comunque riusciti a trovare il bus per la città (biglietto urbano, ben 50 cent cadauno), chiedere all'autista - che ovviamente non parlava una parola di inglese - a quale fermata scendere, scendere e scoprire la strada da fare per arrivare all'albergo, courtesy of Google Maps. La stanza che ci hanno dato era grande ma con un odore di fumo impossibile, tanto che siamo scesi e ce la siamo fatta cambiare con una più piccola, con due letti singoli, ma un po' meno puzzolente. Non che l'albergo sia poi così male, a parte le scale alla francese - ma tanto c'è l'ascensore, quindi non c'è problema.

Rimessici un po' in sesto e passati da un supermercato lì vicino a comprare dell'acqua (San Benedetto, per la cronaca: era l'unica gassata a parte Perrier e simili) e il dentifricio che credevamo di non esserci portati (Anna ce l'aveva, nascosto in una delle tasche della valigia) siamo andati in cerca di un posto per cena. Per questo primo giorno ho vinto io e siamo finiti a un posto che si chiama Block House e immagino faccia parte di una catena. Una steak house senza infamia e senza lode... a parte che ci han detto che non funzionavano le carte di credito.


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