Flat tax

Lasciamo perdere le promesse elettorali salviniane, e guardiamo con attenzione le promesse di flat tax (che poi tanto flat non può essere, perché la Costituzione parla di progressività delle imposte: ma quello significa relativamente poco, perché si può dire che fino a una soglia S l’imposta è zero e da lì in poi è X e il precetto costituzionale è formalmente assolto).

Quello che mi pare non sia chiaro a molti è che il passaggio alla flat tax implica una rivisitazione completa della struttura delle imposte: per abbassare l’aliquota finale e non perdere soldi si toglieranno le detrazioni attuali. Io, che guadagno piuttosto bene, ho preso il mio 730 e fatto un po’ di conti. L’anno scorso ho pagato il 30,5% del mio reddito in imposte statali (più il 2,6% in imposte locali che non verrebbero immagino toccate dalla legge), e non avevo nemmeno troppe detrazioni. Una flat tax al 25% insomma mi darebbe sì un po’ di soldini in più, ma nemmeno troppi. Detto in altro modo, si farà come Superciuk che ruba ai poveri per dare ai ricchi: fate pure i conti sulla vostra dichiarazione dei redditi e non state a guardare l’aliquota marginale, che serve solo a farvi capire quanto valga la pena di lavorare (e guadagnare, e pagare in tasse) di più.