supercazzole liberiste attuariali

Non so se vi sia capitato di leggere il post odierno di Alberto Bisin “Gli esodati e la matematica”. Con un po’ di esempietti numerici l’economista di Noise from Amerika mostra come in realtà non c’è nessun problema per quanto riguarda gli esodati: la matematica attuariale mostra come lasciare due anni senza lavoro e senza pensione una persona ha lo stesso costo che tagliargli dell’8% percento la pensione, e quindi basterebbe appunto rimodulare il valore della pensione e saremmo tutti felici e contenti.
Numericamente parlando i conti sono fondamentalmente corretti. Ho dato un’occhiata alle tabelle attuariali 2002 e vent’anni di speranza di vita per un sessantasettenne maschio sono un po’ eccessivi, ma diamoglieli per buoni. Peccato che ci siano almeno due punti che non funzionino in tutto ciò.
Il primo è stato anche indicato in un commento a quel post, ed è banale: la riforma Fornero serve solo e unicamente per fare cassa oggi, cioè avere un minore esborso in un anno in cui c’è bisogno non solo di raschiare il fondo del barile ma anche di venderne dei pezzi. È un po’ la scommessa fatta quindici anni fa dal governo Prodi con la tassa sull’Europa: prendiamo oggi, confidando che così in futuro la situazione migliori e si guadagni automaticamente. Spalmare il valore della pensione in questo modo porterebbe alla stessa spesa nel lungo periodo, ma non è di quello che il governo ha bisogno. Che sia “allucinante” o no è irrilevante: quella è la pratica, ed è inutile fare conti teorici. Se per questo, per me è ancora più allucinante che uno debba aspettare almeno un anno da quando ha ottenuto i requisiti per la pensione a quando può andare effettivamente in pensione. Un minimo di onestà avrebbe detto “non bastano più 40 anni di lavoro, ma ce ne vogliono 41”, non “sì, con quarant’anni di lavoro puoi andare in pensione, ma tanto non te la diamo”.
Il secondo motivo è più sottile, e uno deve leggere attentamente il testo, con l’esempio fittizio presentato all’inizio del post, per accorgersene. Bisin scrive «il signor B non avra’ problemi a campare con 100-x monete l’anno invece di 100 (se ha problemi e’ perche’ li aveva anche con 100 monete – e’ un altro discorso, nulla a che fare con gli esodati)». Ecco il liberista che spunta. Se io ho accettato di andare via dal lavoro oggi sapendo che avrei preso 100 a partire dall’anno prossimo, oltre che avere avuto un indennizzo per quell’anno senza lavoro, è perché io ritenevo giusto 100, non 100-x. Ho fatto insomma una scelta basata su dati precisi. Se mi cambiate le carte in tavola, io esigo il diritto di rifare la scelta: magari mi può star bene 100-x, ma magari dico “allora no, mi rimetto a lavorare quell’anno in più per cui non volete darmi la pensione”. Perché non si fa così? Ovvio, perché le aziende non accetterebbero mai di riprendersi gente che hanno volentieri fatto fuori. Però a Bisin questa idea stranamente non è neppur venuta in mente.
(Inutile aggiungere che quello che mi fa arrabbiare di più è vedere usata la matematica per avvalorare una tesi a priori)

Ultimo aggiornamento: 2012-10-25 15:42

24 pensieri su “supercazzole liberiste attuariali

  1. mestesso

    Manca solo una cosa: per quale motivo non hai scritto un commento al blog in questione, anche solo copincollando questo post? E’ doveroso ed utile.

  2. .mau.

    @mestesso: perché il primo punto (quello economico) è già presente nei commenti, e il secondo punto è un mio punto di vista personale e quindi non ha un grande senso nel contesto. È come se quando commento qualcosa di beppegrillo(tm) dovessi anche scriverglielo nel blog.
    (poi se la piattaforma di NfA è benfatta le arriva la segnalazione del trackback)

  3. mestesso

    @.mau.: ah, perché Bisin non ha forse esposto il suo punto di vista personale, sicuramente condiviso dai suoi pari, ma sempre personale?
    Inoltre (provocazione) la frase “Inutile aggiungere che quello che mi fa arrabbiare di più è vedere usata la matematica per avvalorare una tesi a priori” è “personale” od “universale”?

  4. .mau.

    Appunto. Bisin l’ha fatto sul suo (se preferisci “loro”) blog, io sul mio.
    La frase finale è ovviamente personale, c’è anche scritto che mi fa arrabbiare…

  5. mestesso

    @.mau.: molto sinteticamente, tutto quanto concerne un concetto che chiamiamo di validità “universale”, come la tesi del Nostro, nasce da una idea|convicimento personale (anche se naturalmente non vale l’inverso) elaborato logicamente (con un rigore maggiore o minore) per trarne conclusioni “universali”, prive cioè di caratteristiche prettamente individuali come i propri gusti. La tua frase contiene però oltre al “mi” un contenuto semantico preciso, che ha validità generica.
    Perché autocensurarsi su questo? Perché quindi non dire (esplicitamente, dato che la negazione riuscirebbe implicita a questo punto) che la matematica i compari suoi a) la digeriscono poco e la usano solo a fini pubblicitari b) non l’hanno usata a dovere come è stato dimostrato dalla crisi dei derivati in poi? Che in ultima analisi vuole dire (e non è un mio punto di vista, meglio non solo mio) che l’Economia NON è una scienza esatta, NON può addivenire a conclusioni certe e tantomeno infodere certezze che non ci sono e non ci possono essere?
    Inoltre, se un qualunque ignaro lettore leggesse solo i commenti sul suo blog, e non sul tuo? Faresti un servizio a lui, non a te od a me.
    Questa è civiltà, mica roba personale.

  6. .mau.

    @mestesso: solo perché sei tu, ho postato un commento che avvisa dell’esistenza del mio post sul mio blog. L’ignaro lettore non può più essere ignaro :-)
    Ciò detto, io non voglio fare generalizzazioni e quindi il tuo punto (b) per me non vale; quanto ad (a) posso concordare sulla seconda parte, e di questo parla il mio post, ma di nuovo non ho elementi per valutare la prima.

  7. Cristian

    ma quindi, il signor B, se può campare con 100 e con 100-x allo stesso modo,
    può campare anche con zero?

  8. Alex

    Sono d’accordo con il secondo punto. Quello che non capisco è cosa c’entri il liberismo con l’impossibilità di fare una scelta cioè quella di poter tornare a lavorare per ottenere una pensione di 100 invece di 100 – x.
    Dal punto di vista del diritto e della logica mi pare che tu abbia ragione, ma non c’è nessuna teoria liberista che nega il diritto di scelta.
    Qui non possono scegliere, ma non è una teoria liberista, semmai è statalista!

  9. .mau.

    @alex: per come la vedo io – ma notoriamente in politica non ci capisco una cippa – la teoria liberista è a monte. Lo stato non si deve mettere a gestire gli esodati, tutt’al più rimodula gli stanziamenti pensionistici a parità di costi per lui. Obbligare le aziende a riprendere i dipendenti che erano stati esodati e vogliono tornare a lavorare date le condizioni mutate è un’ingerenza inaccettabile dello Stato nel comportamento delle aziende…

  10. pietro

    Alcune piccole inesattezze, a me risulta che la finestra di un anno dopo aver ottenuto i requisiti per la pensione sia precedente alla riforma Fornero e sia stata cancellata dalla riforma, detto questo i conti che ho visto portano vantaggi insignificanti nei primi 2-3 anni e solo poi nei prossimi 20 anni portano un risparmio di 3-4 miliardi all’anno, io con 33 anni di anzianità dovevo andare in pensione nel 2018 invece andrò nel 2022, questo vale per il 99% dei mie coetanei cinquantenni.
    Mi sembra il solito discorso dei diritti acquisiti, non importa chi dovrà pagare se io avevo un privilegio me lo tengo , peggio per gli altri, e e dato che gli esodati erano per il 99% dipendenti di grandi industrie, molto ben retribuiti, con il diritto ad una pensione calcolata col metodo retributivo, quindi molto maggiore del valore calcolabile in base ai contrbuti pagati non me la sento di difenderli piu di tanto…

  11. .mau.

    @pietro: non mischiare il problema degli esodati (che è puramente locali) con la riforma pensionistica del governo (che invece è per il lungo periodo). Su quest’ultima, ricordo che già persino la riforma Dini prevedeva l’adeguamento dei coefficienti pensionistici all’aspettativa di vita, adeguamento “dimenticato” da tutti i governi successivi di qualunque colore. Detto questo, un vero liberista dovrebbe essere contro i limiti di età pensionistica, almeno da tra poco quando di retributivi puri non ce ne saranno più. Voglio andare in pensione prima? mi daranno meno soldi, calcolando stavolta sì l’aspettativa attuariale.

  12. Bubbo Bubboni

    @Cristian: Può il signor B campare anche con zero?
    Certo! Del resto io avevo capito che x era negativo!
    Poi, pensandoci bene e se fossi d’accordo con la tesi, lo sceglierei immaginario (= in bot, come piace tanto a uno che prende una pensione mensile pari a circa 75 pensioni minime e solo perché se lo merita).
    @.mau.: Giusto! La libertà di scelta della teoria liberista riguarda il fatto di avere più società che offrono pensioni. Non si può imporre alle aziende, se rimaste ancora nel territorio nazionale, di riassumere o simili. Anche perché è chiaro che un 70enne può trovarsi liberamente un lavoro e guadagnare per quanto sceglie liberamente di impegnarsi e di mettersi in gioco, in libera competizione con gli altri liberi lavoratori. Ci mancherebbe che sia vietato per un anziano lavorare proprio all’interno di una gerontocrazia!
    Anche se, prima o poi, sarà necessario incorporare nella teoria la fase successiva: un po’ di queste società restano senza soldi perché i rispettivi proprietari le hanno saccheggiate. Quindi, continua la teoria aggiornata, lo stato è costretto ad intervenire. Infatti nel liberismo tutti sono liberi, tranne gli stati che, come dicono in coro i politicanti europei da diversi mesi, non hanno mai scelta.

  13. pietro

    Premesso che dire “la riforma è stata fatta per fare cassa” è una cosa ovvia in quanto lo stato italiano DEVE fare cassa, esiste un vincolo di bilancio , ed esisterebbe anche se non fossimo legati all’euro, le pensioni e tutta la spesa pubblica corrente NON creano ricchezza, qualsiasi aumento della spesa corrente è una riduzione del reddito netto dei cittadini, se lo fai stampando soldi crei inflazione e quindi cambia poco.
    A questo punto la truffa sta nel fatto che le pensioni fossero calcolate con il metodo contributivo al 100% il sistema reale non è a capitalizzazione ma a ripartizione.
    Le pensioni che pago oggi non sono prese dal monte contributivo della vita lavorativa del percettore ( che non esiste, è una finzione contabile ), ma dai contributi di quelli che sono rimasti al lavoro e per il 30% dalla fiscalità generale.
    Quindi dal punto di vista della contabilità statale se 4 milioni di persone vanno in pensione, con una pensione decuratata in base all’aspettativa di vita, lo stato dovrà trovare i miliardi di euro che servono, se li trova aumentando le tasse ci si lamenta perchè si riduce il reddito netto, se diminuiscono i servizi non va bene, se si fa più debito pubblico si finsce ancora peggio, quindi i discorsi di chi critica la Fornero mi sembrano chiacchere da sedicenti commissari tecnici della nazionale dopo il 5° campari, putroppo larealtà è dura, non ci sono molte scappatoie.
    E nel conteggio sono stato ottimista considerando possibile il fatto che i nuovi lavoratori che sostituirebbero nei sogni di molti commentatori i pensionati possano pareggiare con i loro contributi il manacto incasso dei contributi che pagavano i pensionati ( cosa estremamente improbabile ).

  14. pietro

    Il punto è che i dati Italiani sono brutalmente preoccupanti, e dare la colpa ai cattivi imprenditori che scappano con i soldi mi sembra risibile, se il tasso di occupazione (dai 15 ai 64 anni) italiano è del 56% contro il 59% della Spagna, il 64% della Francia, e il 71% della Germania, cioè in Italia c’è molta più gente che vive senza lavorare, abiamo le tasse più alte e gli stipendi più bassi con la produttività per addetto più bassa, è inutile illudersi che con qualche trucchetto si possa risolvere tutto,un mio amico dopo il diploma è andato per 3 anni a fare il mungitore, io a fare il manovale a portare a spalle sacchi da 50 kg, adesso siamo quadri intermedi in piccole idustrie, ma quando sentiamo il laureato che pretende di trovare un lavoro all’altezza delle sue aspettative senza fare sacrifici, ci rendiamo conto del perchè mentre la disoccupazione e il precariato giovanile aumentavano negli ultimi 10 anni quasi 2 milioni di immigrati hanno trovato lavori a tempo indeterminato…..
    Il mondo è duro?
    ma le illusioni sono molto più pericolose, l’italia si sta impoverendo e pretenere di salvarsi facendone pagare il prezzo a qualcun altro è pericoloso….
    La “matematica” di Bisin è semplice aritmetica, i soldi non ci sono se non prendendoli a qualcun altro, o si fa come dice Bisni, si ricalcola a livello di speranza di vita la pensione, ( il cui diritto come valore reale è inesistente, basta una bella botta di inflazione per fregare tutti ) oppure si dice a chi prendere i soldi in questione, che ne so, una bella adizionale ad hoc da prelevare dagli stipendi dei quadri intermedi delle grandi imprese, se a :mau va bene si potrebbe fare….

  15. Alex

    Io penso che anche le aziende hanno firmato un accordo. è lo stato il garante dell’accordo ed è lui che non se ne vuole far carico. Adesso che l’accordo è stato fatto non si può tornare dalle aziende e dire: non si fa più.
    Il punto è che lo stato di diritto precede il mercato e quindi le teorie di mercato: liberiste, keynesiane, ecc.
    Qui manca lo stato di diritto, qui una controparte (lo stato) non si fa carico di un contratto che aveva sottoscritto.
    Penso che Bisin suggerisse solo una soluzione possibile ad una violazione dello stato di diritto. Secondo me siamo ad un livello precedente al mercato ed alle teorie economiche.

  16. pietro

    Il problema è proprio che la Fornero voleva coprire SOLO chi aveva un accordo in cui l’inps era esplicitamente garante.
    Da questo punto di vista tutti i casi di chi ha fatto un acordo individuale con l’ azienda senza che ci fosse nessuna garanzia nè accordo con l’INPS, non comportano assolutamente nessun obbligo contrattuale per lo stato.
    Dove sta scritto che lo stato doveva essere garante di accordi che non erano stati in alcun modo sottoposti alla sua approvazione?
    Non parliamo a vanvera di stato di diritto.

  17. Alex

    Ah beh, se le cose stanno così allora lo stato non ha colpe.
    Si tratta di un rischio che si è assunto una persona in base a delle aspettative.
    Bisognerebbe a questo punto valutare le pressioni subite dal lavoratore ad accettare un eventuale accordo per stabilire se anche l’azienda abbia delle responsabilità.
    Ma poi la riforma ha coperto quelli che avevano un accordo con l’INPS?

  18. Bubbo Bubboni

    @Alex: “lo stato non ha colpe.” Dipende da quelli che ritieni che siano i motivi per cui lo stato (moderno) esiste. Inoltre il “cambiare le carte in tavola” da parte dello stato non è esattamente uno dei rischi che il cittadino ritiene (o riteneva) di dover considerare. Ok, adesso tutti sappiamo che lo stato disattende le sue stesse leggi (cfr. imposte retroattive e Statuto del Contribuente) come e quando vuole, tanto eventuali giudizi di incostituzionalità arriveranno, anche ad essere molto ottimisti, a pensionato morto. Del resto le imprese hanno sempre avuto problemi ad investire in taluni paesi perché vige la totale incertezza del diritto (sempre in uno stato moderno, questa era la norma negli antichi assolutismi), ma ora anche i cittadini patiscono gli effetti della medesima politica suicida ed assassina.
    Però a me continua a sfuggire perché quando si parla di pensioni statali, e SOLO quando si parla di pensioni statali, si pensa che il bilancio dello stato sia composto da una sola voce come entrata e una sola come uscita.
    Lo stato ha, anche per i liberisti più fedeli, il compito di redistribuire la ricchezza. Cioè può scegliere, ad esempio, di raccogliere imposte colpendo le manifestazioni di ricchezza, es. da parte di chi acquista un panetto di burro, e usare questi soldi come gli pare (salvo sanzioni o l’invasione del territorio se esagera), ad es. acquistando aerei da guerra.
    Da notare che non c’è la pretesa, neppure da parte dei più battaglieri militaristi, che gli aerei da guerra siano produttivi, cioè non ci si aspetta che attraverso il saccheggio delle popolazioni contro cui saranno usati venga reperito un importo pari almeno al loro costo.
    Ok, questa è la redistribuzione, nulla di così strano.
    Quindi lo stato può, nell’ambito dei suoi compiti, dire: “tu metti direttamente l’x% dell’importo presunto, il resto lo metto io pescandolo da altre entrate. Tanto se tu, anziano, puoi evitare di frugare nella spazzatura per mangiare o puoi avere una migliore salute io, stato, faccio solo quello per cui esisto e ne ho, a ben contare, un vantaggio”.
    (A onor del vero qui gli ultraliberisti auspicano che il povero “sfaticato” muoia letteralmente e rapidamente per fame, ma molti liberisti moderati considerano che avere un eccesso di mendicanti e disperati sarebbe comunque un disagio anche per se stessi ed è quindi opportuno evitarlo).
    Del resto le pensioni d’oro, le sine cura o i vitalizi al merito politico non si finanziano integralmente tramite il risparmio forzoso del nobile politicante che ne usufruisce e nessuno si sognerebbe di pretenderlo!
    Eppure quando si parla di pensioni statali mi sembra che sia diffusa l’idea che tutto deve sostenersi in modo autonomo, senza mai accedere ad altre poste di bilancio, pena l’invasione dei mostri! Il tutto mentre i liberisti hanno regalato miliardi di euro alle banche perché… non c’era scelta!

  19. https://me.yahoo.com/a/g2BhA2kjtuzvULV5mhKAxzgaEtcaBsASHHendQ--#ab49a

    @ Bubbo Bubboni:
    Dopo svariate teorie la più calzante che ho visto è quella di Gabriel Ardant in un libro neanche mai tradotto in inglese: lo stato nasce come entità fiscale, cioè quando bande di invasori e barbari si resero conto che uno stato pacifico dove fosse possibile sottrarre il sovrappiù della produzione (quantificalo come vuoi), portava introiti (o benefici) superiori al saccheggio e alla requisizione occasionale che distruggeva i mezzi di produzione.
    Noi purtroppo siamo abituati alla favola Rousseauiana, ma questa versione mi sembra molto più calzante.
    Le concessioni fatte successivamente erano e sono un puro fatto di aritmetica. Faccio l’esempio di alcuni sovrani che hanno favorito a volte la nobiltà e altre la borghesia: lo facevano sulla base di un calcolo utilitarisitico di guadagno e sicurezza (salvo poche eccezioni).
    Le concessioni ottenute durante il secolo scorso erano principalmente un effetto della paura bolscevica. Cioè “il sovrano” sceglieva il male minore.
    Cosa lo stato dovrebbe essere e non è, è un’altra cosa.
    Detto questo, all’interno di questi stati era la sicurezza che favoriva le iniziative economiche. Cioè durante l’impero romano si trattava della difesa dai barbari e dai predoni e di un determinato livello di sicurezza contrattuale oggi maggiormente sviluppata( si supppone).
    Solo esitendo questi requisiti può esistere un mercato e delle teorie ad esso relative.
    Sulla funzione della redistribuzione ce ne sono di cose da dire, ma la letteratura è troppo lunga. Sicuramente qualche contributo interessante sta arrivando dai cosiddetti strutturalisti in questo senso.
    Passiamo ora ai liberisti. Quelli veri alle banche non gli darebbero una lira. Per questo incito quelli che credono a questa sciocchezza di vedere ciò che pensava Friedman di Greenspan come esempio principe.
    I liberisti le banche le farebbero fallire. Putroppo nessun vero liberista è mai stato al potere. Friedman fu liquidato da Reagan dopo 9 mesi perchè non gli voleva dare una lira alle banche. Ed oggi a livello politico ci si può rifare a Ron Paul che riguardo alle banche la pensa come Milton.
    Purtroppo è vero che far fallire le banche oggi è pericoloso, ma ciò è una conseguenza del potere di Wall Street che nel 1998 si fecero abrogare il Glass – Steagall Act dal democratico ed antiliberista Clinton. Tale legge aveva garantito la stabilità del mercato bancario per 65 anni e se ancora ci fosse non ci sarebbero esposizioni rischiose da parte delle banche. Obama ha provato a reinserirne una versione attraverso la Volcker rule, ma immaginate tutti come sia finita…
    Pertanto non è il liberismo il nemico, bensì questi mostri enormi sovranazionali non regolamentati.
    Ah il liberismo non ha nulla da dire a proposito di politica monetaria che è quella che ha causato i problemi odierni.
    Tra l’altro ho sentito dire da alcuni banchieri centrali che sarebbe facile limitare i danni anche senza glass – steagall, ma se Bernanke e Greenspan hanno gli amici a Wall Street, cosa ci possono fare i liberisti?

  20. .mau.

    @commentatore che inizi con “Dopo svariate teorie la più calzante che ho visto è quella di Gabriel Ardant” (mestesso?): visto che adesso sembra che i commenti autenticati si approvino di nuovo automaticamente, potresti usare un nome diverso da https://me.yahoo.com/a/g2BhA2kjtuzvULV5mhKAxzgaEtcaBsASHHendQ–#ab49a ?
    (non sono interessato ai veri nomi di chi commenta, però un nickname, o un allonimo se preferite una parola italiana) è molto più semplice da gestire…)

  21. https://me.yahoo.com/a/g2BhA2kjtuzvULV5mhKAxzgaEtcaBsASHHendQ--#ab49a

    Scusami sono Alex, rispondevo a delle obiezioni ad un mio commento.
    Non avendo funzionato il login che tu consigli, sono entrato con una yahoo ID.
    Purtroppo ho provato ad effettuare l’iscrizione svariate volte e non sembra funzionare.

  22. .mau.

    @Alex: il blog è in una situazione instabile, sto cercando di rimetterlo completamente in sesto…

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