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11/11/2013 Uncategorized

Recensione: Il matematico continua a curiosare

Giovanni Filocamo in realtà è laureato in fisica, anche se ora sta prendendo un dottorato in matematica: ma sicuramente la sua opera divulgativa a Genova, presso MateFitness, è più legata a quest’ultima materia. Il suo approccio pragmatico si vede molto bene nei due libri che ha scritto per i tipi di Kowalski: Il matematico curioso del 2010 (ne avevo parlato sulle mie Notiziole) e il suo prosieguo, appena pubblicato (Il matematico continua a curiosare : Dall’algebra della pizza alla formula del cacciavita, Kowalski 2013, pagine 237, euro 13).

Rispetto al libro precedente ho trovato con piacere una maggiore uniformità nei sei capitoli del testo: i temi sono sempre disparati, anche se Filocamo avvisa sin dall’introduzione che stavolta viene data una maggiore attenzione alla geometria rispetto all’aritmetica: una scelta dagli indubbi vantaggi per così dire visivi, che permette di riuscire a farsi un’idea abbastanza chiara di quello di cui si parla anche se sono passati anni o decenni da quando si è toccato per l’ultima volta un libro di matematica, probabilmente per scaraventarlo via il più lontano possibile.

Scegliere di parlare di quello che vediamo in giro tutti i giorni non è certo una novità, come sa chi ha letto i libri di Rob Eastaway e Jeremy Wyndham citati in bibliografia: ma nessuno dice che bisogna per forza inventare un nuovo approccio, e direi che l’accoppiata tra le situazioni comuni e il testo scritto in modo scanzonato è ottima. Chi ama prendersi ogni tanto una pausa e partire per la tangente può poi deliziarsi con i riquadri sparsi qua e là per il libro: ci sono enunciati di teoremi più o meno noti e importanti, curiosità matematiche sparse e quizzini (non preoccupatevi, di questi si trova la soluzione in appendice). Ho particolarmente apprezzato il capitolo sui metodi non standard di fare operazioni aritmetiche con le mani, soprattutto perché Filocamo ha giustamente evitato di spiegare perché tali tecniche funzionano in pratica: certo, se si conosce un poco d’algebra non ci vuole molto a comprendere il perché, ma a mio parere una spiegazione nel contesto del libro l’avrebbe semplicemente appesantito, senza dare alcun vantaggio al lettore che non dovrà essere interrogato da nessuno. Paradossalmente, invece, la parte che mi è sembrata meno chiara è proprio quella fisica della prima parte del capitolo 3, dalla delta di Dirac alle leve: la mia sensazione è che se non si conoscono già quegli argomenti sia piuttosto difficile seguire il filo logico del discorso.

In definitiva, se avete qualche amico che è refrattario alla matematica potete provare a regalargli il libro per fargli vedere che non è che formule e teoremi calino dal cielo; attenzione però che rischiate di dovergli poi spiegare perché quelle cose non vengono insegnate a scuola!

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