- Novità -

 

«Le serie divergenti sono opera del diavolo.»

 
  --Niels Henrik Abel (1802-1829), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 96.
 

«Insomma, il teorema di Gödel stabilisce l'impossibilità di garantire la non contradditorietà della matematica restando all'interno della matematica stessa. Sembra un paradosso, ma la forza della matematica che doveva consistere nella sua capacità di dimostrare ogni affermazione logicamente, giunge ora a dimostrare semplicemente la propria incapacità a dimostrare. Un'atmosfera da tragedia, con Gödel nel ruolo di Euripide.»

 
  --Vittorino Andreoli (1940), "Matematica, la crisi di una grande signora", in Avvenire, 12 Marzo 2006.
 

«La crisi della matematica ha il senso del crollo di quelle colonne che annunciano "muoia Sansone e tutti i filistei". Una sensazione che dovrebbe metterci come attorno al fuoco di un caminetto acceso, la sera, per riposarsi dal viaggio e meditare sul bisogno di sapere e sulla impressione, dopo aver visto tante cose, di non aver trovato ciò che si cerca. Io mi sento come chi ha visitato una vasta area archeologica, ha immaginato una grandezza passata ridotta adesso a sole macerie.»

 
  --Vittorino Andreoli (1940), "Matematica, la crisi di una grande signora", in Avvenire, 12 Marzo 2006.
 

«E ora possiamo risolvere il problema senza alcuna matematica: solo teoria dei gruppi.»

 
  --Anonimo professore di Cambridge, in Ian Stewart, Concept of modern mathematics, Dover 19952, p. 95.
 

«[Su di lui:] Docile a casa e dominante tra i colleghi, gioioso nella matematica e dannatamente serio nelle liti tra matematici, è stato quanto di più vicino a una reincarnazione di Alcibiade la Germania del diciannovesimo secolo potesse produrre: non solo nella sua entusiastica energia e nell'osare estremo, ma anche nel modo feroce di combattere quando veniva messo in un angolo –Alcibiade dai frigi, Cantor dalle idee.»

 
  --Georg Cantor (1845-1918), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 229.
 

«Per un'argomentazione logica completa - cominciò Arthur con ammirevole solennità - ci vogliono due promesse...»

«Una delusione - disse Arthur.»

«Sìiii? - disse lei dubbiosa - Questa non mi pare di ricordarla bene. Ma come si chiama tutta l'argomentazione?»

«Uno scioccologismo.»

«Ah, sì! Ricordo adesso. Ma non mi serve uno scioccologismo, sapete, per dimostrare l'assioma matematico da voi menzionato.»

«Né per dimostrare che «tutti gli angoli sono uguali», suppongo...»

«Certo che no! Una verità così semplice la si dà per scontata!»

 
  --Lewis Carroll (1832-1898), Sylvie and Bruno, cit. in John Fisher (ed.), Enigmi e giochi matematici, Theoria 20004, trad. Emanuela Turchetti, p. 246.
 

«Se il Tre come soggetto su cui ragionare prendiamo -
un numero conveniente come partenza -
aggiungiamo Sette, e Dieci, e poi moltiplichiamo
quasi per Mille, ché di Otto è senza. 

Il risultato è ora da dividere, vedi,
per Novecentonovantadue, non di più;
Togli alfin Diciassette; anche se non ci credi,
trovi il numero che proprio avevi tu.
»

 
  --Lewis Carroll (1832-1898), The Hunting of the Snark, Fit the Fifth.
 

«È difficile dare un'idea della vasta estensione della matematica moderna.»

 
  --Arthur Cayley (1821-1895), discorso (1883) in Ian Stewart, Concept of modern mathematics, Dover 19952, p. 1.
 

«Non c'è probabilmente nessun'altra scienza che presenti un aspetto così differente per i suoi cultori e chi non la coltiva quanto la matematica. Per questi ultimi è antica, venerabile e completa; un corpus di ragionamenti asciutti, irrefutabili, senza ambiguità. Per il matematico, d'altro canto, la scienza è ancora nella piena fioritura della sua vigorosa giovinezza.»

 
  --C.H. Chapman (1892), in Ian Stewart, Concept of modern mathematics, Dover 19952, p. 299.
 

«La questione dell'infinito ha portato la matematica sull'orlo dell'incertezza.»

 
  --Joseph Warren Dauben (1944-), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 261.
 

«Il motto che adotterei contro un percorso studiato per fermare il progresso delle scoperte sarebbe "ricordatevi di √(-1)"»

 
  --Augustus De Morgan (1806-1871), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 167.
 

«Dall'età dell'antica Grecia fino al XIX secolo inoltrato, matematici e filosofi - per non dire della miriade di dilettanti appassionati - hanno pensato che la quadratura del cerchio fosse un problema difficile, ma non impossibile. Molti, in effetti, hanno supposto che i matematici avessero manifestato una specifica patologia. I sintomi principali di questa malattia, chiamata morbus cyclometricus, sono l'offuscamento della vista, l'insonnia, numerose punzecchiature (causate dallo scivolamento del compasso) e, naturalmente, cerchi sotto gli occhi. Non è nota alcuna cura.»

 
  --Alexander Keewatin Dewdney (1941-), La quadratura del cerchio, Apogeo 2005, trad. Folco Claudi e Gianbruno Guerrerio, p. 123.
 

«La principale attività della ricerca matematica è la caccia a nuovi teoremi.»

 
  --Alexander Keewatin Dewdney (1941-), La quadratura del cerchio, Apogeo 2005, trad. Folco Claudi e Gianbruno Guerrerio, p. 145.
 

«Se mai sentiste il bisogno di esagerare in un'affermazione, potreste sempre dire: "La spesa pubblica cresce più velocemente della funzione di Ackermann".»

 
  --Alexander Keewatin Dewdney (1941-), La quadratura del cerchio, Apogeo 2005, trad. Folco Claudi e Gianbruno Guerrerio, p. 189.
 

«Per il mero interesse umano, non puoi battere i quiz televisivi per investigare la matematica delle decisioni.»

 
  --Rob Eastaway e Jeremy Wyndham, How Long is a Piece of String, Robson Books 2002, p. 43.
 

«Perché una malattia diventi un'epidemia, il fattore di diffusione deve essere maggiore di 1. Se il fattore può essere mantenuto sotto di 1 - cioè se si può essere certi che ogni portatore in media contagi meno di un'altra persona durante il periodo in cui è infetto - allora l'epidemia si estinguerà. Questo rende probabilmente "1" il singolo numero piu importante nella storia dell'epidemiologia.»

 
  --Rob Eastaway e Jeremy Wyndham, How Long is a Piece of String, Robson Books 2002, p. 96.
 

«La matematica delle equazioni differenziali è sicuramente non banale, e c'è un forte rischio che un'ulteriore discussione sull'argomento porti rapidamente a una serie di occhi vitrei.»

 
  --Rob Eastaway e Jeremy Wyndham, How Long is a Piece of String, Robson Books 2002, p. 101.
 

«La distanza di Mahalanobis si basa sui principi che sono appena stati discussi, ma viene calcolata utilizzando un insieme di vettori e matrici così intimidatorio che confonderebbe solamente le cose se lo mostrassimo qua.»

 
  --Rob Eastaway e Jeremy Wyndham, How Long is a Piece of String, Robson Books 2002, p. 119.
 

Secondo la nostra esperienza fino a oggi, abbiamo il diritto di essere convinti che la Natura è la realizzazione di tutto ciò che si può immaginare di più matematicamente semplice. Sono persuaso che la costruzione puramente matematica ci permette di scoprire questi concetti che ci danno la chiave per comprendere i fenomeni naturali e i principi che li legano fra loro. I concetti matematici utilizzabili possono essere suggeriti dall'esperienza, ma mai esserne dedotti in nessun caso. L'esperienza resta naturalmente l'unico criterio per utilizzare una costruzione matematica per la fisica; ma è nella matematica che si trova il principio veramente creatore.

 
  --Albert Einstein (1879-1955), Come io vedo il mondo, Newton Compton 1988.
 

Il matematico sbircia dietro le spalle di Dio per trasmettere la bellezza della Sua creazione al resto delle Sue creature.

 
  --Paul Erdös (1913-1996)
 

[i numeri come la radice quadrata di meno uno] «non sono né nulla, né qualcosa meno di nulla, il che li rende necessariamente immaginari, o impossibili.»

 
  --Leonhard Euler (1707-1783), in E.Kasner e J.R.Newman, Mathematics and the Imagination, p. 92.
 

«La vera ciambella tradizionale ha la topologia di una sfera. È questione di gusti considerarla con le superfici interna ed esterna separata. Quello che è importante è che lo spazio interno deve essere riempito con della buona marmellata di lamponi. Anche questa è una questione di gusti.»

 
  --Peter B. Fellgett, in Ian Stewart, Concept of modern mathematics, Dover 19952, p. 174.
 

«In pratica, [la cuoca Ernestina] manteneva costante la loro attenzione in veste di consulenti della qualità del fritto misto, giocando con la combinazione del matematico Celestino Sbrogliacci applicata al servizio in tavola: ogni nuova portata successiva alle prime due doveva consistere in un numero di pezzi che era la somma dei due numeri che la precedevano.»

«Per semplificare ai poco avvezzi alle combinazioni numeriche: una bistecchina di tacchino più un amaretto più due cavolfiori, più tre costolettine d'agnello, più cinque costolettine di vitello, più otto pezzi di cervella, più tredici funghi, più ventuno pezzi di salsiccia...»

 
  --Bruno Gambarotta (1937-), Il codice Gianduiotto, 2006, p. 143.
 

«Oltre ai poligoni usuali, ce n'è una collezione di altri che sono costruibili geometricamente, ad esempio il 17-gono. Questa scoperta è propriamente un semplice corollario di una scoperta più generale non ancora del tutto completata, che verrà presentata al pubblico non appena terminata.»

 
  --Karl Friedrich Gauss (1777-1855), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 164.
 

Il problema di distinguere i numeri primi dai numeri composti e di risolvere questi ultimi nei loro fattori primi è noto per essere uno dei più importanti e utili nell'aritmetica [...] La dignità della scienza stessa sembra richiedere che ogni strada possibile sia esplorata per la soluzione di un problema così elegante e così celebrato.

 
  --Karl Friedrich Gauss (1777-1855), in Peter Schumer, Mathematical Journey, Wiley 2004, p. 127.
 

«Quale uso possono avere queste soluzioni impossibili [i numeri immaginari]? Io rispondo: triplice - per la certezza della regola generale, per la loro utilità, e perché non ci sono altre soluzioni a certe equazioni.»

 
  --Albert Girard (1595-1632), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 27 (1629).
 

«La parte più importante di una qualunque vita che valga qualcosa è la soluzione di problemi.»

 
  --Paul R. Halmos (1916-2006), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 178.
 

«L'algebrista si lamenta dell'imperfezione, quando il suo linguaggio gli presenta un'anomalia; quando trova un'eccezione che disturba la semplicità della sua notazione, o la struttura simmetrica della sua sintassi; quando una formula deve essere scritta con precauzione, e un simbolismo non è universale.»

 
  --Sir William Rowan Hamilton (1805-1865), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 167.
 

«La matematica promette certezza - ma si direbbe al prezzo della passione.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 1.
 

«Certamente zero e i numeri negativi hanno tutti i segni dell'artificio umano: destrezza, ambiguità, understatement.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 13.
 

«Il segreto di tutta l'invenzione matematica è guardare da un angolo inusuale.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 30.
 

«Gli scienziati dopo morti tendono a diventare nomi di parti della luna o dei pianeti; i matematici invece server di posta elettronica.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 45.
 

«Le lingue si confusero mentre la torre di Babele cresceva - forse perché la base nella varietà del linguaggio comune era troppo ampia. La torre della matematica è invertita, ampliandosi verso l'alto e l'esterno a partire da pochi assiomi. Essi unificano una diversità sempre più grande.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 56.
 

«La matematica è l'unico grattacielo del pensiero che si solleva sopra la mera opinione per esprimere certezza.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 85.
 

«La matematica sembra sempre insegnarci due cose: non c'è limite all'ingegnosità della mente umana, e ci sono ancora meno limiti all'intransigenza del mondo.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 135.
 

«Il piano proiettivo, dopo tutto, non è un tipo di spazio. È una struttura, un insieme di relazioni che se vogliamo possiamo incorporare nello spazio – ma non è più nativo dello spazio che un'anima che trasmigra verso il corpo di una particolare creatura.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 210.
 

«Non solo la matematica è più strana di quanto immaginiamo; ma è anche più strana di quanto possiamo immaginare.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 221.
 

«Se lo spazio è stato creato per nutrire l'immaginazione dei geometri, il contare è stato creato per nutrire quella di Cantor.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 241.
 

«Quando un matematico sta guardando un libro, non sta facendo matematica; quando sta guardando il soffitto, sì.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 271.
 

«Uno dei trucchi del mestiere della matematica è aggiungere zero a un'espressione nel formato conveniente di quello-che-vogliamo più il suo opposto.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 301.
 

«La lunga frontiera della matematica si estende come l'impero Romano, attraverso un ignoto senza forma. La Foresta Teutonica potrebbe essere giusto dietro l'orizzonte.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 302.
 

«Una frase come "Vediamo subito che..." è fin troppo ben nota tra i matematici, come le sue compagne in infamia "È ovvio che..." ed "Ora, chiaramente, ..."; vogliono dire che il lettore si deve aspettare ore o giorni di fatica da spaccarsi la testa per illuminare l'oscurità - e scoprire magari alla fine che chi le ha scritte non si ricorda nemmeno più perché fosse ovvio.»

 
  --Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 314.
 

«Il matematico è ancora considerato come l'eremita che conosce ben poco di com'è la vita al di fuori della sua cella, che spende il suo tempo componendo teorie incredibili e incomprensibili in un gergo strano, mugugnato e inintelligibile.»

 
  --E. Kasner e J.R. Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 20012, p. xiii.
 

«La scienza, e in particolare la matematica, pur sembrando meno pratica e meno reale delle notizie delle ultime trasmissioni radiofoniche si direbbe che stia costruendo l'unico edificio permanente e stabile in un tempo in cui tutti gli altri o stanno crollando o vengono fatti a pezzi.»

 
  --E. Kasner e J.R. Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 20012, p. xiii.
 

«Una caratteristica peculiare della matematica è che non usa tutti quei nomi lunghi e difficili delle altre scienze. Anzi, è più conservatrice delle altre scienze, visto che si avvinghia tenacemente ai vecchi termini.»

 
  --E. Kasner e J.R. Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 20012, p. 4.
 

«Purtroppo, non appena la gente parla di numeri enormi, sembra impazzire. Sembra che abbiano l'impressione che visto che zero equivale a nulla, essi possano aggiungere un numero a piacere di zeri a un numero senza alcuna conseguenza pratica.»

 
  --E. Kasner e J.R. Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 20012, p. 21.
 

[sul Googolplex] «Qualcuno potrebbe non credere che un numero così grande possa davvero avere una qualunque applicazione; ma chi pensa così non può certo essere un matematico.»

 
  --E. Kasner e J.R. Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 20012, p. 23.
 

«Troppo spesso il rigore matematico serve solo a portare un altro tipo di rigore - il rigor mortis della creatività matematica.»

 
  --E. Kasner e J.R. Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 20012, p. 70.
 

«La matematica si rafforza quando si imbatte nelle assurdità.»

 
  --E. Kasner e J.R. Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 20012, p. 91.
 

«Il matematico è il sarto per l'alta borghesia della scienza. Crea i vestiti, e chiunque ci stia dentro può indossarli. Detto in altro modo, il matematico fa le regole del gioco; chiunque può giocarci, finché rispetta le regole. Non ha senso nel lamentarsi in seguito che il gioco non ha dato profitti.»

 
  --E. Kasner e J.R. Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 20012, p. 115.
 

«Probabilità è un mero eufemismo per ignoranza.»

 
  --E. Kasner e J.R. Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 20012, p. 226.
 

«È l'integrale definito che gli ingegneri strutturali devono ringraziare per il Golden Gate, perché il ponte si basa su di esso più ancora che su cemento e acciaio.»

 
  --E. Kasner e J.R. Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 20012, p. 340.
 

«Le curve trattate dall'analisi matematica sono normali e in salute: non posseggono alcuna idiosincrasia. Ma i matematici non sarebbero felici se avessero solo configurazioni semplici e robuste. Oltre ad esse, la loro curiosità si estende a pazienti patologici, ciascuno dei quali ha una sua propria storia diversa da tutti gli altri; queste sono le curve patologiche della matematica.»

 
  --E. Kasner e J.R. Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 20012, p. 343.
 

«Nella matematica abbiamo un linguaggio universale, valido, utile, comprensibile in ogni luogo e tempo.»

 
  --E. Kasner e J.R. Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 20012, p. 358.
 

«Nel loro prosaico arrancare, matematica e logica spesso sorpassano la loro avanguardia e mostrano che il mondo della pura ragione è spesso più strano di quello della pura fantasia»

 
  --E. Kasner e J.R. Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 20012, p. 362.
 

«La geometria ha due grandi tesori: uno è il teorema di Pitagora; l'altro, la divisione di un segmento secondo la proporzione armonica. Possiamo comparare il primo a una quantità d'oro, e il secondo a un gioiello prezioso.»

 
  --Johannes Kepler (1571-1630), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 138.
 

La geometria proiettiva: un dominio senza limiti di innumerevoli campi dove reali e immaginari, finiti e infiniti, entrano in piena parità, dove lo spirito si diletta nell'equilibrio artistico e nella simmetrica reciprocità di una sorta di contrappunto concettuale e logico - un reame incantato dove il pensiero si sdoppia e scorre ovunque in flussi paralleli.

 
  --Cassius Jackson Keyser (1862-1947), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 213 (1908).
 

«Chiunque comprenda la materia sarà d'accordo che persino le basi su cui la spiegazione scientifica della natura si basa sono comprensibili solo a coloro che hanno appreso almeno gli elementi fondamentali del calcolo differenziale e integrale.»

 
  --Felix Klein (1849-1925), in E.Kasner e J.R.Newman, Mathematics and the Imagination, p. 299.
 

«Un istante di assopimento e i vecchi errori sono propagati, e altri nuovi sono introdotti.»

 
  --Francesco Maurolico (1494-1575), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 308.
 

«Io direi questo: i matematici sono come uomini che costruiscono case. Non è soltanto piacevole vivere nelle case, esse consentono ai loro inquilini di fare molte cose che un abitante delle caverne non potrebbe mai realizzare. I matematici sono come uomini che costruiscono, sebbene non possano essere certi che un terremoto non distruggerà i loro edifici. Se un terremoto dovesse distruggere il loro lavoro, nuove costruzioni saranno edificate, e possibilmente più resistenti. Ma gli uomini non decideranno mai di smettere di costruire case, anche perché nemmeno vivere nelle caverne può dare una garanzia di assoluta salvaguardia dagli effetti di un terremoto. I matematici mi sembrano essere nella stessa situazione. La matematica non è soltanto un piacere in se stessa, ma è utile in molteplici importanti applicazioni. I suoi diversi edifici non sono al sicuro dal terremoto della contraddizione. Ma gli uomini non cesseranno per questo di migliorarli e di innalzarne di nuovi.»

 
  --Karl Menger (1902-1985), "The New Logic", Philosophy of Science, Vol. 4 (1937), p. 299-336.
 

«Tutti gli eventi umani si basano sulle probabilità, e la stessa cosa vale ovunque.»

 
  --Charles Sanders Peirce (1839-1914), in E.Kasner e J.R.Newman, Mathematics and the Imagination, p. 256.
 

«A volte la logica crea mostri.»

 
  --Jules Henri Poincaré (1854-1912), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 96.
 

«"La géométrie est l'art de bien raisonner sur des figures mal faites." — la geometria è l'arte di ragionare correttamente sopra figure mal disegnate.»

 
  --Jules Henri Poincaré (1854-1912), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 124.
 

«"La logistique n'est plus stérile : elle engendre la contradiction." — "La logica non è più sterile: ha generato la contraddizione." »

 
  --Jules Henri Poincaré (1854-1912), in E.Kasner e J.R.Newman, Mathematics and the Imagination, p. 63.
 

«In matematica c'è un vivo senso di realizzazione e finalità che deriva da un risultato provato in maniera pulita, che è praticamente unico tra le iniziative intellettuali.»

 
  --Peter Schumer, Mathematical Journey, Wiley 2004, p. ix.
 

«Gli strumenti del mestiere del matematico sono carta e penna: come conseguenza, nessun matematico se li porta con sé, e devono sempre farsi prestare una penna e scrivere su un tovagliolo.»

 
  --Ian Stewart (1945-), Another Fine Math You've Got Me Into, Dover 2003, p. 250.
 

«Per vedere perché la matematica è divertente, bisogna trovare la prospettiva giusta. Dovete smettere di essere intimiditida simboli e gergo, e concentrarvi sulle idee; dovete pensare alla matematica come un amico, non un nemico. Non dico che la matematica sia sempre un divertimento gioioso; ma dovreste essere in grado di godervela, a qualunque livello operiate.»

 
  --Ian Stewart (1945-), Game, Set and Math, Penguin 1991, p. vii.
 

«Con una passeggiata casuale su una griglia quadrata, si ha ancora probabilità 1 di ritornare al punto di partenza; ma in tre dimensioni la probabilità è circa 0.35. Un ubriaco perso in un deserto raggiungerà prima o poi l'oasi; ma un astronauta inebriato ha più o meno una possibilità su tre di tornare a casa. Forse avrebbero dovuto farlo presente a E.T.»

 
  --Ian Stewart (1945-), Game, Set and Math, Penguin 1991, p. 17.
 

«Molte persone hanno trovato la poesia in una bottiglia di vino. Non molta matematica, però: hai bisogno di mantenere la testa sgombra.»

 
  --Ian Stewart (1945-), Game, Set and Math, Penguin 1991, p. 103.
 

«Lo scopo della "matematica moderna" è di incoraggiare la comprensione della matematica, piuttosto che la cieca manipolazione di simboli. Il vero matematico non è un giocoliere con i numeri, ma un giocoliere con i concetti.»

 
  --Ian Stewart (1945-), Concept of modern mathematics, Dover 19952, p. vii.
 

«La matematica non è una materia facile - nessuna materia che valga qualcosa lo è - ma è una materia gratificante. È una parte della nostra cultura, e nessuna persona può dirsi davvero istruita senza avere un'idea di cosa sia e cosa faccia. È soprattutto una materia umana, con i suoi trionfi e disastri, frustrazioni e intuizioni.»

 
  --Ian Stewart (1945-), Concept of modern mathematics, Dover 19952, p. vii.
 

«La forza della matematica sta precisamente nella combinazione di intuizione e rigore. Genialità controllata, logica ispirata.»

 
  --Ian Stewart (1945-), Concept of modern mathematics, Dover 19952, p. 4.
 

«A un qualunque livello della matematica, la personale definizione di "logicamente rigoroso" tende a ridursi a "mi convince", anche se naturalmente nel caso di un logico matematico è una convinzione bella lunga!»

 
  --Ian Stewart (1945-), Concept of modern mathematics, Dover 19952, p. 9.
 

«In matematica è troppo facile concentrarsi troppo su un problema specifico. Se i nostri metodi non sono abbastanza validi per maneggiare il problema, prima a poi ci ferma stridendo, confusi e sconfitti. Spesso la chiave per un ulteriore progresso è di fare un passo indietro, dimenticarsi del problema speciale, e vedere se si può notare qualche caratteristica generale dell'area circostante che ci possa essere utile.»

 
  --Ian Stewart (1945-), Concept of modern mathematics, Dover 19952, p. 159.
 

«Facendo divorziare la matematica dalle sue applicazioni, si può sviluppare la matematica senza alcuno scrupolo logico: in seguito, può essere testata sperimentalmente per vedere se si adatta ai fatti.»

 
  --Ian Stewart (1945-), Concept of modern mathematics, Dover 19952, p. 245.
 

«La matematica è un tutto armonico: tranne che l'armonia è incompleta, perché ci sono sempre buchi nella nostra conoscenza e cenni vagamente compresi di nuove correlazioni.»

 
  --Ian Stewart (1945-), Concept of modern mathematics, Dover 19952, p. 269.
 

«Gauss chiamò la matematica la regina delle scienze. Io preferisco pensarla come un imperatore. E anche se si potrà prima o poi scoprire che l'imperatore è nudo, sarà comunque vestito meglio dei suoi cortigiani.»

 
  --Ian Stewart (1945-), Concept of modern mathematics, Dover 19952, p. 298.
 

«Brindley, l'ingegnere, una volta disse che i fiumi erano stati creati per rifornire i canali navigabili; io sono quasi tentato di dire che lo spazio è stato creato per rifornire l'invenzione matematica.»

 
  --James Joseph Sylvester (1814-1897), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 210.
 

«Che favoloso metodo per risparmiare fatica! Per me, "134 diviso 29" significava un lavoraccio tedioso, mentre 134/29 era un oggetto senza lavoro implicito. Andai eccitato da mio padre a spiegare la mia grande scoperta; lui mi disse che naturalmente era così, che a/b e a:b sono semplicemente dei sinonimi. Per lui era semplicemente una piccola variazione di notazione.»

 
  --William Paul Thurston (1946-), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p. 174.
 

«’Multitudo non est aliud quam aggregatio unitatum’ - un insieme non è altro che un aggregato di unità distinte.»

 
  --san Tommaso d'Aquino (1225-1274), Sententia Metaphysicae, lib. 10 l. 4 n. 12.
 

«L'aritmetica è essere capaci a contare fino a venti senza togliersi le scarpe.»

 
  --Topolino.
 

«Cantor cominciò a scrivere, senza un attimo di tregua, gli articoli che lo avrebbero reso famoso. Si sedeva a lavorare fino al tramonto, ispirato da una voce che - ne era sicuro - non era solo sua. Come gli antichi scribi, tracciava l'incommensurabile sui fogli con la stessa convinzione e la stessa fede con la quale recitava le sue preghiere mattutine. Grazie alla sua nuova teoria degl insiemi, ispirata dalle idee di Dedekind, Cantor era adesso in grado di iniziare il suo avvicinamento all'illimitato. Dopo avere sommato e sottratto insiemi, dopo averli trattati come astrazioni indipendenti dalla realtà e averli adeguati all'analisi aritmetica tradizionale, dopo averli sbattuti da ogni parte e avere insufflato loro la vita come se fossero sue creature, Cantor si trovò in un vicolo cieco: era una specie di malattia o di sconvolgimento che avrebbe potuto condurlo alla follia. Questa anomalia, questo sintomo di pazzia inscritto nella matematica, si rivelò quando si rese conto che l'infinito poteva essere misurato.»

 
  --Jorge Volpi, In cerca di Klingsor, 2000, trad. Bruno Alpaia, p. 131
 

«Avevo l'impressione che stessimo seguendo un copione predeterminato, ma questo non eliminava l'incanto che mi procurava il parlare di matematica con una donna nuda.»

 
  --Jorge Volpi, In cerca di Klingsor, 2000, trad. Bruno Alpaia, p. 141
 

«[rispondendo a Thomas Hobbes, che si lamentava di una pagina "così coperta da croste di simboli che non ho avuto la pazienza di esaminare se è bene o male dimostrata"] Non sarebbe legale per me scrivere Simboli, fino a quando voi non li possiate comprendere? Signore, essi non sono stati scritti perché li legga lei, ma per quelli che sono in grado di farlo.»

 
  --John Wallis (1616-1703), in Robert ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, OUP 2003, p.85 (1656).