Non concordo sulla visione della scuola sottesa a questo tipo di test. Infatti dici “il concetto alla base degli Invalsi è sempre piaciuto, ma come sistema per valutare non la capacità del singolo studente quanto le competenze scolastiche in genere, soprattutto per capire almeno a posteriori come migliorare i programmi.” che per me è un brillante esempio di “redutio ab rationalitatis” cioè di invenzione di un senso logico e condivisibile di qualcosa che è distruttivo e inaccettabile.
Al momento direi che c’è una sola che contrasta i quizzoni: se si guardano le prove d’esame antiche o i programmi prima dell’assalto terroristico OCSE (a torto chiamato con il nome del ministro-pupazzo del momento) si ha la misura della bambinizzazione, e non è un bello spettacolo.