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trasporti pubblici gratuiti: non serve

un bus ok, è una settimana che piove e quindi gli inquinanti si sono abbassati, ma le polemiche sono rimaste in sospensione, tra chi dice che la qualità dell’aria nella pianura padana è molto migliore di 30, 20 e anche 10 anni fa e chi commenta che non basta. E tra le misure che vengono chieste c’è chi (se non ricordo male un consigliere comunale o regionale pentastellato) riprende la vecchia proposta di rendere gratuiti i mezzi pubblici “per convincere la gente a usarli”.

Lasciamo perdere che almeno qui a Milano e hinterland bus e treni sono al collasso, e almeno nel breve e medio termine si può fare poco. E lasciamo perdere che di gente che si prende i mezzi “gratis” ce ne sono parecchie. Il punto è un altro: voi siete davvero convinti che chi va in macchina, potesse andare gratis coi mezzi (e non perdesse molto più tempo) ci andrebbe? non credo proprio. Se proprio dovessi fare una proposta, sarebbe qualcosa del tipo gamification: “sorteggiamo ricchi premi tra chi ha acquistato un biglietto o un abbonamento”…

(Immagine di enolynn, da OpenClipArt)

Ultimo aggiornamento: 2024-03-03 08:23

Sempre meno bus a Milano

Ieri e oggi sono andato a farmi mettere e restituire l’holter in un ospedale (privato, ma questo è irrilevante nella questione). L’ospedale in questione è a una decina di minuti a piedi da casa mia, ma in teoria c’è una linea di bus che ha il capolinea quasi lì e mi porta sotto casa. Non è un vero problema, nel senso che io cammino volentieri. Però ieri mattina il bus in direzione ospedale era atteso in 7 minuti, e in effetti non mi ha raggiunto; quello del ritorno aveva un’attesa di 12 minuti. Stamattina non ho guardato all’andata: il ritorno in compenso segnava 20 (venti) minuti di attesa.
Considerato che il tutto è stato tra le 8 e le 8.30, mi chiedo se si possa ancora dire che a Milano c’è un servizio pubblico di trasporto di superficie. (Jacopo si lamenta anche che alle 16.30 deve aspettare la metropolitana più di 7 minuti: relata refero)

(immagine da FreeSVG)

Ultimo aggiornamento: 2024-01-12 08:58

Altro che angoli morti

Stamattina sono arrivato in ufficio in bici, e mi sono trovato un camion che bloccava l’accesso carraio (e il marciapiede). Il motore era acceso. Mi metto dietro a una certa distanza, do un paio di colpetti di clacson (sì, ho un clacson tosto sulla bici). Il camion si sposta di qualche centimetro in avanti, di qualche centimetro indietro per due o tre volte, poi si ferma lasciando uno spazio a malapena sufficiente per andare. Comincio a tenere continuo il clacson, dopo un po’ scendo dalla bici; intanto l’autista era sceso e incazzato mi ha detto “c’è lo spazio!”

Io ho una certa età, e sono ancora più o meno tutto intero nonostante vada in giro in bicicletta perché parto sempre dal principio di avere a che fare con imbecilli. Ma è chiaro che se il pensiero dominante è “so bene quello che sto facendo col mio camion” avremo sempre morti sulla strada, con o senza cicalino per gli angoli morti.

(immagine da freesvg)

Ultimo aggiornamento: 2024-01-08 14:24

Angoli morti illegali

Insomma il Tar della Lombardia ha annullato la delibera comunale milanese che imponeva (con moooolta calma) i mezzi pesanti che entravano a Milano di avere i sensori sugli angoli morti, o come dovremmo dire più correttamente gli angoli ciechi. Motivo? «I comuni non possono imporre limitazioni alla circolazione per ragioni di ordine pubblico e sicurezza, ma solo per la prevenzione dell’inquinamento e la tutela del patrimonio artistico e ambientale.»

Ovviamente il Tar si esprime sul metodo e non sul merito. Quello che mi perplime è che in caso di manifestazione ci sono chiaramente limitazioni alla circolazione, e già oggi i mezzi più lunghi di 7 metri e mezzo non possono entrare in area C nemmeno pagando, e dire che è una misura per prevenire l’inquinamento è arrampicarsi sugli specchi. (Taciamo sulla tutela del patrimonio artistico e ambientale). Vabbè, tanto l’angolo morto è nel cervello degli autisti.

(immagine di Flanker, da Wikimedia Commons, pubblico dominio)

Passante e metro: qualche problemuccio di comunicazione?

Ieri ho accompagnato Cecilia alla sede principale del suo liceo, che sta a Dateo. Poi sono tornato in ufficio. Ho preso l’ingresso da via Archimede, timbrato in ingresso sul passante, fatto tutto il corridoio del passante, uscito dai tornellli del passante (senza lettore tessera) e arrivato ai tornelli di M4… dove non sono potuto entrare perché “tessera già validata in ingresso”. Ok, mi dico, ho timbrato in ingresso e non in uscita: aspettiamo qualcuno che entri e seguiamolo, così sono a posto on la timbratura.
Arrivo a San Babila dove devo cambiare con la M1, il che significa uscire dai tornelli M4 per rientrare negli altri. Passo la tessera… e mi dice “uscita senza entrata”, bloccando la porta. Detto in altri termini, la timbratura sul passante è stata dimenticata. Il fatto che ci fossero due guardie ATM che mi hanno bloccato mentre cercavo di uscire quatto quatto e poi mi abbiano aperto il tornello quando hanno visto la scritta mi fa pensare di non essere il solo a incasinarsi la vita così: ma non è che forse c’è qualcosa da rimettere a posto nela gestione del sistema integrato?

(Immagine di Arrow303 da Wikimedia Commons, CC-BY-SA 4.0)

Nuovo codice della strada

https://openclipart.org/detail/15417/no-cell-phones-allowed

È bellissimo scoprire che il disegno di legge sul codice della strada inasprisca le multe per chi guida usando il cellulare o parcheggia nei posti riservati ai disabili. Voi naturalmente credete che ci saranno vigili e poliziotti pronti a sanzionare, vero?
(non parliamo dei sorpassi alle bici dove l’auto dovrebbe lasciare un metro e mezzo. Avere mezzo metro è già un lusso)

Sensori per angoli ciechi: adelante con juicio

angolo cieco

se volete, potete cliccare e comprarvi gli adesivi

E così il comune di Milano ha deciso: i camion e i bus che circolano in città dovranno avere il sensore per gli angoli ciechi (e gli adesivi come quelli francesi, sia mai che qualcuno non si accorga che un camion può tagliarti la strada senza vederti).
Premesso che non credo che il risultato cambierà molto, c’è una cosa che non capisco. Posso capire che anche se l’obbligo per i mezzi più grandi parta da ottobre ci sia una deroga di 14 mesi (fino al 31 dicembre 2024) per chi l’ha comprato e non ancora installato. Ecco, forse sei mesi sarebbero stati sufficienti, ma magari in due mesi e mezzo non si possono costruire abbastanza sensori e quindi si sono tenuti i tempi più lunghi. Ma mi spiegate perché per i mezzi grandi-ma-non-troppo per cui l’obbligo dei sensori scatta a ottobre 2024 c’è questo periodo di grazia fino a fine dicembre 2025? Non c’è abbastanza tempo per portarsi avanti col lavoro?

Ultimo aggiornamento: 2023-11-23 16:03

Le prese per i fondelli di Trenitalia


Lo scorso 18 agosto eravamo a Chiavari e Anna doveva andare a Monza dai suoi genitori (mia suocera sarebbe poi morta un mese e mezzo dopo). Aveva prenotato un Intercity molto presto il mattino per poter arrivare in tempo per la visita medica. Purtroppo quel giorno ci fu una tromba d’aria e la ferrovia tra Lavagna e Chiavari venne divelta giusto qualche decina di minuti prima che passasse il treno. Anna rientrò così a casa zuppa (aveva anche perso l’ombrello) verso le otto del mattino, il che da un certo punto di vista fu una buona cosa perché mi stava venendo un’orchite ed ero bloccato a letto. Poiché il biglietto era stato acquistato con la mia carta di credito, Il 3 settembre 2022 ho compilato il form per la richiesta di rimborso, dopo avere telefonato al call center perché la procedura mi pareva incredibilmente bizantina. La mail automatica di risposta diceva

Trenitalia si impegna a fornire una risposta entro 30 giorni dalla data di presentazione della domanda, come previsto dalle Condizioni Generali di trasporto e dalla Carta dei Servizi.

La risposta è arrivata ieri, il 15 giugno 2023. Nove mesi abbondanti. Ed è stata negativa, perché

La richiesta di rimborso per treno cancellato o per treno con ritardo in partenza superiore a 60 minuti deve essere presentata nel momento in cui si verifica l’impedimento al viaggio.

come scritto nel sito.

Penso che riusciremo a sopravvivere senza questo rimborso. Faccio solo notare (ai miei ventun lettori, non vale la pena perdere tempo con Trenitalia) che

(a) quando è stata annunciata la cancellazione del treno, non è stato detto di passare in biglietteria (che era già strapiena di suo, chiaramente) per certificare la rinuncia al viaggio;
(b) quando ho chiamato il call center, non mi è stato detto “ma aveva chiesto in biglietteria la rinuncia?”;
(c) non ha alcun senso dare dodici mesi di tempo per spedire la domanda di rimborso, se tanto ci vuole la rinuncia in tempo reale;
(d) non si capisce perché ci siano voluti più di nove mesi per dire “cicca cicca”.

Tralascio il fatto che non è che uno guardi il sito per vedere il da farsi, perché tanto mi direbbero “è un tuo problema, e prendi il biglietto e non leggi”. (Sì, lo so, potrebbe valere anche per i punti (a) e (b): qui il mio punto è che all’azienda evidentemente non importa nulla dei clienti, ma nemmeno del loro lavoro interno)