Pedalata a ostacoli

Io ho due grandi vantaggi rispetto a Michele Scarponi e Nick Hayden. Il primo è che – toccando tutto il toccabile – sono ancora vivo; il secondo è che il mio uso della bicicletta è molto diverso da quello che era il loro, vado al massimo a metà della loro velocità e soprattutto parto dal principio che il mondo intero cerchi di farmi del male.
Per dare un’idea: stamattina in viale Zara mi trovo una vecchia babbiona in zeppa trampolata che scende dalla banchina salvagente del tram dal lato opposto alle strisce (facendo anche un po’ fatica, perché la banchina è ad altezza doppia rispetto a un marciapiede standard… chissà come mai) e attraversa la strada facendo attentamente cura di guardare nella direzione opposta perché non si sa mai che un’auto arrivi contromano. Vabbè, ha solo fatto un salto quando ho cacciato un urlo, non le sono nemmeno arrivato a mezzo metro di distanza. Cinque minuti dopo, all’incrocio tra via Melchiorre Gioia e viale della Liberazione, stavo per essere messo sotto da una tipa su una Punto che – quando dopo un minuto si è degnata di scendere – ha commentato incazzata che lei stava guardando. Certo che stava guardando, l’ho notata perfettamente: stava guardando dall’altro lato dove c’era il marciapiede, perché come tutti sanno i marciapiedi sono a senso unico e piste e attraversamenti ciclabili (quello su cui mi trovavo, nel caso ci fosse qualcuno che pensasse che stessi attraversando in bici sulle strisce pedonali) non esistono affatto, come già non esistono le strisce pedonali. Non parliamo degli sputer che in viale Marche mi tagliano la strada per infilarsi nella pista ciclabile che evidentemente per loro non è altro che una preferenziale qualunque: oggi sono stati solo due, ma solo perché non dovevo portare a scuola i bimbi e quindi ne ho percorsi solo 80 metri.

Probabilmente è vero: conviene cancellare tutti questi orpelli per terra, visto che tanto nessuno li guarda: anche ieri sera, mentre tornavo a casa coi bambini, ho dovuto bloccare Cecilia che stava tranquillamente attraversando sulle strisce mentre una tipa stava tranquillamente avvicinandosi alle suddette strisce senza pensare che magari potevano servire a qualcosa…

Ultimo aggiornamento: 2017-05-25 11:36

5 pensieri su “Pedalata a ostacoli

  1. Isa

    Molto molto amore a «vecchia babbiona in zeppa trampolata». Mentre la frase «stava guardando dall’altro lato dove c’era il marciapiede, perché come tutti sanno i marciapiedi sono a senso unico e piste e attraversamenti ciclabili (quello su cui mi trovavo, nel caso ci fosse qualcuno che pensasse che stessi attraversando in bici sulle strisce pedonali).» la leggo e la rileggo ma non mi riesce di capire cosa significhi. Aiuto. (Ma sempre meno di quello che serve a te per portare a casa la ghirba tutte le sere…)

    1. .mau. Autore articolo

      dopo la parentesi mancava un “non esistono affatto, come già non esistono le strisce pedonali”.

      1. Isa

        Che adesso invece c’è. Meno male, non ero io che non vedevo qualcosa di evidentissimo (perché ultimamente mi capita spesso…)

    2. un cattolico

      “(Ma sempre meno di quello che serve a te per portare a casa la ghirba tutte le sere…)”

      Anvedi Isa para-parà (non in senso onomatopeico… :-D ):

      salvar la ghirba (pop) = Sopravvivere a un grave pericolo, detto soprattutto di un reduce di guerra. Ghirba è voce araba che significa “otre”, in particolare quello di pelle usato in Africa per trasportare l’acqua. Il detto è entrato in uso tra i militari italiani nel 1911, durante la guerra contro la Turchia per la conquista della Libia, con il significato prima di “pancia” e poi di “vita”. Var.: (ri)portare a casa la ghirba; rimetterci la ghirba; lasciarci la ghirba [Treccani]

      Non conoscevo! Grazie.

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