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December 22, 2015 Archivi

MEDIUM: La Stampa e le licenze Creative Commons

[Post apparso originariamente su Medium, https://medium.com/@.mau./la-stampa-e-le-licenze-creative-commons-7e9fc0c4c133#.xqcdt9jzy]

http://twitter.com/chedisagio/status/678130465149206529/photo/1
Come scrive il Post e si può vedere da questo tweet di Mario Castelnuovo, trend e mobile editor de La Stampa, gli articoli del quotidiano torinese non terminano più con la famigerata nota in calce ©TUTTI I DIRITTI RISERVATI, ma con una licenza Creative Commons, la CC-BY-NC-ND (si suppone nella versione 4.0, ma non ci è dato di saperlo); traducendo dal legalese, è possibile copiare gli articoli purché non a scopo commerciale e senza alcuna modifica, indicando la fonte (giornale e autore dell’articolo). La notizia è un déjà vu, a dire il vero: come raccontai al tempo, già nel 2006 i supplementi Tuttolibri e Tuttoscienze iniziarono ad essere pubblicati con una licenza CC-BY-NC-ND 2.5, anche se poi con gli anni il tutto si perse in chissà quale ristrutturazione del sito: l’anno scorso feci molta fatica a recuperare la versione elettronica di un articolo che avevo scritto per Tuttolibri, e la licenza CC non era mica presente. Ora comunque tutto il quotidiano dovrebbe avere questa licenza: ma è tutto oro quello che luccica?

Attualmente la legge sul diritto d’autore recita (articolo 65 comma 1 della legge 633/41, come modificato dal decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 68)

Gli articoli di attualita' di carattere economico, politico o religioso, pubblicati nelle riviste o nei giornali, oppure radiodiffusi o messi a disposizione del pubblico, e gli altri materiali dello stesso carattere possono essere liberamente riprodotti o comunicati al pubblico in altre riviste o giornali, anche radiotelevisivi, se la riproduzione o l'utilizzazione non e' stata espressamente riservata, purche' si indichino la fonte da cui sono tratti, la data e il nome dell'autore, se riportato.

Detto in altro modo, la frasettina magica in calce agli articoli serve per evitare la loro copiatura; se non ci fosse, saremmo più o meno nella situazione della licenza Creative Commons CC-BY-ND, e quindi sarebbe permesso anche l’uso commerciale del testo. La frasettina sarà forse anacronistica, ma è il semplice risultato di una legge anacronistica nonostante tutte le modifiche fatte nei decenni. Quello di cui ci si può lamentare è l’asimmetria, dove le foto “prese su internet” sono spesso la norma in barba ai diritti morali di chi le ha scattate e pubblicate, ma questo andazzo purtroppo è seguito quasi da chiunque. Usare una licenza Creative Commons insomma mostra soprattutto che ci si rende conto che il mondo non è quello del 1941 e magari insegna ai lettori che esiste anche un altro mondo oltre a quello dei paletti del copyright, e questa è sicuramente un’opera meritoria. Quindi un bravo a La Stampa.

Io non sono un talebano della libertà di copiatura, e ritengo che a seconda delle circostanze sia lecito e naturale scegliere una licenza specifica. Per esempio questo mio post, visto che Medium me lo permette e io in questo caso non vedo perché non farlo, è in CC-BY-SA; potete farne quello che volete, modificarlo e anche rivenderlo a qualcuno se ci riuscite – nel caso, vi faccio i miei complimenti – e tutto quello che vi chiedo è che segnalate che in origine l’ho scritto io e che diate anche voi questi stessi diritti sulla vostra opera. La Stampa deve pagare giornalisti, poligrafici e quant’altro: mi sembra corretto che chieda che non ci sia utilizzo commerciale dei suoi articoli da parte di altre persone. Potremmo magari chiederci dove inizia l’uso commerciale, e se avere un blog che mostra pubblicità AdWords rende impossibile riportare quegli articoli: ma spero che si usi il buon senso e si dia un’occhiata a quanto può valere quella pubblicità: tanto diciamocelo, anche se ci fosse un © grosso come una casa spesso non vale la pena di far partire un’azione legale.

Quello che però trovo un’inutile clausola, nel contesto degli articoli di un quotidiano, è la clausola ND, vale a dire l’impossibilità di creare opere derivate. Potrebbe forse avere senso per impedire la traduzione in un’altra lingua, se non fosse per il fatto che tanto ci sarebbe sempre la limitazione di uso non commerciale. Non ha senso nel caso di una citazione – una o due frasi prese da un articolo – perché la legge ha sempre permesso di farlo. In pratica l’unico vero uso della clausola ND è quello di impedire di rifare un nuovo articolo, con nuove idee e suggerimenti, partendo da un articolo già esistente e comunque espressamente citato. In assoluto, qualcosa che non capiterebbe praticamente mai e comunque darebbe pubblicità al quotidiano dove la notizia è apparsa in origine; in linea di principio, un modo per tarpare il flusso non tanto della comunicazione – basta l’articolo iniziale – quanto della creazione di nuova informazione. Sì, è vero, non capiterà quasi mai: ma proprio per questo non sarebbe bello dare un segnale davvero forte di apertura alla creazione di informazione?

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