mercoledì 29 dicembre 2004

Che fregatura. Ieri sera è arrivato un autobus pieno di adolescenti francesi in presumibile gita. Alcuni di questi erano nella stanza accanto alla nostra; non so quante volte abbiano aperto - e soprattutto chiuso in maniera non esattamente lieve - la porta. Se aggiungiamo il caldo incredibile e il concetto francese di letto matrimoniale che non solo è a una piazza e mezzo, ma anche lungo a malapena un metro e novanta, si può immaginare come ho dormito bene.

Perlomeno la mattinata era molto più tersa di ieri e le strade erano state pulite, e quindi dopo colazione ci siamo messi in marcia evitando di tornare indietro sull'autostrada e scegliendo la Nazionale "panoramica". Non giurerei fosse esattamente quella segnata come tale nella mia cartina: in fin dei conti con una scala 1:800.000 non è che si veda molto. Però il pezzo di strada è stato comunque piacevole, col sole che illuminava i campi innevati. Non abbiamo però avuto il coraggio di dermarci al Museo della Mucca e dell'Alpeggio il cui edificio (una ex stalla?) faceva bella mostra di sé.

La pausa prandiale è stata fatta a Mâcon, che però devo dire non ci ha fatto chissà quale impressione. Siamo anche arrivati alle 12:30, e probabilmente i bravi provincialotti, in Francia come in Italia, a quell'ora erano tutti a casa a pranzare. Anche noi siamo finiti in una brasserie; abbiamo dovuto aspettare un po' per infilarci tra quelli che sembravano due turni di assalto ai tavolini, e la cosa ci ha in un certo senso fregato: siamo usciti sotto quella che era letteralmente una pioggia congelata, cosa diversa sia dalla neve che dalla grandine. Il nostro ombrello che ci eravamo comprati cosi amorevolmente? Era ovviamente restato nel baule dell'auto, che era parcheggiata ben lontano.

Il tempo si è mantenuto in effetti molto variabile: in cinquanta chilometri si passava dal sole alla pioggia. Così, dopo avere fatto il pieno di benzina al distributore Auchan (1.004 euro al litro contro prezzi in autostrada da 1.12 a 1.17...) ci siamo messi tranquillamente in marcia. Sembrava anche andasse tutto bene: alle 18 eravamo a 35 Km da Parigi. Peccato che da lì iniziasse una coda incredibile, contro ogni logica - doveva esserci in uscita da Parigi, e invece no. Il nostro navigatore GPS dovrebbe avere in memoria le autostrade europee, ma su Parigi non deve essere ferratissimo. Inoltre dentro Parigi sembra prediligere un'unica strada di attraversamento che non era proprio la più scorrevole: Boulevard St. Michel. Insomma, un'ora per arrivare alla Periférique e un'altra per rue Magénta, dove stanno facendo dei lavori per stringerla e non renderla piu un asse di scorrimento. Al momento ci stanno riuscendo benissimo: era tutto un ingorgo.

Abbiamo lasciato la macchina al volo dalle parti della casa di Maurizio e Lucia, e consegnato loro le cibarie e il vino, per poi andare in albergo. Anche il Français ha due stelle e non tre: a quanto sembra, questi alberghi francesi barano su Internet che è un piacere. La cosa buona è che sono convenzionati con il parcheggio sotterraneo della Gare de l'Est, che ci costa 9 euro al giorno; visto che girare in auto a Parigi è una follia, avevamo appunto bisogno di un posto coperto. Terminata la logistica, siamo andati a cenare da Lucia e Maurizio, rendendo probabilmente triste quest'ultimo quando ho detto che non pensavo di mangiare null'altro perché ero già pieno. Sono un dilettante.

La cosa più strana è stata la temperatura esterna: credo che alle 23 ci fossero quasi 10 gradi, un'esagerazione. E dire che fino a 150 chilometri da Parigi l'autostrada era pulita, ma i campi a fianco erano tutti innevati.


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