Bongiorno e femminicidio

Oggi sulla Stampa (cartacea) c’è un articolo con un’intervista all’avvocato (o avvocata, scelga lei) Giulia Bongiorno che si lamenta perché il rito abbreviato “può consentire uno sconto del terzo della pena anche a chi ha ucciso una donna. È inconcepibile”. Bisogna dunque “istituire l’aggravante al delitto di genere in modo da punire i femminicidio l’ergastolo”. Termina ricordando che l’attenuante del delitto d’onore è stata abolita solo nel 1991; “direi che è arrivato il tempo di istituire l’aggravante d’onore per quegli uomini che non riescono ad accettare il rifiuto”.

Vabbè, lo sappiamo tutti che Bongiorno deve fare pubblicità alla onlus che ha fondato con Michelle Hunziker, e tutto fa brodo. Se quelle frasi le avesse dette la sua socia, non avrei nemmeno perso tempo a commentarle. Ma mi fa specie che una penalista di grido faccia finta di dimenticarsi che un quarto di secolo prima della sua abolizione il testo del delitto d’onore era stato dichiarato incostituzionale e quindi l’articolo era applicato anche se la vittima era di sesso maschile; e che faccia finta di non essersi accorta che in un omicidio tra ex amanti non è affatto detto che i due siano di sesso diverso.

Detto in altri termini:che cappero c’entra il genere in tutto questo? E non venitemi a dire che è perché la donna è più debole, perché sareste voi i sessista. D’altra parte, se il problema fosse solo quello basterebbe che la proponenda legge parlasse genericamente di partner più debole. Peccato che allora non si potrebbe più alzare alti lai contro “il femminicidio”…

Ultimo aggiornamento: 2016-08-03 13:06

11 pensieri su “Bongiorno e femminicidio

  1. Isa

    Non si trattano situazioni diverse in modo uguale e non si trattano situazioni uguali in modo diverso: il rito abbreviato consente uno sconto di pena indipendentemente dal sesso del perpetratore e della vittima, E CI MANCHEREBBE ANCHE ALTRO. D’altro canto, questa del “femminicidio” è la più sesquipedale cazzata che media e attivisti/e di dubbia competenza si siano inventati negli ultimi cinque anni (segue a ruota l’«omicidio stradale» che purtroppo è pure diventato legge) e toccherà sentirne altre e peggiori, di queste bongiornate.

    1. .mau. Autore articolo

      Tesoro, glielo dici tu a Bongiorno? (dell’omicidio stradale ho già scritto)

  2. Barbara

    Non vi piace la parola femmi(ni)cidio? Comunque lo chiamate, il fatto che la probabilità per una persona X di essere uccisa da una persona Y che è, è stato o vorrebbe essere il suo partner sentimentale è molto più elevata nel caso in cui A è donna e B uomo che in qualunque altra combinazione esiste. Non so se basterà una legge particolarmente dura per cambiare una mentalità formatasi non solo sul delitto d’onore e sul vedere lo stupro come reato contro il buon costume, ma su un intero sistema di mass media che, quando B è italiano, lo difende a spada tratta, ne intervista la mamma, e dichiara più o meno apertamente, che sì, insomma, B ha esagerato ma A se l’è pure andata un po’ a cercare: far finta che sia un omicidio come tutti gli altri come si è fatto finora, però, decisamente non funziona.

    1. .mau. Autore articolo

      Quindi ci saranno molti più maschi che finiranno in galera per omicidio di una donna con aggravante “la vittima era stata suo partner” che una qualunque altra combinazione di sessi per quel tipo di omicidio. Non vedo nulla di strano.
      E non venirmi a dire che chiamarlo femminicidio può far cambiare il modo di vedere le cose.

    2. un cattolico

      @Barbara: A e B cosa hanno compiuto? Perché per X e Y è chiaro, ma non hai definito A e B…

      P.S.: Non sarà che il femminicidio ti piace perché, come precedente, aiuta ad ottenere più facilmente un’aggravante per la Mancino (quella che un tempo era detta DdL Scalfarotto) per zittire giuridicamente i non-proprio-favorevoli alle unioni civili?

  3. Licia

    Come sai mi occupo di lessico e terminologia e non puoi immaginare quante richieste abbia avuto di fare un post su femminicidio ma anch’io sono molto scettica sulla parola e la funzione che le viene attribuita e non lo farò. Per far cambiare le cose ci vuole ben altro e temo ci siano segnali molto più efficaci, però di ben altro genere, come bambole gonfiabili e tutto il resto.

    Aggiungo che nel vocabolario Zingarelli la voce femminicidio è presente ormai da qualche anno, con questa definizione. “uccisione o violenza compiuta nei confronti di una donna, spec. quando il fatto di essere donna costituisce l’elemento scatenante dell’azione criminosa” (prima attestazione della parola 2001).

    Da qualche anno il vocabolario include anche varie definizioni d’autore e nell’edizione 2015 è stata aggiunta questa: “Molti si chiedono perché è stata necessaria l’introduzione di una nuova parola, femminicidio, per un crimine che alla fine è “un omicidio come un altro”. Semplicemente perché non è un omicidio come un altro. Dietro alla catena ininterrotta di donne uccise in quanto donne c’è un grande movente che va portato allo scoperto, un nemico che si annida in ogni tipo di cultura e società: è l’atteggiamento culturale dominante che considera una moglie, compagna, fidanzata, figlia, sorella – insomma una donna –, come “qualcosa” da possedere e non “qualcuno” con pari diritti e dignità. Se la parola non vi piace, inventatevi un altro neologismo, troviamo insieme un termine più aggraziato e pertinente. Ma non facciamo finta che il dramma non esista.” – Serena Dandini

    1. .mau. Autore articolo

      “possessicidio”? A parte gli scherzi, che esista qualcosa del genere, dove l’omicidio è solo la punta dell’iceberg, è chiaro. Che per ragioni storiche e fisiologiche capiti molto più spesso contro le donne, pure. Ma a me quel termine fa pensare che in realtà si voglia perpetuare la differenza, non cercare di risolverla.

      1. Isa

        No, non facciamo finta che “il dramma” non esista. Esiste da sempre ed è il dramma della violenza dell’uomo (dell’/homo sapiens sapiens/) contro l’uomo: nient’altro. Perché se un maschio uccide una femmina che una volta gli era cara è un dramma che va analizzato (con grandi richieste di battimenti di petto a maschi che non hanno mai schiacciato neanche una mosca), mentre se un maschio uccide un maschio – indipendentemente dai reciproci rapporti – va bene così, è la storia che fa il suo corso o è la vita o è checcevoifa’, e se putacaso una femmina uccide un maschio o un’altra femmina sono sempre casi singoli che vanno presi ognuno per sé?
        Statistiche affidabili (forze di polizia, ministero dell’Interno, ma ve le andate a cercare voi, io i compiti li ho già fatti) dicono delle cose molto precise: intanto che l’omicidio come fattispecie di reato è in calo costante da decenni, poi che i maschi uccidono sì più delle femmine, ma uccidono più maschi, e che le femmine che uccidono tendenzialmente uccidono pure loro altre femmine (tu guarda). Non esiste oggi un’emergenza sociale o criminale detta femminicidio più di quanto esistesse trent’anni fa; esistono invece oggi mezzi di comunicazione di massa in crisi, che col “femminicidio” in copertina vendono più copie (mutatis mutandis se si parla della televisione). Non solo la bufala mediatica del femminicidio perpetua la differenza, ma perpetua anche un’immagine della donna come vittima che a me, personalmente, ha veramente rotto le palle. (La frase fatta è mia e me la gestisco io.)

    2. un cattolico

      @Licia:
      Più andava avanti la definizione e più mi dicevo: «Ma chi sarà questo illustre linguista, che scrive simili sciocchezze ecchepperò per i suoi meriti accademici ha avuto l’onore di introdurre una propria definizione nello Zingarelli?». Poi ho letto “Serena Dandini” e mi sono cascate le braccia :-(

      C’è anche qualche definizione dei Guzzanti o della Bignardi?

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