lunedì 16 agosto 2004

Sono un abitudinario. Prima di andare in vacanza, io sto regolarmente male. Ieri sera, tra mal di testa e raffreddore, ero davvero uno straccio; stamattina per fortuna va un po' meglio, anche se il naso continua a colarmi un poco e Anna si preoccupa giustamente per la mia salute, oltre che darmi del rottame.

Dopo una sveglia antelucana, siamo arrivati in stazione, e abbiamo scoperto che immaginare che il 16 di agosto alle 7 del mattino non ci fosse nessuno è stato un wishful thinking. Non siamo nemmeno riusciti a prenderci un caffè ai bar, vista la coda alle casse: avrei dovuto seguire le mie vecchie abitudini, ed entrare nel bar fuori dalla stazione. Potevo anche immaginarlo, visto che non abbiamo trovato posto in seconda classe e abbiamo prenotato in prima!

Le nostre vicine di posto hanno iniziato a parlottare già prima che il treno partisse. Non a voce alta, è vero, ma era comunque imposibile non ascoltarle, sentire una che si lamentava perché il suo fidanzato aveva il cellulare spento con conseguente discussione sui servizi telefonici Tim che potevano permettere di scoprire quando l'avrebbe riacceso, e una serie di contumelie nei confronti di quel poveretto. Lo capisco: io mi sentirei soffocato. Il tutto era scodellato in un italiano piuttosto approssimativo, soprattutto nella consecutio temporum, ma abbellito da termini come "l'infame", appellativo affibbiato al fidanzato. Temo che Elisa di Rivombrosa abbia fatto più danni di quanto si immagini alle nuove generazioni italiane.

L'arrivo a Pescara è stato tranquillo, e siamo anche riusciti a prendere al volo il bus per arrivare dalle parti del porto, insieme a un certo qual numero di turisti pugliesi pronti per andare in Croazia pure loro. La "stazione marittima" era un casino inenarrabile, tanto che non sono riuscito a capire che per me era inutile fare la coda più lunga, avendo già pagato il biglietto e dovendo solo fare il check-in. Lo stile è molto italiano, con un'ulteriore coda al controllo passaporti dive la gente chiedeva "ma deve proprio venire anche la mia fidanzata/famiglia? Non basta vedere il suo documento?", e poi l'attesa per il traghetto, che è arrivato con la sua oretta di ritardo per la gioia nostra e di tutti quelli in attesa.

La partenza per la precisione è stata alle 16 passate, che per un orario teorico delle 14.45 non è affatto male. Anna mi ha fatto notare come la nave batta bandiera... panamense, cosa che non tranquillizza certo. Ma sembra tutto un po' strano, come la spiaggia pescarese dall'altra parte del porto o il video in stile aereo con film proiettato (Ocean's Eleven, senza audio e con i sottotitoli visibili solo dalle prime tre file di posti). Il traghetto è praticamente pieno, con una strana preponderanza di pugliesi. Probabilmente dal nord si va in Croazia in auto via Trieste?

Il traghetto è arrivato finalmente a Stari Grad alle 20.30 passate, in ritardo anche rispetto alla tabella teorica di marcia. L'uscita è stata se possibile ancora più caotica dell'imbarco, con un controllo documenti fatto senza una coda precisa e ad essere sinceri senza neppure una grandissima convinzione dai poliziotti croati. Tra l'altro, la maggior parte della gente è scesa qua: mi viene come l'idea che Spalato non sia poi così interessante per i turisti nostrani.

Siamo riusciti a prendere l'ultimo bus per Hvar (città: hanno deciso di chiamare l'isola e la città principale allo stesso modo, giusto per complicare la vita a noi poveri stranieri). Come Anna aveva giustamente intuito, non avere kune non è stato un problema insormontabile: invece che 13 kn, con un minimo sovrapprezzo il costo è stato di 2 euro a testa (niente biglietto, secondo me l'autista si intasca i soldi e via) e siamo saliti su questo autobus che aveva indubbiamente visto giorni migliori, e che non dava tutta quella sicurezza. In effetti, quando è finalmente riuscito a partire, è scoppiato un applauso dalla gente - tutti italiani, sì - che era dentro.

Il percorso verso Hvar è durato una ventina di minuti, senza avere visto una luce che non fosse quella delle auto che ci incrociavano, che erano anche più di quanto mi immaginassi. Arrivati alla stazione dei bus, ho chiamato il Zivko Petričić, nostro padrone di casa, che ci è venuto a prendere e ci ha portato alla nostra stanza. Per strada ci ha raccontato che ormai i tedeschi arrivano a luglio, mentre in agosto l'80% dei turisti è italiano. Non stentiamo a credergli, a vedere il numero di macchine con targa italiana che si vedono in giro, inframmezzate a rare auto tedesche, svizzere, e slovene (i cugini arricchiti...)

L'arredamento della stanza ha un qualcosa che mi fa tornare in mente la casa dei miei nonni friulani, soprattutto di fine anni '60 quando ero un piccino e i mobili avevano quell'aria vissuta che oggi l'Ikea non ti dà più. Concessione al 2004, la tv satellitare. L'unico momento di dubbio l'abbiamo avuto con gli interruttori davanti al bagno. Quello "bojler" era chiaro, ma "grijalica" e "svjetlo"? Il metodo sperimentale ci ha fatto scoprire che il primo accendeva la luce: fortuna che non ho usato il metodo teorico, visto che il nostro dizionarietto dava rispettivamente "stufetta" e "luce"!

Siamo comunque usciti subito per andare a cenare giù sulla riva, al ristorante dell'albero Podstine sulla baietta omonima. Abbiamo scoperto cose buffe: il vino, oltre che a bottiglia, si può prendere al bicchiere ma nel menu è indicato il prezzo al decilitro, in pratica mezzo bicchiere. D'altronde, nel conto il litro l'acqua è indicato come dieci decilitri... la guida dice poi che al mercato non compri un etto e mezzo di prosciutto, ma quindici decagrammi, termine che pensavo morto con i problemini delle mie elementari. Tra l'altro, il vino - locale di Hvar - non era una gran cosa, e l'acqua, come diceva Anna, sembrava fatta con l'Idrolitina. In effetti, leggendo l'etichetta, si scopriva che in un litro c'erano 900 milligrammi di sodio, 400 di cloro, e un residuo fisso di 3 grammi e mezzo. Ideale per la produzione di calcoli. La carne era molto buona, però. Ultima noticina: da queste parti l'IVA, anche al ristorante, è al 22%. Mica da ridere.


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