La Rai ci illumina

Premessa: a casa mia si paga il canone Rai, e possediamo una sola abitazione. Quindi per quanto mi riguarda pagare 65 euro per abitazione invece che 113,50 euro è un risparmio pecuniario. Ciò non toglie che per me la cosa sia una pessima idea.
Il grosso guaio della Rai non è la sua elefanticità, quanto il suo non essere né carne né pesce. Il servizio pubblico richiede probabilmente molti dipendenti (ah: Rai non è i tre canali televisivi, ma ci sono anche i vari canali tematici e quelli radiofonici, giusto per ricordarlo), ma non richiede grandi nomi né ha nulla a che fare con lo sborsare decine di milioni di euro per “i grandi eventi sportivi”, che a quanto pare hanno per esempio affossato i conti 2014. Bene: ammesso e non concesso che tutti debbano contribuire – in maniera non troppo progressiva, diciamo – all’avere un servizio pubblico radiodiffuso, perché questo non viene fatto direttamente sulle imposte del reddito? La cosa avrebbe un senso maggiore, e sarebbe sicuramente più chiara. Meglio ancora, a questo punto, dividere Rai in due: un vero servizio pubblico senza pubblicità e pagato da tutti, e un altro pezzo trasmesso solo crittato, e che quindi possa essere visto solo da chi paga il decrittatore. Notate che non ho parlato di privatizzare un pezzo della Rai, il che significa che certi costi tecnici della “Rai crittata” sarebbero comunque spalmati su tutti: ma almeno ingaggi e grandi eventi se ne starebbero per conto loro…

Ultimo aggiornamento: 2014-11-28 23:25

14 pensieri su “La Rai ci illumina

  1. mestesso

    Non è possibile inserire nelle imposte sul reddito una voce relativa al servizio radiotelevisivo per il semplice motivo che la RAI è una persona giuridica a sè stante dalla PA. Come tale è assimilabile alle municipalizzate ed al più andrebbe a finire come la TARES, alias imposta locale (imposte e tasse sono cose diverse, non un sinonimo).

    Cmq, non è affatto detto che la manovra sulla bolletta riesca.

    1. .mau. Autore articolo

      «imposte e tasse sono cose diverse, non un sinonimo»
      Adesso mi dici (a) dove io avrei parlato di tasse e non di imposte, e (b) cosa ci sarebbe di strano se si aumentasse la fiscalità generale senza parlare di RAI (che è pagata dallo Stato per il contratto di servizio pubblico: il fatto che questi soldi arrivino o no dal canone è irrilevante, basta cambiare il contratto)

      1. .mau. Autore articolo

        Ah, se “differenza tra tasse e imposte” è che il canone è una tassa (quindi per un servizio) e non un’imposta, a parte il mio punto (b) resta il banale fatto che se fai pagare il canone nella bolletta elettrica non è più una tassa comunque

        1. mestesso

          Esatto, il canone è una tassa, quindi non può ma deve migrare ad una tipologia di pagamenti tipo le bollette o tasse comunali.

          Vale anche il viceversa: un governo UE non può mettere una imposta la cui copertura è ufficialmente 1:1 di un servizio (cioè l’intero gettito serva a coprire quest’ultima) senza incappare in una procedura di infrazione.

          Per il governo inoltre una tassa del genere è tipo iceberg per il Titanic ;-).

          1. .mau. Autore articolo

            Sì, ma la bolletta della luce non funziona perché le società elettriche non ti danno il servizio TV

          2. mestesso

            Io ho fatto un post squisitamente tecnico, volutamente non mi sono addentrato in questioni politiche (alias questioni di indirizzo).

            In linea di principio sarei d’accordo con te, ma è pura astrazione: la linea che tu proponi è tecnicamente inapplicabile. Ma veniamo alla polpa del problema ora che le basi tecniche sono chiare.

            La soluzione (pagare nella bolletta) è la risposta politica a due problemi distinti. Il primo è puramente contabile, il secondo invece è regolare i conti. Nell’immediato il governo deve coprire un buco di bilancio, e (giustamente da questo punto di vista) vuole introdurre il concetto “se paghiamo tutti paghiamo meno” che ha una sua dignità, anche se la sua applicazione lascia a desiderare. Ma sullo sfondo c’è la Stella Cadente, aka Silvio.
            Le tre reti RAI esistono sino ad oggi per il solo ed unico motivo che così facendo le tre reti berlusconiane possano continuare ad esistere. Morendo Silvio (vi siete accorti che parla un poco strascicato ultimamente?) si pone l’oggettivo problema di sostenibilità, che potrà esere risolto facendo uscire dal perimetro una parte di RAI ed una parte dell’impero gestito dagli eredi (dividendelo a questo punto fra gli stessi). L’indipendenza finanziaria di RAI al di fuori del perimtro della PA a questo punto è un prerequisito essenziale.

  2. nicola

    Dal mio piccolissimo buco della serratura, ormai fruitore omeopatico di TV e radio, posso affermare che il servizio pubblico della RAI è finito da un pezzo. Per quanto mi riguarda potrebbe diventare oggi stesso come tutte le altre: con abbonamenti paganti e/o pubblicità a gogo. Senza canone.

  3. icav

    Ai tempi eroici, chi guardava TeleMontecarlo o la TSI, giustamente si lamentava dicendo che, non usufruendo del servizio, non doveva pagare.
    Allora hanno trasformato il canone, legandolo al “possesso di apparecchi ATTI a ricevere il segnale radiotelevisivo”. Si tassa la potenzialita’, non l’azione. E va bene..
    Adesso non si trovano altri arzigogoli, e invece che di cesello vanno di mazzuolo. A pensarci, la chiamerei patrimoniale.
    Hai una sola casa? Che tu usufruisca o no del servizio, ti prendo i soldi. Uno sconto a chi fino ad ora aveva pagato, un recupero dell’evasione, una piccola ingiustizia per chi non ha la TV (ma tanto sono pochi e le loro lamantele non contano)
    Sei un po’ piu’ “ricco” perche’ hai due case (non solo quella delle vacanze, ma anche il figlio all’universita’ in un’altra citta’, p.es.)? Non protestare, ho dimezzato il canone, anche se lo paghi due volte…
    Hai piu’ di due case? Sei ricco!, di cosa ti lamenti?

  4. Luca

    Infatti, per me l’ingiustizia sarebbe profonda: non guardo la RAI, non ho una TV in generale, non ho neanche la presa dell’antenna in casa, non ascolto la radio (che comunque è esente), tablet e smartphone sono esenti anche loro. Cosa pago a fare?!? Qual’è la potenzialità? Introdurre una roba del genere nella bolletta elettrica è filosoficamente una ca… ntonata! Ma mi pare che su questo punto siamo d’accordo.
    Forse il problema dei nostri beneamati amministratori è che si trovano un buco nel bilancio? Allora, invece di riempire i buchi nostri, potrebbero cortesemente allontanare le delicate manine loro dal malloppo?
    Troppo demagogico? No: lo sarei se la RAI fosse ancora un servizio pubblico.

    -ma poi, illuminatemi voi-
    Sentivo parlare anni fa che c’era differenza fra canone RAI ed imposta sulle trasmissioni radiotelevisive e che si poteva pagare l’imposta senza dover pagare il canone. E’ mai esistita ‘sta cosa? Me l’hanno fatta sognare o è ancora in vigore?!? Thankyouverygrazie!

    1. mestesso

      La radio paga la metà del canone relativo alla TV.

      Ricordo che tutto questo marchigegno viene messo in piedi perché attualmente si e no una famglia su due paga il canone e si vuole recuperare l’evasione. Il metodo proposto non è dei migliori, ma la disonestà della base rimane. E’ vero che la RAI oggi come oggi non è un interlocutore credibile ed uno darebbe i soldi più volentieri se lo fosse, ma siamo in Italia e secondo me l’evasione anche se diventasse tipo BBC rimarrebbe alta.

      1. Bubbo Bubboni

        Il canone per la radio per uso “normale” (cioè non negozi, locali pubblici, ecc.) è stato soppresso da diversi anni.
        Viceversa permane l’obbligo per quelli come me che non hanno la tv e che pagavano il canone per la radio, di ricevere ogni 2 anni una lettera di minacce che dice che non avere la tv è un crimine e che presto manderanno un killer a risolvere la situazione.

  5. Gennaro

    Nemmeno io capisco perche’ dovrei pagare il canone visto che nella mia abitazione non esistono ne’ televisioni, ne’ PC, ne’ radio. Mi sembra un furto

    1. Bubbo Bubboni

      Questo a me non è chiaro. A parte i trucchetti normativi per cui certe cose si chiamano tasse, altre imposte, altre “equo compenso” e altre bolli, non capisco perché ci sia questo bisogno di legare [O PAGHI O SEI FRITTO] a qualcosa di specifico.
      Es. grosse opere che hanno (nel passato, eh) finanziato la mafia, le stragi, i servizi perennemente deviati, i riscatti per i vari sequestrati, ecc. ecc.: avevano raccolto soldi per questo? C’era una tassa o un capitolo di spesa dedicato? Eppure sono state finanziate e anche con abbondanza.
      Insomma le tasse finiscono sempre, di fatto, in un calderone e non è certo questo il problema.

  6. Marco Antoniotti

    Questa cosa l’ho sentita anche io su Radiopop. Non entro nella diatriba se far pagare il canone tramite la bolletta elettrica o meno. Inoltre faccio notare che il canone in Svizzera è ben più salato dei 113 EUR.

    Quello che mi fa inalberare è invece la *diminuzione* del canone. Potevano (e dovevano) tenere il canone così com’è e *diminuire* la pubblicità. Il sevizio migliorerebbe immediatamente. Su questo non ho dubbi.

    Ntuniott

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