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_Maths in 100 Key Breakthroughs_ (libro)

[copertina] Di Richard Elwes avevo già letto (e recensito favorevolmente) Maths 1001, la matematica in pillole. Anche in questa sua nuova opera (Richard Elwes, Maths in 100 Key Breakthroughs, Quercus 2013, pag. 416, Lst 19.99, ISBN 9781780873220) Elwes mostra la sua abilità divulgativa: penso che al momento sia uno dei migliori in circolazione, in particolar modo nella matematica per così dire “standard” che è sempre più ostica delle varie ricreazioni e teoremini buffi.
Qua però forse si strizza un po’ troppo l’occhio alla pop science. Il libro è di formato piuttosto grande e molto colorato, insomma non certo nato per gli e-reader. Le 100 conquiste matematiche occupano quattro pagine cadauna: ma la prima di esse contiene solamente un’immagine più o meno in tema – ci sono molte “rappresentazioni artistiche” che non sono mica riuscito a capire… – e qualche immagine è anche sparsa nelle altre tre pagine. L’encomiabile sforzo di parlare anche di temi contemporanei come la teoria delle categorie porta poi spesso a fermarsi praticamente a metà della spiegazione del tema, lasciando un po’ a bocca asciutta il lettore. Non vorrei però sembrare inutilmente cattivo: il libro è indubbiamente ben fatto, e la specie di executive summary all’inizio di ogni sezione dove si spiega in poche parole cos’è la conquista, a chi la si deve attribuire e perché è così importante vale già da sola il prezzo del libro.
Diciamo che il target ideale per questo libro è lo studente liceale che apprezza la matematica e vuole avere qualche idea in più di quello che si può fare con la matematica… ma allora bisognerà attendere che qualcuno lo traduca in italiano :-)

Ultimo aggiornamento: 2013-12-14 19:24

Che ci hai 99 centesimi da buttar via?

[cover] Bene, ormai dovreste saperlo tutti: i 99 centesimi li puoi buttar via per acquistare il mio ebook Matematica e infinito, che potete trovare per esempio su BookRepublic oppure su Amazon (ma immagino anche altrove). Eccovi un’autorecensione nel caso voleste avere un’idea di cosa ho scritto e perché l’ho scritto…
Io credo che noi ci siamo abituati all’idea che l’infinito non sia altro che un numero molto, molto grande; così grande che in realtà non lo raggiungiamo, ma che potremmo in teoria farlo se solo ci esercitassimo abbastanza e ne avessimo voglia. Ma non è sempre stato così! Nell’ebook racconto appunto cosa è successo nei millenni. Per Euclide la retta non è affatto infinita – e già che ci sono mostro come si possa andare avanti all’infinito senza dover avere uno spazio illimitato a disposizione. Nell’era moderna si è usato l’infinito per creare gli infinitesimi, con la scusa “tanto funziona tutto”; quando ci si è accorti che non era proprio così, i grandi matematici del XIX secolo si sono messi con santa pazienza a rifare le fondamenta della matematica eliminando di nuovo l’infinito… e non appena finirono il loro lavoro Cantor spuntò fuori con il suo elenco di infiniti (e una delle dimostrazioni più belle della matematica), giusto in tempo per far creare una nuova serie di paradossi che sostituiscono il vetusto “Achille e la tartaruga” di Zenone.
Insomma, di matematica ce n’è un po’ ma non molta; quello che c’è davvero è storia della matematica e filosofia della matematica, quello cioè che a scuola non si insegna perché non c’è tempo, e probabilmente anche perché da adolescenti si pensa ad altro. Il tutto in poche pagine, e con uno stile spero piacevole.

Ultimo aggiornamento: 2013-12-13 14:44

_The Math Entertainer_ (libro)

[copertina] Ogni tanto mi capita di prendere un vecchio libro usato di giochi matematici, tipicamente proveniente da una biblioteca americana che se ne vuole disfare. Diciamo che è una scommessa: qualche volta il risultato è interessante, molte volte no. Questa (Philip Heafford, The Math Entertainer : Teasers, Ticklers, Twisters, Traps & Tricks; Vintage Books 1983 [1959], pag. 176, ISBN 9780394713748) è una delle “volte no”.
L’edizione originale del libro è del 1959, quindi nell’anno 3 d.G. (dopo che Martin Gardner iniziò a tenere la rubrica di giochi matematici sullo Scientific American). Non potevo aspettarmi molto, insomma; però il risultato è ancora inferiore a quanto pensassi. Heafford scrive esplicitamente nella prefazione che lo scopo del libro è didattico: solo che non credo proprio che i 50 “quiz” (un quiz è composto da varie domande) presenti facciano venire voglia a uno studente di imparare matematica (e storia della matematica). È anche vero che molti problemi sono legati a lingua e cultura inglese, come le definizioni che contengono al loro interno l’anagramma del nome di un matematico, e quindi sono ostiche per chi non è un madrelingua; però comunque non lo consiglierei a nessuno…

Ultimo aggiornamento: 2013-12-07 07:00

_Cosmolinea B-1_ (libro)

[copertina] Ho approfittato della riedizione in formato elettronico dei due volumi Urania con la raccolta dei racconti di Fredric Brown e me li sono comprati. Questo primo volume (Fredric Brown, Cosmolinea B-1, Urania Mondadori 2013, pag. 411 circa, € 2,99, ISBN 978-88-339-2126-6) raccoglie i racconti scritti tra il 1941 e il 1950, alcuni ritradotti e altri presi di peso dall’edizione originale (ecco perché non farò un paragrafo specifico sui traduttori).
Dal punto di vista della fantascienza vera e propria, occorre dirlo: Brown è molto invecchiato. I racconti pulp, americani al cientopecciento anche quando si svolgono in un pianeta di una stella in chissà quale parte della galassia, non sono più quello che siamo abituati a leggere: non per nulla non mi sono messo a passare da cima a fondo il libro ma me lo sono centellinato, un racconto ogni tanto. Ma quello che mi fa ancora oggi amare Brown alla follia (quando scrivo io racconti di fantascienza seguo il suo stile…) è il suo divertirsi con le parole, cosa che naturalmente rende intraducibili molti racconti – cos’è l'”angelico verme” se non un angleworm che è diventato un angelworm? Come fai ad accorgerti che “I quit” si pronuncia come “Ike Witt”? – e il gusto per le trovate ad effetto. Avete ragione se mi dite “e allora perché non ti sei preso i libri direttamente in inglese”: la mia risposta è che questi sono un ricordo d’infanzia, e da ragazzo li ho letti in italiano. Perdonatemi :-)

Ultimo aggiornamento: 2013-11-30 07:00

_La voce del padrone_ (libro)

[copertina] Lem è etichettato come scrittore di fantascienza. Non sono mai riuscito a capire bene il perché: per quello che mi riguarda è uno scrittore, punto. Ad ogni modo questo suo libro (Stanisław Lem, La voce del padrone [Głos pana], Bollati Boringhieri 2010 [1968], pag. 243, € 16, ISBN 978-88-339-2126-6, trad. Vera Verdiani) lo si può definire “fantascienza” solo se prendiamo l’ipotesi alla base, che l’umanità ha scoperto uno strano segnale dallo spazio contenuto in un fascio di neutrini, e mettiamo i paraocchi. In realtà il testo è molto più legato alla nostra cara vecchia Terra e agli uomini, con una vena negativa (Lem ce l’ha contro tutti, dai politici ai filosofi, dalla religione alla scienza, e all’umanità tutta) ben rappresentata dall’impossibilità di trovare alcun senso compiuto ma solo piccoli frammenti che forse sono, o forse no, parti del “messaggio” inviato da non si sa bene chi.
Sono due le cose che mi hanno stupito: che il libro non fosse stato tradotto in italiano se non nel 2010, e che sia così attuale anche oggi. La seconda cosa si spiega appunto con il fatto che non si parla di fantascienza in senso proprio: gli amici dei mostri e dei viaggi spaziali probabilmente non apprezzeranno questo libro. Per quanto riguarda la prima, forse il problema era la guerra fredda: uno scrittore del blocco dell’est (che naturalmente ha ambientato la storia negli USA, non credo che l’Unione Sovietica avrebbe apprezzato di fare una figura barbina…) faceva fatica a essere pubblicato in Occidente, nonostante il successo di Solaris.
Gli unici dubbi che ho sono sulla traduzione di Vera Verdiani, che usa un registro molto pesante (ma non posso sapere se sia Lem stesso che abbia scelto questo registro, e quindi la traduzione sia corretta non solo formalmente ma anche praticamente…) e su un paio di marchiani errori matematici che mostrano che le bozze non sono state rilette accuratamente; però consiglio caldamente la lettura anche a chi non è un fan della sf.

Ultimo aggiornamento: 2013-11-23 07:00

_Zoran, il mio nipote scemo_ (film)

[locandina] A dire il vero il film l’ho visto due settimane fa, trascinato (al solito) da Anna a cui è piaciuto molto. Il mio commento su questo Zoran, il mio nipote scemo non è così benevolo, invece. Bei posti, intendiamoci, e Giuseppe Battiston è bravo… fin troppo, direi, nel senso che il film si regge praticamente su di lui che gigioneggia dall’inizio alla fine, sempre davanti a un bicchiere di vino – pura verità, conoscendo la parte friulana della mia famiglia ed estrapolando cosa può succedere nel goriziano. Ottimo contraltare è il nipote sloveno Zoran (“Zagor”, come viene chiamato dallo zio): Rok Prašnikar caratterizza molto bene il ragazzo ai limiti dell’autismo che parla un italiano letterario che ha imparato da solo leggendo due improbabili libri intitolati “Lampi sull’Isonzo” e “Lacrime di Fanciulla” (“due capolavori”, termina sempre quando ne parla). Il resto però resta troppo legato a battute che non fanno troppo ridere – faccio eccezione per “Se sei mona e credi in Dio, allora credi nel Dio dei mona” – e a una recitazione un po’ bloccata, non certo aiutata dall’uso pesante di camere a mano che a me danno sempre un effetto mal di mare.
Curiosità finale: il film è una coproduzione italo-slovena, ma nei ruoli di supporto c’è una segregazione incredibile: o sono italiani o sloveni. Misteri.

Ultimo aggiornamento: 2013-11-16 22:05

_Storia dei trasporti in Italia_ (libro)

[copertina] Sempre a causa del mio amore (teorico) per i trasporti, ho preso anche quest’altro libro di Stefano Maggi (Stefano Maggi, Storia dei trasporti in Italia, Il Mulino 20092, pag. 337, € 28, ISBN 978-88-15-13261-1), che non si limita ai treni ma parla più in generale dei trasporti in Italia.
Chi ha letto Le Ferrovie può tranquillamente saltare il primo capitolo, che è fondamentalmente un riassunto dell’altro libro, il che di per sé ha senso. In compenso, la parte sulle strade e quella sulle vie d’acqua e d’aria sono molto interessanti, pur nella relativa stringatezza del testo: sia il rapporto con le altre nazioni europee che le differenze interne alla stessa Italia post-unitaria danno utili informazioni, e non credo di aver mai visto altrove informazioni su cosa avevamo fatto nelle colonie. Alcune di queste cose magari le sappiamo più o meno intuitivamente, ma le statistiche riportate aiutano molto. Quella che invece non mi è piaciuta affatto è l’analisi sociologica dell’ultimo capitolo, che oggettivamente non mi ha detto proprio nulla: anzi mi ha un po’ scocciato, perché più che dare spunti di riflessione mi è sembrata essere la proposta di un piano di sviluppo, anche un po’ velleitario.
In definitiva un libro forse un po’ costoso, ma che gli appassionati dovrebbero apprezzare.

Ultimo aggiornamento: 2013-11-09 23:08

_Recreations in mathematics_ (libro)

[copertina] Non è facilissimo scoprire chi sia stato questo signore H. E. Licks che è indicato come autore di questo libro (H.E.Licks, Recreations in mathematics, Van Nostrand 1917, pag. 155), pubblicato quasi un secolo fa, e recuperabile online perché ormai fuori copyright. Per fortuna ci viene in soccorso Wikipedia, che spiega che è uno pseudonimo di tale Mansfield Merriman, ingegnere civile statunitense. Vi dirò: avevo intuito che non fosse un matematico, perché già nel 1916 un Vero Matematico non avrebbe parlato dell’esempio di Weierstrass di una funzione continua ma non differenziabile in nessun punto come “unica funzione patologica”.
Che dire di questo libro, in generale? Beh, chiaramente non ci si può aspettare chissà che. Io l’ho letto soprattutto per capire cosa passasse cent’anni fa per “matematica ricreativa”. A parte le risate nel vedere i capitoli che riprendono altri giornali, con un effetto “De bello Gallico” (sulle prime pensavo che Licks parlasse di sé in terza persona…) devo dire che la parte di “amusements” non è che fosse poi così divertente (a parte gli sproloqui sui quadrati magici che all’epoca dovevano davvero essere apprezzati), mentre per esempio ho trovato molte chicche storiche – spero vere! – che non conoscevo affatto. Gli accenni sulla trigonometria iperbolica sono interessanti, anche perché è raro trovarli in testi non tecnici; altre cose sono più banali e si possono tranquillamente saltare.
In definitiva, un testo solo per appassionati, ma che potrà dare loro qualche soddisfazione.

Ultimo aggiornamento: 2013-11-02 07:00