Ti sei mai chiesto perché a volte ti capita di trovare in una canzone un accordo che di per sé non ha nulla di particolare, però in quel contesto ti suona così "speciale"? La risposta è probabilmente che l'accordo è stato usato in modo speciale!
In uno dei miei numerosi momenti di
protagonismo ho così pensato di preparare
questa pagina dove intendo parlare degli
accordi non in assoluto, ma relativamente
alla tonalità di partenza. Non spiegherò
quindi che il mi maggiore è formato da mi,
sol diesis e si, ma lo vedrò come il terzo
grado rispetto al do, o il settimo
rispetto al fa, o il quarto per il si...
Definire "armonia" quello che scriverò è
parecchio esagerato, lo so bene. Però ho la
presunzione di credere che sia comunque
meglio che niente, e che qualcuno potrà
trarne giovamento.
Salvo qualche eccezione soprattutto nel caso
degli accordi di settima, mi limiterò agli
accordi nel formato standard, maggiori e
minori; per gli altri ho già scritto una pagina apposita
che ti invito a consultare - tanto paghi
sempre lo stesso! Farò invece una distinzione
tra gli accordi usati quando una canzone è
in tonalità maggiore oppure minore, visto
che ci sono differenze spesso sostanziali
nel loro uso.
Conto infine di lasciare prima o poi alcuni frammenti
musicali in formato MIDI: cliccandoci sopra,
potrai capire anche all'orecchio quello che
ho tentato di spiegarti a parole. Gli esempi
saranno spesso tratti da canzoni dei
Beatles, per tre buone ragioni: spesso sono
canzoni note, gli Scarafaggi hanno provato a
usare molte combinazioni di accordi non
usuali, e a me le canzoni dei Beatles
piacciono tanto.
Purtroppo sono un pigro procrastinatore, e quindi non so assolutamente quando riuscirò a completare il lavoro. Le parti evidenziate in questo modo sono sicuramente da ampliare, se non sa scrivere ex novo! Mettiamola così: hai la possibilità di darmi consigli e suggerimenti...
La notazione che userò nel seguito è abbastanza standard per chi studia musica, ma sicuramente troppo tecnica per chi si limita a divertirsi a suonare la chitarra: quindi penso sia utile che io inizi col dare qualche spiegazione prima di cominciare, in modo che nessuno si perda.
Le note sono sette, questo lo sappiamo: quello che però forse non sappiamo è che chi
studia musica trova spesso più semplice chiamare le note non con il loro nome, ma indicando la loro posizione relativa alla nota fondamentale di un brano, quella che dà la tonalità del brano stesso. Hai presente quando si dice che la canzone è in mi minore? Ecco, in quel caso il mi è la fondamentale. Generalmente,
il primo accordo che si suona indica la
tonalità, anche se ci sono parecchie
eccezioni.
I nomi "relativi" delle note rispetto alla fondamentale li
puoi trovare nelle mie pillole, se
sei curioso. Può darsi che me ne scappi
qualcuno qua e là nel testo. Ma soprattutto ad
esse vengono associati dei numeri. Più
precisamente, si usano gli ordinali romani
da I a VII, che
corrispondono esattamente agli intervalli
con la nota fondamentale.
La convenzione che userò è che se il numero è maiuscolo l'accordo corrispondente è maggiore, mentre se è minuscolo allora è
minore.
Se quindi siamo in do (maggiore o minore),
abbiamo la corrispondenza nella tabella
seguente.
Accordi maggiori | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|
I | II | III | IV | V | VI | VII |
do | re | mi | fa | sol | la | si |
Accordi minori | ||||||
i | ii | iii | iv | v | vi | vii |
do m | re m | mi m | fa m | sol m | la m | si m |
Per terminare, se prima del numero scrivo
un bemolle (b) oppure un diesis
(#), significa che occorre abbassare o alzare di mezzo tono l'accordo rispetto a quello "naturale".
Continuando a immaginare di essere in
tonalità di do, bIII è il mi bemolle maggiore. Per
completezza, III7 è un mi settima,
mentre IIIb5 è un accordo di mi
maggiore con la quinta diminuita, formato da
mi, sol# e sib. Ma non ne parlo qua,
tranquillo!
Più facile trovare invece un numero per così
dire "composto". Ad esempio, invece che dire
II si può usare V di V.
Non è che voglia abituarvi a fare delle
acrobazie mentali: semplicemente la funzione
logica della quarta e della quinta
è così forte che spesso conviene partire da
quella per descrivere l'accordo.
I: Ho già scritto che l'accordo di
tonica viene anche detto a buon
ragione di fondamentale. In effetti, è quello
che dà l'impronta a tutta la canzone. Nella
maggior parte dei casi, il brano musicale
inizia con la tonica: è ancora più raro che
non termini con essa, o con quella che è
diventata la nuova tonica se siamo "saliti
di tonalità". Questo significa in pratica che quando ascolti la tonica ti senti come a
casa, e più gli accordi sono "lontani" da
essa, appartengono cioè a tonalità molto
diverse, più ti senti fuori posto.
Non è facile dare esempi musicali che
"spieghino" la tonica, proprio perché in
realtà è da essa che si parte per spiegare
gli altri accordi. Può però essere
interessante ricordare che si può avere un
pezzo basato unicamente sulla tonica.
Potrei partire subito con i Beatles e
Tomorrow never knows, ma credo che un
esempio più noto possa essere lo stacchetto
musicale della Corrida.
Una curiosità: l'accordo di settima sulla tonica (I7) è utilizzato come e forse più di quello di settima maggiore (I#7) che pure è il più corretto nella tonalità. Ad esempio Lucio Battisti compose una canzone, Dio mio no, tutta con questo accordo!
i : l'accordo minore della tonica non è molto usato se siamo in maggiore. I casi principali in lo si può trovare sono due. Il primo è il passaggio in modo minore, come ad esempio in Anima mia che ha la strofa in maggiore e il ritornello in minore. Un altro caso è quando l'accordo si alterna a quello maggiore, come in Svalutation.
bII : l'accordo è usato molto raramente. Naturalmente non fanno testo i casi in cui la canzone sale di mezzo tono: in questo caso lo troviamo sì, ma è diventato la tonica! L'uso proprio dell'accordo può invece capitare al termine della canzone, quasi come uno scivolare del barrè alla chitarre: bIII-II-bII-I. Un esempio beatlesiano è It won't be long.
II : accordo non molto comune, anche perché ha una nota non presente nella tonalità in cui ci si trova: se siamo in do maggiore, l'accordo di re maggiore ha un fa diesis. Viene preceduto generalmente da I oppure IV, e può essere seguito da I, IV, iv; la cosa più comune è però la successione II-V (-I) per finire una strofa, come in Un giorno credi.
Esempi di successioni più tipiche li
troviamo in L'ora dell'amore che ha
I-II-IV-I.
Esistono naturalmente delle varianti, come in
Non farti cadere le braccia dove
la strofa termina con
vi-IV-vi-II, anche se poi continua
tranquillamente con la tonica.
Buonanotte fiorellino ha invece la
successione ii-II-V.
ii : molto comune. Preceduto generalmente da I.
bIII : un accordo blues, usato non spesso ma con una sua coerenza. A volte serve per modulare nella tonalità corrispondente (Something). Usato come supporto alla cadenza plagale (bIII - IV - I).
III : l'accordo maggiore sul terzo grado, anche se non nativo, è abbastanza usato. In pratica è quasi sempre preceduto dalla tonica I e seguito dalla sopradominante vi, formando l'equivalente del passaggio V-I nella tonalità minore parallela. Esistono casi in cui la forza dell'accordo è tale che costringe anche il successivo a rimanere maggiore, in questo caso, possiamo trovare il giro armonico I-III-VI-ii-V-I come in Il gatto e la volpe; in casi eccezionali abbiamo quello tutto maggiore III-VI-II-V che è per così dire una cadenza "esagerata". Prendi ad esempio Sotto questo sole, alla fine della strofa.
iii : Troviamo un esempio di interazione I-iii in Anna.
Mogol-Battisti, Anna, © 1970 Acqua
Azzurra s.r.l.
IV : L'accordo di sottodominante è il terzo in ordine di importanza, dopo la tonica e la dominante. Il passaggio V-IV-I è vietato quando si inizia a studiare armonia, ma poi ci si accorge che nelle canzonette lo si trova molto spesso.
iv : l'accordo minore sul quarto grado è in un certo senso il compagno di quello maggiore sul terzo grado; mentre quando siamo in tonalità di do quello contiene infatti il sol maggiore, questo ha il la bemolle, che non è proprio la stessa nota ma al piano e alla chitarra la si suona uguale. Mentre III tende disperatamente a vi, però, questo accordo vuole essere seguito dalla tonica I, o con una successione del tipo I-IV-iv-I che termina generalmente un brano, o con iv-V (-I) che termina una strofa. Troviamo un esempio di quest'ultimo uso in Eppure soffia.
La donna cannone, alla fine del ritornello, amplia la cadenza con la successione (I-) iv-II-V (-I).
V : L'accordo sulla dominante è il
necessario contraltare di quello sulla tonica.
Non solo nella musica pop ma anche in tutta la
musica classica dal barocco fino al
romanticismo, tutte le volte che si usa
questo accordo c'è una fortissima tendenza a
risolvere, cioè a metterci dopo, la tonica.
Moltissimi brani tendono quindi a terminare
con la successione V-I, che nell'armonia
classica si chiama cadenza autentica. In
genere questa cadenza è preparata con il
quarto grado o con il secondo minore, vale
a dire con le successioni IV-V-I
oppure ii-V-I che poi sono le parti
finali del giro di do, come possiamo ad
esempio vedere rispettivamente in Il
gatto e la volpe e La gatta.
Addirittura parecchie canzoni, soprattutto
le ballate, si limitano a usare questi due
accordi, con una successione I-V-I. Un
esempio è dato da 4-3-1943.
v : Accordo usato ogni tanto, soprattutto nella forma con la settima minore, per passare temporaneamente sul IV grado, con la successione I-v-I7-IV. Più raro l'uso semplicemente nella forma I-v-I, come nell'introduzione di Una settimana, un giorno.
bVI : Un accordo piuttosto blues, anche se i puristi direbbero che è il quarto grado del relativo minore (il mib se siamo in do). Usato spesso per terminare un brano, nella successione bVI-bVII-I. Tende comunque a cercare la tonica, sia seguendola che precedendola. Un esempio di successione I-bVI-I lo possiamo trovare nel corpus beatlesiano in It won't be long; Lucio Battisti ha invece usato la successione IV-bVI-I in Ho un anno di più.
Degno di nota il passaggio bVI-i (addirittura preceduto da un VI!) che troviamo in La donna cannone.
VI :
vi : Questo accordo è la relativa minore della tonica, cioè l'accordo parallelo minore. È quindi molto simile ad essa, tanto che alcuni teorici dicono che la successione I-vi, come la possiamo ad esempio sentire nello stacchetto di Il gatto e la volpe, non definisce in realtà nulla. In effetti i due accordi hanno solo una nota diversa: in do maggiore abbiamo un sol che diventa un la, mentre do e mi rimangono fermi. Un'altra possibilità per trovare questo accordo si ha quando si sta facendo una modulazione sulla tonalità minore: in questo caso è spesso preceduto dalla III.
bVII: Questa non è una tonalità
indigena: l'accordo ha due bemolli rispetto a
quello di tonica. Ciò nondimeno, l'accordo
viene usato abbastanza spesso nella musica
pop, probabilmente a causa dell'influenza
della scala pentatonica blues che ha al suo
interno la nota in questione. Tra l'altro, è
uno dei marchi di fabbrica dei Beatles...
specialmente John Lennon ne è stato un
estimatore.
Gli usi più comuni dell'accordo? C'è
innanzitutto la cosiddettta cadenza
doppiamente plagale. Non chiamarla così
davanti a un musicista classico! Ti
guarderebbe stranito. Questa definizione è
infatti nata nel campo della musica pop, e
consiste nel passaggio bVII-IV-I,
cioè con due salti di quarta. Visto che il
salto singolo (fa-do) si chiama cadenza
plagale, il nome è stato riciclato.
I primi esempi di cadenza doppiamente plagale
si possono trovare a partire dalla metà degli
anni '60: pensa ad esempio al ritornello di
With a little help from my
friends. Se vogliamo stare più sul
nostrano, troviamo la stessa cadenza
nell'introduzione di Questo piccolo
grande amore. Esercizio: trovare
l'accordo nel ritornello :-).
Un'altra possibilità comune per usare questo
accordo è nel passaggio brutale I-bVII-I:
un esempio di questa successione è l'inizio di
Norwegian Wood. In questo caso, è
anche possibile mantenere fissa la tonica:
rispetto al nostro accordo, essa corrisponde
a una nona aggiunta, come puoi ascoltare
nell'inizio di Got To Get You Into My
Life.
Altro esempio è la successione
I-bVII-V, dove in un certo senso il
nostro accordo prende il posto della
sottodominante, come in Io ho in mente
te.
VII : E' un accordo molto lontano dalla tonalità di partenza (si mettono cinque diesis in più...) e quindi di utilizzo abbastanza raro. In genere viene usato immediatamente dopo la tonica, quindi nella successione I-VII. Un esempio, ammetto non troppo noto, è dato dall'inizio di I'm so tired.
vii : Un accordo lontano ma non troppo (ci sono due diesis in più), che viene generalmente utilizzato per passare da una tonalità maggiore alla corrispondente minore, con la successione vii-III-vi che può essere letta come (v di V di vi)-(V di vi)-vi, e quindi è una doppia cadenza. Direi che l'esempio più noto è l'inizio di Yesterday.
prima o poi...
Versione 0.45, 27 febbraio 2004,
© .mau.
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