«posso sommessamente far notare che mi pare strano che in documenti curiali si usassero due termini diversi per dire la stessa cosa? È un po’ come nel linguaggio legale (o in quello matematico, del resto).»

Epperò è così. Vuoi perché sono stati scritti a qualche decade di distanza. Vuoi perché gli scopi per cui sono stati scritti erano diversi, ma se leggi la nota esplicativa a Magnum Principium e i documenti in essa citati te ne puoi convincere.

«Che Francesco risponda solo quando gli serve non è in contraddizione con il fatto che in genere preferisca lasciare parlare tutti per vedere l’effetto che fa.»

Non “quando gli serve”, ma “quando gli fa comodo”. Non gli fa comodo rispondere ai dubia, perché sarebbe controproducente per i suoi scopi. Ma ormai anche i meno informati se ne stanno accorgendo, e infatti alza sempre più l’asticella.

«In realtà la famigerata postilla nell’Amoris Laetita non nega affatto l’indissolubilità del matrimonio (mica apre a seconde nozze…)»

No, infatti fa di peggio. Dice (senza chiarire in quali condizioni) che si può essere in peccato mortale e uscire da tale condizione comunicandosi.

«ma più che altro afferma che il peccato relativo, pur essendo continuativo per definizione, non è necessariamente mortale.»

E se non è mortale che bisogno c’è di specificare che possono accedere alla comunione per essere fortificati? Capisci bene che non regge: l’hanno sempre potuto fare.

Rileggiamo i punti:

A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa.[351]

[351] In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti. Per questo, «ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore» (Esort. ap. Evangelii gaudium [24 novembre 2013], 44: AAS 105 [2013], 1038). Ugualmente segnalo che l’Eucaristia «non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli» (ibid., 47: 1039).

Cosa si intende per “non pienezza della colpevolezza”? Siamo nell’ambito del peccato veniale? Ma se siamo nell’ambito del peccato veniale perché dire “ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa. In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti“? Se è veniale ciò è sempre stato possibile! Perché scriverci addirittura una nota? Inoltre perché quell'”anche” nel senso di “addirittura”? Non è forse l’aiuto ordinario quello sacramentale? Evidentemente il Papa non sta parlando di peccato veniale… Ed è per questo che 4 Cardinali hanno chiesto ragguagli.

I condizionamenti e i fattori attenuanti restano dei mitigatori della colpa, non la annullano (se sussistono le tre ben note condizioni). Insomma se ci sono le tre condizioni un peccato con i condizionamenti e i fattori attenuanti non passerà mai da mortale a veniale. Questa è la dottrina della Chiesa.

«Per le traduzioni, bisogna riconoscere che sono comunque un problema da qualunque parte le si prenda.»

Assolutamente sì! Una gran brutta rogna.