mercoledì 18 agosto 2004

Stanotte non abbiamo sentito i nostri coinquilini del piano di sopra, ma in compenso non ci ha fatto dormire una discoteca, che non siamo riusciti a localizzare. Il vento da sud ci portava sprazzi di musica, o meglio di unz-unz-unz, almeno fin dopo le 3.30. Per essere precisi, il volume era sufficientemente basso da farmi da ninna nanna, ma Anna ha l'orecchio più sensibile del mio, e non si è riuscita ad addormentare fino a quando non ha deciso di chiudere la finestra. Per quanto riguarda la mia lotta col letto, i cuscini non sono serviti a molto, anche se qualcosa hanno fatto.

Il programma della giornata, dopo l'ampia colazione, comprendeva un giro sull'isoletta di Sv.Klement, san Clemente per gli amici, via mototaxi. Non c'era un gran problema per gli orari, visto che dallle 9 alle 12.30 c'era una corsa ogni mezz'ora, e soprattutto si partiva non dal centro ma vicino a dove siamo alloggiati. Scendendo ci siamo fermati al supermercatino per comprarci qualcosa per pranzo, e abbiamo trovato... i libri di Repubblica. Meglio: un libro di Faulkner che era nel preciso aspetto editoriale dei volumi di Repubblica degli anni scorsi, ma scritto in croato, e per una collana "biblioteka non ricordo cosa". Le sinergie a quanto sembra attraversano anche l'Adriatico.

Preso il mototaxi - 40 kuna a testa - siamo arrivati a Palmišana, porticciolo turistico sull'isola di Sv. Klement pieno di barche ormeggiate, il che ha fatto esclamare ad Anna "ma che si prendono la barca a fare, se poi se ne stanno lì in porto?" Magari hanno il mal di mare? Sbarcati, abbiamo preso la cartina disegnata dal buon Petričić e abbiamo iniziato ad atraversarci tutta l'isola per il lungo. Non che sia una gran cosa: in una quarantina di minuti eravamo alla baia che ci aveva suggerito. Il pezzetto di spiaggia - naturalmente sassosa, se si vuole la sabbia ci si fermi a Rimini - era piuttosto sporca, nonostante l'equivalente croato della nettezza urbana avesse lasciato dei bidoni per la spazzatura, che probabilmente vengono a svuotare via mare. L'acqua era pulita, piena di ricci ma non perfetta, tanto che al ritorno Anna ha detto che ci si sarebbe potuti fermare ala baia prima; ma in fin dei conti si è stati bene, aiutati dal vento che soffiava non fortissimo ma costante e dall'ombra che nell'altra baia non avremmo trovato. Inoltre eravamo davvero pochini.

Nel pomeriggio, prima di rientrare, siamo andati verso il villaggio di Vlaka, altra baia piena di barche, dove ci siamo incamminati verso la chieseta di san Clemente. L'isola era stata infatti abitata già in epoca romana: in teoria ci dovrebbero essere i resti di una villa romana, ma siamo solo riusciti a vedere in lontananza i resti di un muro che però stava da tutt'altra parte. L'ente turistico locale ha bisogno di piazzare qualche cartello in più. Per fortuna la chiesa era più o meno segnalata, così siamo riusciti ad arrivarci. L'edificio data al tredicesimo secolo, anche se è stato restaurato - oserei quasi dire "rimesso in piedi" una quarantina d'anni fa. Stranamente era aperto, così siamo entrati a vedere l'interno, con un quadro dietro l'altare raffigurante pensiamo san Clemente con qualcun altro, e un altorilievo ligneo con la Sacra Famiglia... e un intruso, vestito da pastore ma con la tunica rosa. Le nostre conoscenze artistiche non ci permettono di dire altro. Ah, sì: c'era anche una stampa con raffigurata la nave da guerra Radetsky, con didascalie in tedesco e inglese che spiegavano la sua breve esistenza, terminata se non ho capito male durante la battaglia di Lissa per autocombustione della polveriera. Chissà come mai era lì.

Rientrati verso Palmišana, restava il mistero del mototaxi. Com'è possibile che ci fossero otto corse di andata e solo tre per il ritorno? La coda al molo ci ha preoccupato non poco: poi avviamo visto che un gruppo di turisti tedeschi davanti a noi non aveva il biglietto e sono stati mandati via non so dove, e che a fronte di una portata teorica di dodici persone siamo tranquillamente saliti in quindici. Banale sovraccarico, insomma.

La cena è stata al Macondo, ristorante che era indicato da entrambe le guide. Anna ha apprezzato più di me, anche se non posso dire che i piatti fossero cattivi: mi sarei però aspettato qualcosa in più dalle verdure grigliate. Mi sarebbe piaciuto però vedere il romano che è arrivato mentre noi eravamo già quasi alla fine e che si è ordinato antipasto primo secondo e contorno; noi saremo dei dilettanti, ma con mezzo antipasto, secondo e contorno abbiamo fatto fatica a finire! Uscendo, siamo andati a cercare dove si prendono i biglietti per il traghetto delle 7.45, che abbiamo scoperto essere un catamarano; abbiamo trovato il posto che era anche aperto, ma la signorina ci ha detto in italiano con cadenza slava che "si può prenotare solamente il giorno prima". E vabbé.


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