Sabato 20 agosto 2005

La vacanza è iniziata bene: nella notte è infatti piovuto, e ogni tanto continuava ad arrivare un po' di pioggia. Prendendola con filosofia, e lasciando perdere stupidaggini tipo "vacanza bagnata, vacanza fortunata", si può sperare che almeno non faccia troppo caldo per strada.

Io avevo previsto che si sarebbe partiti a mezzogiorno: è chiaro che continuo a non tenere in conto cosa può fare Anna. Alle 11:55, in perfetto orario sulla mia tabella di marcia, ho iniziato a portar giù la roba: risalgo e la vedo intenta a decidere quali CD portarsi dietro, per metterli sul lettore dell'auto. La cernita sembrava dover essere quella tipica "se devi finire in un'isola deserta, che cosa porteresti con te?" anche se due settimane in Provenza non mi sembrano così fuori dal mondo. Anna è anche riuscita ad avercela con me perché non l'aiutavo nella scelta, così ci avremmo messo metà tempo; il mio commento "basta che tu scelga cinque dischi e non dieci, tanto in macchina ce ne sono già" non ha migliorato la situazione. Naturalmente, una volta finalmente scesa, i dischi dovevano essere immediatamente messi nel lettore: insomma, prima delle 12:15 non ci siamo mossi. Ah, inutile dire che poi Anna si è lamentata della scelta, anche perché ha preso alcuni dei miei dischi che uso in ufficio per isolarmi quando devo lavorare, e il cui valore musicale non è esattamente il massimo :-)

In effetti non c'era molto traffico per strada, nemmeno nel pezzo di statale tra Asti e Cuneo che era quello che mi preoccupava di più - e probabilmente preoccupava anche la signorina del navigatore satellitare: una volta capito che intendevo passare da Alessandria e non fare la Milano-Torino ha fatto buon viso a cattivo gioco, ma a questo punto insisteva a farci arrivare fino a Moncalieri per poi prendere la Torino-Savona. Devo ammettere che in condizioni normali la cosa potrebbe avere senso, ma garantisco che si poteva prendere la statale. Ed è stato abbastanza confortante vedere che effettivamente stanno lavorando per fare il collegamento autostradale: chissà, tra cinque anni magari sarà pronto... Il tempo è continuato ad essere bruttino, e passato il tunnel del Tenda pioveva anche abbastanza forte. Però si vedeva che giù in valle c'erano degli squarci di azzurro, e in effetti quando siamo arrivati a Breil c'era persino un po' di sole.

Siamo dunque arrivati al nostro albergo, il Castel du Roy: si trova un chilometro a nord dall'abitato, sotto la National Route e proprio sulle rive della Roya. Lì sono iniziati i primi problemi. Con una perfetta imitazione di francese ho chiesto della nostra prenotazione. Mi hanno risposto, e fortunatamente c'era; ma poi il tipo si è messo a parlare tranquillamente e naturalmente non abbiamo capito una parola. In fin dei conti, io il francese mica lo parlo, faccio solo finta! Il tipo ci ha sgamati come italiani, ma non ha detto una parola nella nostra lingua; Anna gli ha chiesto se parlava inglese, e la risposta è stata un mugugno liberamente traducibile come "in caso di vita o di morte posso spiccicare qualche parola, ma questo non è certo uno di quei casi, n'est pas?". Devo ammettere che da queste parti mi aspettavo qualcosa di meglio, data la vicinanza con l'Italia; ma in fin dei conti siamo in Francia, devo farmene una ragione. Dopo avere finalmente compreso che voleva sapere se volevamo la mezza pensione o il semplice pernottamento con colazione, abbiamo chiesto un po' di tempo per pensarci su, e alla fine abbiamo deciso che non avevamo voglia di cercare in giro posti per cenare.

Dopo questa difficile decisione non abbiamo trovato di meglio da fare che fare un giretto per Breil. Il paese si snoda per qualche centinaio di metri lungo il fiume, che in quel punto cercano di chiamare pomposamente lago perché si allarga un poco: le viuzze del centro storico ricordano estremamente quelle genovesi, sia per la larghezz... ehm, volevo dire per la loro angusta dimensione che per il tipico e indefinibile odore che si respira. La differenza è data ovviamente dalle boulangeries, anche se mi chiedo quanto il posto sia stato pesantemente francesizzato dopo il 1947. Il monumento ai caduti della Grande Guerra mostra infatti tutti cognomi assolutamente italiani, mentre quelli aggiunti per la seconda guerra mondiale - compresi i "fucilati dal nemico" - sono indubitabilmente francesi. Misteri onomastici. Ho scoperto in seguito una cosa ancora più strana. Breil è passata alla Francia nel 1860 insieme a Nizza, mentre Briga e Tenda sono effettivamente state cedute nel 1947. Quindi già allora il confine non passava per lo spartiacque, e non si capisce perché Ventimiglia sia rimasta in Italia...

Un'attrattiva di Breil dovrebbe essere, a detta dei locali, il museo dei trasporti. Non posso dire nulla su quanto sia effettivamente presente all'interno del museo vero e proprio (Ecomusée du Haut-Pays Nicois), ma quello che abbiamo visto all'esterno, vicino alla stazione ferroviaria non è altro che una decina di vecchi autobus più o meno malandati con un paio di vagoni ferroviari nello stesso stato. Oh, su ciascun bus è indicato quando è stato messo in servizio, quando è stato dismesso, e chi l'ha gentilmente offerto al museo; ma direi che siamo ancora ben lontani dall'avere qualcosa che si possa definire visitabile. Per gli amanti del settore chiese, la parrocchiale è intitolata a Santa Maria in Albis; lì vicino si trova anche l'ex chiesa di Santa Caterina, che ora è utilizzata per mostre varie.

La cena all'albergo non è stata malvagia: in compenso il letto è tipicamente francese, a una piazza e mezzo - e questo non è un problema - ma troppo corto per un tipo leggermente più alto della media come il sottoscritto, senza considerare il fatto che era troppo morbido. Sarà una dura vacanza.


inizio... | domani... | notiziole... | home page...