lunedì 14 agosto

I letti in Germania hanno alcune peculiarità - o se preferite problemi - di base. Non c'è il concetto di letto matrimoniale; i piumini lasciano scoperti i piedi, soprattutto per chi è un po' più alto della media come me; e i cuscini sono fatti di piume. Per il primo punto, amen; per il secondo diciamo che, visto che il piumino teneva molto caldo, mi trovavo ogni tanto sotto e ogni tanto fuori; il terzo però è stato un dramma. Sono troppo abituato ad avere la testa sollevata, infatti, mentre il concetto alla base di un cuscino di piume è che ti deve tendenzialmente fare da paraorecchie. Dovrò inventarmi un qualche piano B, mi sa tanto.

Il tempo non è affatto migliorato rispetto a ieri: continuano ad esserci scrosci d'acqua anche forti, in barba a Die Welt che nella pagina delle previsioni del tempo indicava "variabile" e una temperatura di 18 gradi: immagino che "variabile" stia ad indicare che la quantità di pioggia possa variare nel tempo. Ad ogni modo partiamo per Friburgo in Brisgovia in un momento in cui non sta piovendo. Sulla strada vediamo un certo numero di case con pannelli solari al posto delle tegole e ci chiediamo perché qua ci siano e da noi no: una delle mille domande che non avranno mai risposta.

Arrivati a Friburgo e parcheggiata la macchina, abbiamo iniziato il giro turistico personalizzato del centro, partendo dalla chiesa di Sankt Martins che così ad occhio sembrava essere stata rifatta con i pilastri in cemento armato. A dire il vero, non avevamo visto la chiesa vera e propria, ma solo quello che sembrava essere l'unico lato rimasto del chiostro, chiuso da una vetrata. Il tutto non sembrava portare da nessuna parte; poi mi sono accorto di un pulsante con su scritto "Kirche öffnen" e ho provato a schiacciarlo. Subito si è aperta una porta per la navata principale della chiesa: chissà qual è la ragione di queste modernità. Dopo questa rapida visita, ci siamo incamminati verso la cattedrale, non prima di una sosta alla locale cassa di risparmio; non per prelevare, ma per guardare l'interno. Anche qua si tratta di un edificio antico - c'è una targa che commemora Erasmo da Rotterdam - ma rifatto da capo. La cosa strana, almeno per i nostri standard, è che si entra in banca senza nessun problema, e gli spazi interni sono enormi. Può darsi che qui si faccia solo consulenza e non ci siano quindi contanti da rubare, però l'effetto è assolutamente incredibile, se stiamo a pensare alle doppie porte nostrane rigorosamente vietate a chi soffre di claustrofobia.

La cattedrale si trova al centro di una piazza piuttosto piccola; l'effetto ottico era poi di vederla ancor più rimpicciolita, visto che vi si tiene il mercato e che si era messo a piovere abbastanza forte, e quindi la gente se ne stava con gli ombrelli aperti. Dopo avere rapidamente visitato l'interno della cattedrale, Anna e Marina hanno comunque voluto vedere i banchetti, mentre io mi cercavo un riparo sotto alcuni portici. All'interno della chiesa c'erano delle immagini della città, prese dall'alto dopo i bombardamenti del novembre 1944, che hanno dell'incredibile. Tutt'intorno, tetti e alcuni muri interni delle case sono cascati; di Sankt Martins era rimasta solo l'abside (avevo ragione, allora!). Il duomo invece se ne stava là, maestoso e intatto in tutta quella distruzione. Chissà, forse i doccioni a forma di mostro avevano spaventato persino le bombe...

Dopo un aperitivo in una vineria della piazza e un giro infruttuoso all'ufficio informazioni, ci siamo fermati a mangiare in un postaccio nella piazza del duomo e abbiamo ripreso la macchina in direzione Donaueschingen, ingannati dalle distanze rimpicciolite nella nostra mappa. In pratica, invece, ci saranno una settantina di chilometri da Friburgo, e si deve attraversare la Foresta Nera da un lato all'altro. Tutto questo sarà anche simpatico in una giornata di sole, ma con la pioggia garantisco che il risultato è molto meno spettacolare. Nemmeno Donaueschingen è poi chissà cosa; c'è il castello dei Fürstenberg con il vicino palazzo della collezione, che però non ci siamo visti: molto banalmente, il castello è aperto fino alle 17, e la biglietteria stava chiudendo alle 16:20 quando siamo arrivati. Poi c'è la fontana che dovrebbe essere la fonte del Danubio, anche se mi sa tanto che quella sia una delle storie tirate fuori da qualche pubblicitario. Infine ci sono le lapidi che commemorano tutti i paesi in cui scorre il grande fiume... più una in giapponese, che non se ne capisce bene il motivo ma fa lo stesso. Fa specie scoprire che la cittadina è a 680 metri di altezza; un po' perché l'altipiano è cosi ampio che uno non pensa di essere così in alto, un po' perché se il fiume si deve fare quasi tremila chilometri con un dislivello così basso se la prende davvero comoda!

Per il ritorno, guardando il nostro atlante avevamo visto una strada alternativa più breve che avrebbe tagliato Friburgo, e che si staccava da quella dell'andata circa a metà percorso, vicino al lago Titisee; abbiamo così deciso di prenderla. Ci siamo in effetti trovati sulla strada giusta, e siamo passati attraverso dei bei posti. Però che strada! Abbiamo scollinato due volte, a 1200 e 1050 metri, e a un certo punto ci siamo trovati dentro un nebbione che nemmeno a novembre. Solo alla fine siamo anche riusciti a vedere uno di quei raggi di sole promessi dal giornale, mentre arrivavamo all'albergo con quasi un'ora di ritardo rispetto alla nostra presunta tabella di marcia. Saremmo infatti voluti andare alle terme, che di per sé sono aperte sino alle 22; ma io, che conosco bene i miei polli, sono andato a chiedere al ristorante dell'albergo a che ora la cucina avrebbe chiuso. Come temevo, anche se il ristorante chiude alle 23, dopo le 21 non c'è più nulla di caldo! A questo punto, Anna e Marina se ne sono andate a fare la sauna nell'albergo, mentre io che sono refrattario a queste cose mi sono messo d'impegno in un compito al limite delle mie possibilità: telefonare all'albergo successivo, chiedere se avevano capito che volevamo una camera doppia e una singola, e infine spostare la prenotazione di un giorno, visto che avevamo pensato che l'ingresso gratuito alle terme di Badweiler compreso nel nostro "pacchetto turista" non era mica da buttare via. Ce l'ho fatta, ma è stata davvero durerrima, come si suol dire; il tutto mentre le due fanciulle, che stavano aspettando che la sauna arrivasse in temperatura, invece che fare il tifo per me se ne sono state a chiacchierare tra di loro...

Alla fine abbiamo poi cenato al ristorante dell'albergo, che sarà anche tanto Natur ma non ci è sembrato nulla di particolare.


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