La ballata del Cerutti è stato penso il primo grande successo di Giorgio Gaber, che scrisse il brano in coppia con Umberto Simonetta, e la figura del protagonista è rimasta nella memoria collettiva come esempio di balordo anni '60. Già allora l'ironia di Gaber superava di gran lunga il testo letterale e inseriva delle gustosissime sfumature...
Il brano è probabilmente in re maggiore, anche se la versione che io posseggo sembra essere in mi bemolle maggiore. Il tempo è un 4/4, e la sua struttura è
Intro (parlato) - Rit. - Strofa 2 - Rit. - Strofa 1 - Strofa 2 - Rit. - Strofa 1 - Strofa 2 - Rit. - OutroMusicalmente parlando, il brano è indubbiamente una ballata, come del resto già indicato nel titolo stesso e nell'introduzione; viene usata una chitarra in stile banjo, e la successione di accordi ricorda molto il country&western. In realtà non c'è nemmeno una grandissima differenza tra strofa e ritornello, proprio come in una tipica ballata. Andando più nel dettaglio, vediamo le strutture armoniche presenti.
L'introduzione è parlata, mentre in sottofondo vengono eseguiti gli accordi della Strofa 2. C'è tutto Gaber in quell'ammissione di incapacità a "scrivere una ballata come quelle degli eroi americani": ma secondo me il vero colpo di genio non è tanto l'ambientare la storia nella periferia milanese, quanto nel chiamare il protagonista con cognome e nome come se si dovesse fare l'appello... o avere una citazione in tribunale. Proviamo a immaginare la stessa struttura ritmica, ma con nome e cognome: "il Carletto, Carletto Prino". Non suona assolutamente allo stesso modo, e non solo perché non ci si è abituati... manca proprio il contrasto tra la serietà del nome posposto e le azioni del nostro.
|Re || La |Re | Re: I V I | Sim7 |Mi7 La7 | Re: vi V-di-V V |Re Sol |Re |Mi7 La7 | Re: I IV I V-di-V V |Re Sol |Re | La7 || Re: I IV I V
Il ritornello consiste in un numero strano di battute, per la precisione 10, e tra l'altro con una serie di accenti particolare: si inizia a cantare ad esempio a metà della battuta prima di quella iniziale, che tra l'altro è quasi "senza accordi": si aspetta il colpo di grancassa per sottolineare che è proprio il Cerutti Gino! Gli accordi sono quelli standard per una ballata: l'unica variante, che comunque non è poi così strana, consiste nella cadenza un po' allungata. Per due volte, infatti, viene utilizzato il Mi7, mentre in questa tonalità dovrebbe apparire il mi minore. Lasciarlo in maggiore rafforza la cadenza finale, così come il passaggio Re-Sol-Re sottolinea il termine del ritornello, in attesa della ripresa della strofa... indicata dall'accordo di La7.
|Re | |Mi7 |La7 | Re: I V-di-V V |Re Sol |Re |Mi7 La7 | Re: I IV I V-di-V V |Re Sol |Re Sol |Re | La7 || Re: I IV I IV I V
Nella strofa si riprende più o meno la struttura degli accordi del ritornello, anche se nella prima parte si rimane fermi sulla tonica. Il finale viene molto allungato, come se il narratore avesse bisogno di un po' di tempo per ricordarsi come va avanti la storia. E' interessante notare che la prima volta viene cantata una sola strofa, e che quando arriva il ritornello si lascia perdere lo stacchetto musicale. La struttura degli accordi diventa così
|Re | |Mi7 |La7 | Re: I V-di-V V |Re Sol |Re |Mi7 La7 |Re || Re: I IV I V-di-V V I
Il testo utilizza volontariamente una serie di parole che probabilmente facevano parte del gergo dei balordi di allora, e adesso datano irrimediabilmente la canzone... adesso ci sarebbe l'"indultino", non il "condono"!
Il finale della canzone riprende gli accordi del ritornello, ma con semplici strappate e cantata ad libitum, fino alla cadenza finale che riprende il tempo iniziale in tutto il suo splendore.