«Beh, la Nuova bussola quotidiana è notoriamente espressione di una corrente ultraconservatrice, quindi non è strano che non voglia toccare la traduzione.»

Che sia “conservatrice” è innegabile, ma anche tra teologi “progressisti” non è che ci sia piena adesione a questa nuova traduzione, di cui davvero non sento tanta esigenza (e non solo perché credo che ben pochi fedeli si siano mai chiesti seriamente cosa voglia dire quell'”indurre”, ma anche perché “indurre” lascia chiarire molto meglio della traduzione CEI 2008 che Dio permette eccome la tentazione del Nemico).

«Interessante però notare in quell’articolo come il verbo greco abbia anche il significato di “portare davanti a”. Ora, non so voi ventun lettori, ma a me “indurre” dà l’idea di “spingere verso”, che è piuttosto diverso da “portare davanti a”.»

Sì, è diverso sì, ma con quell’indurre si stanno per l’appunto chiedendo entrambe le cose: non si chiede solo di non lasciarci soccombere (spingere verso, dentro), ma – se possibile (e come Gesù stesso chiese, specificando però che fosse fatta la volontà del Padre sempre e comunque) – proprio di evitarci la tentazione (cioè portare davanti a).

«Anche i canoni 2846-2847 del Catechismo citato da Scalese, se ho capito bene, parlano di differenza tra tentazione e prova: in pratica chiediamo a Dio di fare in modo di non trovarci davanti alla prova, perché siamo deboli e potremmo soccombere.»

Sì, bisogna distinguere tra tentazione proveniente dall’uomo (e quindi dalle sue concupiscenze della carne e degli occhi e dalla superbia della vita, di cui parla la Scrittura) e quella proveniente dal Nemico.

La prima va sempre evitata, perché non è una prova divina ma solo frutto della nostra mentalità, e non possiamo che soccombere ad essa (dobbiamo cioè fuggirla sempre e comunque, evitare l’occasione che potrebbe indurci in essa). Questa è ciò che nel CCC viene definita “tentazione”.

La seconda invece, quella proveniente dal Nemico, non può e non deve essere evitata, perché è una prova che è motivo di crescita nella conoscenza e nel bene, se superata con l’aiuto di Dio.

In genere questa seconda è molto più forte ma temporalmente breve di quella dipendente dalla nostra radicata mentalità, che è conseguenza delle nostre concupiscenze, e spesso accade quando meno te lo aspetti: banalizzando ma manco poi tanto può essere questo il caso del pensiero di possedere una donna conosciuta e desiderabile mentre si sta pagando la bolletta in banca, il pensiero di vendetta verso quel collega mentre si fa la spesa…

Comunque questo fatto che la tentazione abbia due nature, una antropica e una no, non è mica tanto chiara a tanti cristiani!

(nota sulla frase «Ma ciò che conta è che il linguaggio cristiano non può essere condizionato da quello corrente»: il punto è che il linguaggio cambia per forza, a meno che non blocchi artificialmente la lingua come fanno in arabo classico con il testo del Corano. Banalmente, come ho già scritto, l’Agnello di Dio non “toglie” i peccati del mondo, ma se li “sobbarca”, e il significato cambia eccome. È il messaggio che non dovrebbe essere condizionato)

L’articolo però in quel punto ricorda banalmente che ci sono termini “tecnici” che hanno un loro senso ben preciso che una eventuale modernizzazione renderebbe in modo peggiore. Pensa proprio al caso di “carne” intesa biblicamente: una vita da schiavi del peccato, contro lo “spirito”, che non ha nulla di immateriale ma è la vita liberata di chi accetta la figliolanza e la dipendenza divina.