Avete il diritto di rinfacciarmi che mi sono sbagliato. A fine ottobre avevo pronosticato che la NA sarebbe morta, e invece c'è appena stata un'assemblea molto vivace. Dunque?
Il mea culpa lo recito senza problemi, ma penso sia interessante vedere cosa è successo in questi mesi, e azzardare alcune ipotesi per il futuro... senza però scommetterci nemmeno un eurocent!

Il Tavolo dei Dominii
L'assemblea del Comitato dei Contributori passò abbastanza tranquilla: il contratto dei maintainer con la Registration Authority sarebbe comunque scaduto a fine 2002, e non fu probabilmente ritenuto opportuno fare modifiche in corso d'opera.
ll 2002 si aprì invece con una notizia bomba: il Ministro delle Comunicazioni aveva istituito un Tavolo dei Dominii che avrebbe raccolto le parti interessate, e tra di loro c'erano la RA - e fino a qui nulla di strano - ma anche la NA! Molti videro in questo invito il segno che finalmente si era riusciti ad avere un riconoscimento almeno pratico, e gioirono alla notizia.
Che le cose non andassero così bene, lo si sarebbe però potuto capire subito: a questo Tavolo erano stati invitati Presidente e Vicepresidente NA, ma non il Direttore del CE, come ci si sarebbe potuto immaginare.

Tutto tace...
Col passare delle settimane, la situazione diventò sempre meno chiara: da un lato ci fu una seconda riunione al Tavolo dei Dominii, con entusiasti commenti da parte della presidenza NA e promesse di immediata realizzazione della nuova Bozza per la Futura NA; dall'altra il silenzio assordante del CE, che non si riunì più, nonostante le pratiche di ordinaria amministrazione e il compito loro dato di preparare un nuovo statuto per la NA.
No: una riunione si tenne, a dire il vero. L'unico punto all'ordine del giorno cosnsistette nell'approvare la modifica della destinazione d'uso del nome gov.it, da "riservato" ad "assegnabile al Governo italiano"; il tutto come da gentile richiesta fatta appena qualche giorno prima. Nulla di male, intendiamoci. Magari sarebbe stato bello sapere esattamente se gov.it sarà un doppione di governo.it semplicemente col nome più moderno, o come sperabile avrà uno scopo più ampio, raccogliendo i ministeri. Ma non possiamo pretendere troppo così di colpo. Né potevamo pretendere che si discutesse anche dell'assegnazine di org.it, che pure era stata chiesta ufficialmente non appena fu resa nota la riunione per .gov.it. Non c'era in effetti tutta quella urgenza.

Assemblea o non assemblea?
A questo punto, due scadenze si approssimavano: la definizione ufficiale della bozza di cui sopra, e l'assemblea annuale NA. Per la seconda, la data era chiara: il 16 marzo sarebbe trascorso un anno dalla precedente. Per la prima, il Presidente continuava a spergiurare che oramai era questione di giorni, e che non aveva senso indire l'assemblea prima che la bozza fosse resa pubblica. Niente anticipazioni, però: non si poteva.
Parecchie persone rimasero scettiche sull'effettiva rapidità di questi tempi tecnici: ma nessuno è realmente formalista, quindi si accettò senza problemi di slittare la data di una decina di giorni. Si giunse però a Pasqua - vabbé, nel 2002 è stata alta - e passò tutto aprile senza nessuna notizia. Le proteste iniziarono a crescere di intensità: non ci si fidava più delle assicurazioni date, e anche l'ostinata segretezza dava adito a brutti pensieri Si pensò anche di vedere se sarebbe stato possibile autoconvocare un'assemblea!
Finalmente fu chiaro che non si poteva stimare quando sarebbe giunto il momento fatidico, e l'assemblea fu convocata per il 20 maggio. La località era quella dell'anno scorso, Roma, e la cosa non stupì poi molto; la sede invece, per mancanza di sale CNR disponibili, fu quella della Confcommercio.
La lista ITA-PE, dopo essersi accalorata su come definire e combattere lo spam - tema ricorrente, ma di non facile soluzione. Prima o poi renderò più visibili i miei appunti - riprese a discutere sulle presunte ingerenze governative, e su che fare all'assemblea. A onor del vero, qualche giorno prima dell'assemblea furono finalmente rese pubbliche le linee guida della famigerata bozza, dopo controllo incrociato degli appunti: ah, la mancanza di segretarie per fare i verbali!
Onestamente, se due incontri di cui uno ristretto avevano portato a quei risultati, non si capiva tutta questa segretezza: tutti i principii sembravano essere quelli che erano già stati dati come mandato al CE quattordici mesi prima. Diciamo che, forse a torto, eravamo diventati tutti inutilmente sospettosi.

La data fatidica
Il giorno dell'assemblea eravamo parecchi presenti di persona, e molti altri in delega, con il gentlemen's agreement di non più di cinque deleghe a testa fondamentalmente rispettato. Rispetto alle passate assemblee, ci fu una gradita sorpresa: per la prima volta, un rappresentante del ministero, Gianluca Petrillo, era presente in veste ufficiale per tenere una relazione.
Purtroppo la relazione non è stata quanto ci si poteva sperare. Nonostante le belle parole sulla non necessità di dare autorità al futuro contenitore, perché tanto ci siamo già guadagnati sul campo autorevolezza, alla fine la struttura che sembrava uscire fuori dai discorsi di Petrillo rendeva praticamente inutile l'assemblea. Infatti non solo la nuova associazione, o fondazione, avrebbe avuto un Consiglio di Amministrazione di preponderanza governativa - il che di per sé potrebbe anche essere una buona cosa - ma anche il nuovo Comitato Tecnico sarebbe per metà di nomina governativa. Nemmeno il ruolo esatto del Registro sembrava essere chiaro, anche se forse non era questa la sede giusta.
La discussione nel pomeriggio fu molto vivace, anche se spesso tendente verso l'assemblea studentesca; le mozioni per definire quali mozioni votare ricordavano tanto certi Kollettivi studenteschi... Ma una cosa era chiara. L'assemblea di ITA-PE voleva contare di più, e soprattutto voleva chiaramente una maggiore trasparenza nelle azioni, a differenza di quanto capitato in questi ultimi mesi.
Restava da capire chi avrebbe dovuto gestire questa fase di transizione, che almeno per qualche mese dovrà sicuramente esserci. Una mozione di Stefano Trumpy per congelare le elezioni è stata respinta, e si è così passati al voto, con due candidati per la presidenza e due per il posto di vice. L'indecisione dell'assemblea su quale sia la migliore soluzione è stata confermata dai voti: Claudio Allocchio è stato rieletto presidente, ma con meno del 60% dei voti, contro il 40% di VIttorio Bertola. Addirittura il vicepresidente uscente. Gianbattista Frontera, non è stato rieletto: nuovamente per un pugno di voti in più, gli è stato preferito il vostro affezionato articolista. Votare il nuovo Comitato Esecutivo è stato più facile, essendoci nove candidati per otto posti: ai "veterani" Fogliani, Bini, Mazzucchi e al "rientro" Gabriella Paolini si sono aggiunte quattro "new entry".

E ora?
La situazione attuale, ad essere sinceri, dà più di un motivo di preoccupazione. Non solo l'assemblea è risultata spaccata, ma non sembra nemmeno possibile riuscire a trovare una posizione unica, che permetta di presentare una controproposta per dare uno status giuridico stabile alla NA. Anche il neoeletto CE non è forse rappresentativo della composizione dell'assemblea, e si può solo sperare che i veterani riescano ad assicurare una continuità.
L'altro punto grave che continua a rimanere sul tappeto è il rapporto tra chi fa le norme e chi opera il registro. Temo che una radicalizzazione della NA porti solamente ad avere dei problemi, soprattutto considerando che fino ad oggi i membri della NA non hanno nessuna responsabilità di quello che propongono, mentre tutte le patate bolleneti vanno alla RA. Anche in questo caso la soluzione non è semplice: bisognerebbe fare un esame di coscienza, e vedere un po' più in là del proprio naso. Ci riusciremo? Se sì, forse la Naming Authority potrà davvero continuare a vivere, anche se magari sotto altro nome.

25 maggio 2002