La finta quota 100

Eravate già pronti a pregustare la pensione, con il nuovo governo pronto ad abolire la legge Fornero e introdurre la famigerata quota 100? Rimettete pure a posto le pantofole.
Quota 100 significherebbe la somma degli anni di età e di contribuzione sufficiente per andare in pensione: chi ha cominciato a lavorare a 20 anni e non ha mai smesso avrebbe potuto quindi farcela a 60 anni. Ma casualmente un piccolo riquadro a pagina 2 del Corsera di ieri segnala che “saranno introdotti minimi per l’età anagrafica e i contributi, che potrebbero essere rispettivamente 64 e 38 anni”.
Non credo che una frase del genere sia stata inserita così per sbaglio, senza una soffiatina; e a parte questo, tutti tacciono sul particolare di quanto verrebbe decurtata la pensione andandosene prima (cosa che è prevista sin dalla legge Dini).
Dal mio punto di vista tutto questo è rassicurante, perché significa che al governo c’è comunque qualcuno che si rende conto dei conti pubblici: per chi questo governo l’ha votato, non saprei.

3 pensieri su “La finta quota 100

  1. S.

    Minimi che devono verificarsi entrambi o almeno uno dei due?

    Perché nel secondo caso ovviamente 64 + 38 sarebbe la migliore delle ipotesi e darebbe come somma 102.

    1. .mau. Autore articolo

      me lo sono chiesto anch’io. Il punto è che averne uno solo serve relativamente a poco per tagliare il numero di persone che vanno in pensione.

  2. marco[n]

    Sulla Stampa parlavano di 64 + 36, così la matematica sarebbe salva… E, dettaglio, abolizione dei “lavori usuranti” così da non poter comunque andare in pensione prima dei 64 in ogni caso.
    Ne sentiremo ancora delle belle.

I commenti sono chiusi.